VERTICE A WASHINGTON

Usa e Cina trattano un’intesa da 200 miliardi per evitare la guerra dei dazi

di Marco Valsania

(AP)

3' di lettura

Tra Stati Uniti e Cina è in discussione un mega-accordo commerciale per scacciare lo spettro di una devastante guerra economica tra le grandi potenze: Pechino sarebbe pronta ad offrire un drammatico aumento degli acquisti annuali di «made in Usa», fino a 200 miliardi di dollari. In cambio del ritiro, da parte dell’amministrazione Trump, di dazi e restrizioni su investimenti e export tecnologico scattati o minacciati contro il Paese asiatico.

Le difficoltà (tecniche) del piano
Il grande compromesso in preparazione, rivelato dal New York Times, è stato però accolto da forti polemiche che ne hanno messo messo in dubbio fattibilità e efficacia. Una simile cifra di nuovo export statunitense ridurrebbe certo significativamente il deficit commerciale americano nei confronti della Cina, che ha raggiunto i 372,5 miliardi l’anno e che Trump si è impegnato fin dalla sua campagna elettorale a tagliare drasticamente. Ma numerosi esperti affermano che una promessa da 200 miliardi di Pechino - sotto forma di acquisti di beni agricoli quali semi di soia, di gas naturale, di semiconduttori e di altro ancora - potrebbe rivelarsi almeno in parte, probabilmente in buona parte, vuota. Mantenerla in pratica è ben diverso dall’effettuarla, incalzano i critici: anche solo sfornare sufficienti esportazioni destinate alla Cina sarebbe estremamente problematico per imprese americane che operano in un’economia già vicina ai massimi della capacità produttiva.

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I dubbi degli analisti
«Sono cifre del tutto irrealistiche», ha commentato Chad Brown del Peterson Institute interpellato dal Times. Brown ha calcolato che, anche qualora Pechino cessasse di comprare altri prodotti dall’estero, i nuovi beni statunitensi in arrivo ammonterebbero a non più di 50 miliardi proprio a causa dei limiti citati. Donald Trump, allo stesso tempo, per far decollare il deal dovrebbe accettare la richiesta di Pechino di rinunciare a una sua altrettanto sentita e più volte enunciata priorità politica: quella di punire la Cina per violazioni di proprietà intellettuale, per furti e trasferimenti forzati di tecnologia imposti alle aziende Occidentali nello sforzo strategico di diventare un nuovo leader assoluto nell’hi-tech in grado di sfidare ad armi pari gli Stati Uniti. La Casa Bianca, in risposta a questa aggressiva avanzata, nei mesi scorsi ha messo in cantiere dazi punitivi su ben 150 miliardi di dollari di import dalla Cina. Il Congresso sta inoltre facendo avanzare, proprio in questi giorni, una nuova legge che rafforza le authority di controllo sugli investimenti stranieri negli Stati Uniti, in particolare quelli cinesi.

Il nodo Corea del Nord
La partita commerciale con la Cina ha tuttavia anche un’altra, pesante posta in gioco che potrebbe giocare a favore di un compromesso: il successo del summit di denuclearizzazione con la Corea del Nord. Trump stesso e' parso suggerire ieri che l'indurimento dei toni di Pyongyang avvenuto nei giorni scorsi potrebbe essere in realta' il risultato di una mossa di Pechino, che in questo modo vuole far sentire la propria influenza geopolitica per strappare migliori termini negoziali con Washington. «Potrebbe aver influenzato Kim Jong-un, per varie ragioni incluso il commercio», ha detto Trump riferendosi al Presidente cinese Xi Jinping. Kim era reduce da colloqui con Xi quando ha messo in forse il vertice con Trump a Singapore il 12 giugno.

Nuovo round di colloqui
A mettere d’urgenza in agenda il mega-accordo commerciale è stato l’arrivo di una delegazione cinese ad alto livello a Washington martedì per un round di colloqui dedicati a cercare di superare lo scontro bilaterale sull’interscambio. Trump ha già segnalato un significativo ammorbidimento nei confronti del colosso delle telecomunicazioni cinese Zte: era stato messo al bando per violazione di sanzioni e ragioni di sicurezza nazionale, ma il Tesoro americano sta ora lavorando ad una sua riabilitazione. In un terso comunicato sulle trattative in corso la Casa Bianca si è limitata a far sapere nella notte che «la delegazione degli Stati Uniti ha presentato il chiaro obiettivo del Presidente di arrivare a una relazione commerciale equa con la Cina. Le parti continueranno a discutere oggi».

In un segnale distensivo, la Cina ha deciso oggi di fermare le indagini antidumping e sui sussidi all'import di sorgo Usa, un cereale alla base di popolari liquori come il “moutai”, per motivi di “pubblico interesse”: lo comunica il ministero del Commercio, a un mese dall'ordine agli importatori di versare i depositi a copertura del possibile rialzo dei dazi al 178,6%, nel mezzo delle tensioni bilaterali.

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