DATI EUROSTAT

Da migranti a europei, il 20% dei nuovi cittadini Ue passa dall’Italia

di Alberto Magnani

4' di lettura

È l'Italia il paese Ue ad aver rilasciato più cittadinanze nel 2016: oltre 201.500, l'equivalente del 20% su quasi un milione (994.800) di documenti accordati due anni fa in tutta Europa. La Penisola “batte” Spagna (150.900 nuove cittadinanze, il 15% del totale) e Regno Unito (149.372, sempre al 15%), naturalizzando soprattutto persone in arrivo da Albania (il 18,3% di tutti i connazionali confluiti nella Ue), Marocco (17,5%) e Romania (6,4%).

Il dato, evidenziato dall'agenzia di statistica Eurostat, rappresenta un incremento del 13% rispetto al 2015, leggermente sotto al +18% messo a segno dal resto dell'Unione europea. Nonostante il primato in valori assoluti, il nostro paese è comunque“solo” quarto per tasso di naturalizzazione, l'indicatore che misura il totale di persone che ottengono la cittadinanza rispetto al totale di stranieri registrati a inizio anno: la media italiana è del 4,1% (ovvero 4 naturalizzati ogni 100 cittadini in arrivo dall'estero), contro il 9,7% della Croazia, il 7,9% della Svezia, il 6,5% del Portogallo, il 4,2% di Romania e Grecia.

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Da dove arrivano e chi sono i nuovi italiani
Quanti sono, e da dove arrivano i nuovi italiani? Il bacino principale è quello che Eurostat classifica genericamente come «Africa settentrionale», con 45.313 cittadini naturalizzati nel 2016. A seguire Albania (36.920), Marocco (35.212 ) e, per limitarsi ai singoli stati, Romania (12.967) e India (9.527 ). Nel confronto con i partner Ue, l'Italia ha acquisito il 54,9% dei cittadini in arrivo dal Bangladesh, il 54,7% degli albanesi, il 44,9% dei senegalesi, il 43,6% di romeni e il 34,8% dei marocchini. Al di là del passaporto d'origine, i numeri di Eurostat forniscono alcuni dettagli in più sull'identità di chi ha scelto il nostro paese in via definitiva (o quasi). L'età media è giovane, considerando che quasi 116mila dei 201.500 neo-italiani viaggia sotto ai 34 anni di età (il 57%), mentre il rapporto fra sessi si risolve con una distribuzione quasi al 50%: 98.328 le donne e 103.263 gli uomini. È probabile che il picco del 2016 sia il frutto di cittadinanze maturate da italiani di prima e soprattutto seconda generazione, viste le anagrafe (uno dei blocchi più corposi di nuovi cittadini è quello nella fascia 5-10 anni) e il calo, simmetrico, di nuovi arrivi. Nel 2016 si sono registrati 150mila «nuovi italiani» in più rispetto ai poco meno di 60mila nel 2009, mentre gli ingressi sono sono diminuiti in un periodo simile dai 527mila del 2007 ai 301mila del 2016 (-43%).

L'identikit del neo cittadino Ue? Giovane e…già europeo
Quando si parla di «nuovi cittadini Ue», Eurostat intende le cittadinanze rilasciate da un certo paese dell'Unione. Il risultato è che il principale bacino di “migranti” si rivela essere proprio l'Europa, terra d'origine del 32,5% dei nuovi naturalizzati. Seguono l'Africa (29,6%), l'Asia (20,6%), l'America (15,2%) e, con una percentuale minima, l'Oceania (0,5%). Il peso specifico maggiore è comunque quello dei paesi extra-europei, a partire dal Marocco (oltre 101mila), seguito da Albania (67.500), India (41.700) e Pakistan (32.300). Nel complesso dei nuovi cittadini, la donne superano di poco gli uomini (52% contro 48%), mentre l'età “mediana” di chi ha trasferito la propria residenza scende a 31 anni. Il 40% dei neocittadini Ue ha meno di 25 anni e un ulteriore 40% va dai 25 ai 44 anni, mentre la quota degli over 55 si riduce ad appena il 7%. Quanto ai giovanissimi, nella fascia dagli zero ai 14 anni, il record di nuove acquisizioni va a Estonia (il 58% del totale), Svezia (35%) e Francia (32%).

Come si diventa connazionali
Ad oggi uno straniero può acquisire la cittadinanza italiana in maniera automatica o su richiesta. Nel primo caso, la cittadinanza automatica viene accordata per adozione da genitori italiani, ius sanguinis (quando si nasce da almeno un genitore italiano), ius soli (quando si nasce sul territorio italiano in stato di abbandono, da « genitori ignoti o apolidi» o senza aver ereditato una cittadinanza ). Nel secondo caso, la cittadinanza su richiesta scatta per residenza e matrimonio. Per residenza quando si vive legalmente in Italia da almeno 10 anni, si è apolidi o rifugiati legalmente da almeno cinque, comunitari e residenti legalmente da almeno quattro, oppure quando si ha «prestato servizio, anche all'estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano».

Non solo. Lo stesso diritto è previsto per i maggiorenni adottati da un cittadino italiano e residenti nella Penisola da almeno cinque anni dopo l’adozione, i figli o nipoti di cittadini italiani per nascita e residenti in Italia da almeno tre anni e, infine, i nati residenti in Italia da almeno tre anni. Più ridotta la casistica per i matrimoni. Dopo le nozze con una cittadina o un cittadino italiano, la persona diventa nostro connazionale quando risiede legalmente in Italia da almeno 12 mesi (in presenza di figli nati o adottati) o dopo 24 mesi di “sola” residenza con il coniuge. Quando si vola all'estero, bisogna aspettare 18 mesi in presenza di figli nati o adottati da coniugi o 36 mesi dalla data del matrimonio.



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