La crescita e la ricerca scientifica

Diliberto: il successo cinese nasce dalle università

di Riccardo Barlaam

(Agf)

3' di lettura

«Il successo della Cina nasce dalla ricerca scientifica. Una ricerca, non dimentichiamolo, che è tutta pubblica. E checché se ne dica nei paesi come l’Italia una grande ricerca la può proporre solo lo Stato. I privati che la fanno sono encomiabili. Ma non possono bastare». Oliviero Diliberto, ex politico e giurista, già ministro di Grazia e Giustizia nei due governi D’Alema, già segretario nazionale del Partito dei comunisti italiani dopo Armando Cossutta e fino al 2013, dismessi i panni del politico è tornato a insegnare a tempo pieno Diritto romano alla Sapienza di Roma («non ho mai abbandonato in realtà ma adesso, certo, dedico tutto il mio tempo all'attività accademica»). Ed è uno degli studiosi italiani più vicini agli ambienti accademici cinesi. Grazie a una storia che parte da lontano, e che ha portato i cinesi a decidere di creare il primo Codice Civile, che sarà pronto nel 2020, ispirandosi al Diritto romano.

Una storia che parte da lontano
«Alla fine degli anni Ottanta - dice Diliberto - ancora prima delle proteste di Piazza Tienanmen, il primo studioso a intuire la necessità di regole giuridiche per la Cina è stato un mio collega, il professor Sandro Schipani. Schipani intuì prima di tutti una cosa che a posteriori può sembrare ovvia, ma che non lo era affatto allora: e cioè che una volta che la Cina si era aperta al mercato aveva bisogno di norme per regolarlo quel mercato, norme che prima non c'erano». Schipani iniziò a far tradurre in cinese i testi di Diritto privato romano. Testi tradizionali che dal latino venivano tradotti in mandarino. «Questa prima versione – racconta l’ex ministro - ha consentito l’accesso al gruppo dirigente cinese a testi che altrimenti non avrebbero conosciuto».

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Decisione inaspettata
A metà anni Novanta arriva la decisione inaspettata: in Cina la codificazione delle regole legate ai contratti, alla proprietà privata, ai testamenti sarebbe avvenuta non utilizzando il modello britannico della Common Law «che non ha il Codice civile, ma è fondato sui precedenti delle Corti», ma i giuristi e i legislatori cinesi scelsero allora di ispirarsi al modello romanistico della Civil Law, che prevede appunto la creazione di un Codice Civile. «Era un’enormità, una decisione importantissima per l'Italia e per gli studiosi italiani», ricorda Diliberto. «Schipani ha il merito storico di aver portato il Diritto romano in Cina. Io da ministro della Giustizia nel 1999 durante una visita ufficiale posi le basi per una collaborazione scientifica ai massimi livelli».

La tradizione romanistica per i giuristi cinesi
Da allora i cinesi hanno cominciato a produrre le loro leggi sulle varie materie che necessitavano di regolamentazione ispirandosi alla tradizione romanistica. «Via via in questi anni hanno prodotto tante leggi, fino a quando non hanno deciso di ordinare tutta la normativa privatistica in un vero Codice civile, il primo Codice civile cinese che dovrebbe essere pronto nel 2020. Ed è stato supportato da una intensissima attività di ricerca scientifica e di collaborazione tra Italia e Cina». Nella sua seconda vita da accademico Diliberto, oltreché a Roma, due volte l’anno («in autunno e in primavera») si trasferisce in Cina per insegnare. L’ex ministro in Cina insegna alla Zhongnan University of Economics and Law, a Wuhan «la più grande città universitaria della Cina con un milione di studenti. Una delle sei migliori università del paese».

Ricercatori cinesi alla Sapienza
Alla Sapienza continua a insegnare Diritto romano ed è direttore della Scuola di specializzazione in Diritto romano. «Quando sono in Cina insegno ai giovani cinesi. E pubblico regolarmente articoli sulle riviste scientifiche cinesi dove cerco di analizzare i punti più interessanti delle loro norme, alla luce del punto di vista italiano e continentale». I cinesi amano l'Italia e anche la sua tradizione scientifica. «Noi dovremmo essere orgogliosi del fatto che alla Facoltà di Giurisprudenza di Wuhan c'è un corso di Lingua italiana e anche un corso di Latino giuridico. Mentre nei nostri atenei scimmiottiamo il diritto inglese e lo introduciamo nei nostri corsi, nelle università cinesi studiano l’italiano».

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