la dottrina pompeo

Il vero obiettivo degli Usa: un cambio di regime a Teheran

di Roberto Bongiorni

Il capo della diplomazia Usa Mike Pompeo ha minacciato contro l’Iran «le sanzioni più dure della storia»

2' di lettura

Le condizioni poste all’Iran dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo, somigliano più a una provocazione che a realistiche richieste volte a modificare un accordo internazionale.

Per come sono state predisposte, appaiono inaccettabili per l'Iran. Ma risultano “indigeste” anche per gli alleati europei. Anziché cercare di riscrivere un accordo considerato “non favorevole” con uno più restrittivo, sembra che il discorso di Pompeo punti a un nuovo obiettivo: un cambio di regime in Iran.

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Anche perché le 12 condizioni americane hanno poco a che fare con il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) , l’accordo da cui gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente . Le modifiche inerenti il Jcpoa, tra cui l’accesso completo e incondizionato a tutti i siti del Paese (che l’Iran potrebbe considerare un’interferenza alla sua sovranità) avrebbero potuto essere una piattaforma di partenza. Ma il problema è che, ancora una volta, la Casa Bianca vuole accorpare il dossier nucleare con altri dossier che, per quanto motivo preoccupazione anche per i Paesi europei, nulla hanno a che fare con il Jpcoa. Primo fra tutti il pericoloso programma balistico di Teheran. Ma anche la richiesta all'Iran di ritirare tutte le sue forze militari dalla Siria, o quella di interrompere il sostegno ai ribelli sciiti Houti in Yemen (nemici di Riad) e al Movimento sciita libanese Hezbollah (nemico di Israele), il cui rafforzamento alle elezioni politiche del 6 maggio è stato una libera scelta degli elettori libanesi. La richiesta di cessare il sostegno ad al-Qaeda sembra poi irrealistica. Perché sono proprio i movimenti sciiti iraniani in guerra con i gruppi estremisti della galassia sunnita, al-Qaeda ed Isis sopra tutti.

Con questo discorso Pompeo sembra confermare la scelta di campo americana in Medio Oriente: difendere gli interessi di Israele e Arabia Saudita e isolare l’Iran. Il solco diplomatico scavato da Trump con gli alleati d'oltre Oceano si approfondisce. Sembra che agli occhi di Washington i Paesi europei siano considerati alla stregua di Stati vassalli che si devono piegare senza discutere alla volontà di un leader se non vogliono incorrere in durissime sanzioni. E non i firmatari di un accordo collegiale.

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