l’iniziativa di macron per un «nuovo accordo»

Perché è difficile cambiare l'accordo sul nucleare iraniano

di Roberto Bongiorni

Macron fa l'anti Trump e trionfa al Congresso Usa

3' di lettura

Tra sorrisi, strette di mano e pacche sulla spalla, sembrerebbe che per il presidente americano Donald Trump, e in misura diversa anche per quello francese, Emmanuel Macron, una modifica sostanziale all’accordo sul dossier nucleare iraniano sia un’operazione fattibile. Al di là delle intenzioni, vi sono due domande a cui non è stata finora data una risposta: che cosa intendete modificare esattamente? E come farete per persuadere Russia e Cina, oltreché l’Iran, ad accettarle?

La verità è che modificare in modo più stringente il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) è un’operazione molto più complessa di quanto i due capi di Stato vogliano far sembrare. Non è escluso, dunque, che si arrivi al 12 di maggio con un nulla di fatto. È questo, infatti, il termine entro cui Trump è deciso a ripristinare le sanzioni contro l’Iran – sancendo di fatto lo stralcio dell’accordo - se non verranno soddisfatte le sue richieste (clausole molto più severe ed estensive).

Loading...

Era l’estate del 2015 quando il presidente Barack Obama annunciò al mondo l’accordo, concordato tra il gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Francia e Regno Unito) e l’Iran. Il Jpcoa rispondeva soprattutto ad un obiettivo: evitare che l’Iran si dotasse di un arsenale nucleare. Per sviluppare una bomba atomica occorre disporre di uranio arricchito a una gradazione molto elevata. Ecco perché una delle imposizioni più importanti riguardava proprio la fase dell’arricchimento. In Iran vi sono due impianti deputati a quest’attività: Natanz e Fordo. Il Jpcoa prevede che il numero complessivo delle centrifughe sia limitato a non più di 5.060, peraltro del tipo più vecchio e meno efficiente, per almeno 10 anni. Sempre il Jpcoa prescrive che le scorte di uranio siano ridotte del 98% a 300kg. E che il livello di arricchimento del minerale non superi il 3,67 per cento. L’accordo prescrive inoltre che le attività di ricerca e di sviluppo avvengano solo a Natanz. Nessun processo di arricchimento sarà invece permesso per almeno 15 anni nel sito di Fordo.

La questione più controversa, che ha messo in guardia Trump è un’altra: l’Iran ha davvero mantenuto gli impegni o sta portando avanti clandestinamente attività proibite? A sentire gli ispettori dell’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica (Aiea) le autorità di Teheran hanno finora aderito al Jpcoa, riducendo drasticamente le centrifughe e smaltendo gli stock. L’Unione europea non ha quindi mai smesso di ricordare al presidente americano l’adesione di Teheran al Jpcoa.

Trump, tuttavia, la vede diversamente. Per lui l’Iran resta una minaccia non solo per la stabilità del Medio Oriente ma anche per gli Stati Uniti. In molte occasioni ha ribadito come l’accordo, se non nella forma, è stato violato nel suo spirito. Trump vorrebbe controlli più rigorosi e severi da parte del team dell’Aiea. Non solo negli impianti contemplati dal Jpcoa ma anche in altri siti sospetti in cui potrebbero svolgersi attività proibite. Un’altra richiesta sarebbe l’eliminazione di ogni termine temporale trascorso il quale l’Iran possa riprendere il suo programma.

Altro punto di discordia è l’insistenza di Trump ad accorpare il dossier balistico iraniano a quello nucleare. Da tempo Teheran conduce test missilistici che hanno allertato i Paesi occidentali, spingendoli a comminare sanzioni. Bruxelles, tuttavia, è determinata a mantenere i due dossier separati. Con le modifiche volute da Trump, in caso di violazioni inerenti al programma balistico, Teheran, che peraltro ha sempre definito legittimi i suoi test missilistici, violerebbe anche il dossier nucleare e quindi scatterebbero le sanzioni. Altro punto complesso è il tentativo di limitare con ogni mezzo l’espansione iraniana in Medio Oriente. E forse includere – non è chiaro in che modo – questo punto all’interno del dossier. Una richiesta davvero difficile da esaudire.

Macron sembra disposto a convincere i partner europei a far scattare nuove sanzioni contro il programma balistico iraniano. E forse anche a cercare di concordare delle misure capaci di arginare l’espansione militare iraniana in Siria. Per ora si tratta solo di ipotesi. C’è ancora molto da fare. Senza trascurare un ostacolo non irrilevante. Per cambiare i termini del Jpcoa occorre innanzitutto il consenso di Russia e Cina, oltreché dell’Iran. Parigi e Washington non possono farlo da soli.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti