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Dopo l’offensiva Usa sui dazi ora Pechino teme per il «Made in China 2025»

di Rita Fatiguso

(Ansa/Ap)

3' di lettura

La caterva di dazi Made in Usa rischia di colpire e affondare la strategia di sviluppo economico più cara al Governo di Pechino: Made in China 2025. Lanciata in pompa magna tre anni fa, nei piani delle autorità cinesi deve rispondere a due obiettivi precisi: attirare investimenti, purché di qualità, necessari a migliorare il contenuto tecnologico in settori vitali della produzione made in China. Pechino vive una vera e propria ossessione per l’innovazione e vorrebbe imprimere a questi processi una velocità innaturale, legata ai bisogni attuali del Paese. Perché politicamente Made in China 2025, pur tra mille polemiche e perplessità, è la risposta cinese alle accuse rivolte dall’Occidente al Paese e cioè quella di inchiodare i partner stranieri nella trappola di joint venture finalizzate e subordinate, in certi casi, al trasferimento obbligato di tecnologie.

L’imposizione di dazi in settori nevralgici della catena produttiva o in settori strategici ad alta tecnologia (si veda la scheda a fianco) rischia di bloccare questo circuito virtuoso: perché mai un’azienda straniera dovrebbe conferire energie e competenze in un settore penalizzato in Cina da nuovi e più pesanti dazi e soprattutto perché mai dovrebbe farlo, a questo punto, un’azienda americana?

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Rischia quindi di innescarsi un pesante effetto collaterale, anche per le interazioni positive triangolari che Made in China 2025 potrebbe innescare in maniera del tutto naturale.

LE PRIME DIECI CATEGORIE DI PRODOTTI IMPORTATI DALLA CINA

In % delle import Usa totale di quella categoria (Fonte: Oxford Economics)

LE PRIME DIECI CATEGORIE DI PRODOTTI IMPORTATI DALLA CINA

Ieri, ad esempio, Kuka - sì, proprio la fabbrica tedesca di mini robot per uso domestico acquisita tra mille polemiche dalla cinese Midea - ha siglato un accordo con l’italiana Natuzzi. Jason Furniture di Hangzhou, società del gruppo Kuka quotata a Shanghai conferirà la licenza di marchio esclusiva e tutte le attività di vendita e distribuzione dei marchi Natuzzi Italia e Natuzzi editions in Cina a una joint venture formata attraverso l’ingresso del gruppo Kuka in Natuzzi Shanghai Trading. Ovviamente, il closing dell’operazione, guidato per Natuzzi da Baker&Mackenzie, è in corso. Ma per Natuzzi lo sbarco di Kuka in Cina si è rivelata un’opportunità di rilancio sul suolo cinese.

Difficile, come rivela questo esempio, bloccare le lancette su un certo tipo di operazioni sul mercato cinese; così Made in China 2025 che è, e resta, attualmente, il principale strumento cinese per attirare investimenti stranieri, in attesa di un decollo reale, rischia invece di rimanere azzoppato non dalle perplessità delle aziende europee o americane, ma dai dazi di Donald Trump che andranno a colpire, come ha sottolineato lo stesso presidente, lavorazioni ad alto valore aggiunto che rappresentano il core della strategia di Pechino.

Non ci sarebbero, al momento, negoziati nemmeno informali in corso per far esprimere al massimo le potenzialità di Made in China 2025, piuttosto, se le cose dovessero volgere al peggio, sarebbe necessario ridiscutere, a monte, la validità del piano stesso e l’apertura cinese nei confronti dell’industria internazionale.

LE RICADUTE DI UNA GUERRA COMMERCIALE CON CINA E COREA*

Variazioni sulla crescita, in punti percentuali. (*) Lo scenario è quello di una guerra commerciale totale, con gli Stati Uniti che impongono dazi del 25% su tutte le importazioni dalla Cina e del 10% su quelle provenienti
da Corea del Sud e Taiwan, i tre Paesi colpiti reagiscono con misure analoghe e gli Stati Uniti abbandonano il Nafta. (Fonte: Oxford Economics)

LE RICADUTE DI UNA GUERRA COMMERCIALE CON CINA E COREA*

Tedeschi e britannici, tra gli europei, sono quelli più esposti sul versante Made in China 2025, perchè si sono mossi in anticipo cercando di utilizzare il piano per attutire le perplessità delle aziende, specie quelle che in Made in China 2025 vedevano una sorta di cavallo di Troia dei cinesi per acquisire competenze e migliorare la propria produzione a scapito dei partner stranieri.

Nel frattempo, resta intatta l’importanza dei filoni di intervento previsti da Made in China 2025, che conservano tutta la loro identità: si va dall’intelligenza artificiale alle turbine (e in Italia, con l’operazione Ansaldo energia - Shanghai Electric ne sappiamo qualcosa), dalle tecniche agricole più avanzate alla ricerca nello spazio e nell’aviazione.La Cina continuerà a cercare ovunque ciò di cui ha bisogno.

Quanto la piega negativa, ormai evidente, presa dai rapporti Usa-Cina possa essere ferale per il futuro della collaborazione tra le due superpotenze (e con pesanti ricadute anche nei rapporti con l’Europa, Made in Cina 2025 è rivolta al mondo intero) è evidente.

Il 19esimo Congresso del partito comunista dello scorso ottobre, il discorso dei premier Li Keqiang alla Plenaria del Parlamento, la posizione del segretario Xi Jinping, vanno tutte in una direzione opposta rispetto a quella di Donald Trump.

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