lA CRISI DEI MIGRANTI

La Francia vota una legge più dura sugli immigrati

di Riccardo Sorrentino

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2' di lettura

Il primo passo è stato fatto. Ora viene il difficile. La nuova, più dura, legge francese sugli immigrati ha superato l’esame dell’Assemblée Nationale: 228 voti a favore, 139 contro, 24 astenuti. Soprattutto, un solo “frondista”: Jean-Michel Clément è stato l’unico deputato della maggioranza a votare contro il provvedimento, ed è uscito da La République en Marche (Lrm), il movimento fondato dal presidente Emmanuel Macron.

La tenuta della maggioranza

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È un risultato notevole: il provvedimento aveva suscitato molte critiche anche all’interno della Lrm, e si temeva un maggior numero di defezioni (peraltro piuttosto infrequenti, in questa fase politica). Quattordici deputati - tra cui Sonia Krimi, la deputata franco-tunisina che è stata protagonista delle discussioni sull’immigrazione - si sono comunque astenuti, alla fine di un dibattito aspro durato 60 ore, sfruttando la regola del partito (adottata per l’occasione): «Astensione peccato veniale; voto contro, peccato mortale». Molto critiche le opposizioni di sinistra - La France Insoumise e i comunisti - e, per ragioni ovviamente diverse, quelle di destra: il Front National e i Républicaines che si sono un po’ schiacciati sulle posizioni del movimento di Marine Le Pen.

Procedure più rapide per l’asilo
La legge è destinata in effetti a scontentare molti. Rende più rapida tutta la procedura per la concessione del diritto d’asilo (presentazione della domanda, esame, ricorso), garantendo quindi un tempo minore per le ricerche, non sempre facili, delle prove: entro sei mesi - come in Germania, sottolinea spesso Macron - bisogna arrivare a una decisione. È stato però ampliato l’elenco dei paesi considerati “non sicuri”, comprendendo quelli che trattano l’omosessualità come reato. Sono state anche rese più morbide le regole su apolidi e vittime di mutilazioni sessuali, mentre è stato facilitato il ricongiungimento familiare per i minori rifugiati.

Prolungate le detenzioni amministrative
Molto contestato il prolungamento a 90 giorni, da 45, della durata massima delle detenzioni amministrative (ma il ministro degli Interni Gérard Collomb chiedeva 135 giorni), quelle che permettono di rendere efficaci le espulsioni. Soprattutto non è stata esclusa, malgrado pressioni derivanti dalla stessa maggioranza, quella per famiglie con minori. Il governo ha però promesso di tornare sulla questione con una legge successiva.

Regole più precise sui delitti di solidarietà

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Sono state inoltre ampliate le deroghe ai “delitti di solidarietà”, che hanno riempito le cronache nelle ultime settimane: saranno escluse tutte le forme di assistenza «giuridica, linguistica o sociale», e tutte le prestazioni riguardanti «vitto, alloggio e cure mediche» se «destinate ad assicurare condizioni di vita degna e decente agli stranieri».

Il nodo del Senato
Ora il testo passerà al Senato, dove la maggioranza potrebbe incontrare maggiori difficoltà: la Lrm - di recente formazione - conta soltanto 24 senatori, che sono votati da grandi elettori in gran parte espressione delle autonomie locali. La Costituzione offre al presidente la possibilità di superare una impasse generata dal voto divergente delle due camere, ma la procedura non è né rapida né politicamente indolore.

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