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La Cina ospita «l’altro G8»: prove di cooperazione tra Pechino e Mosca

di Antonella Scott

(EPA)

3' di lettura

L’“altro” vertice è in programma nel weekend a Qingdao, sul Mar Giallo, ed è un G-8: gli otto Paesi della Shanghai Cooperation Organization (Sco) che però, tra Paesi membri, osservatori e ospiti speciali (Iran e Turchia), estende sempre più il proprio raggio d’azione sul continente eurasiatico. Tra loro scambi culturali, economici, in ambito sicurezza. È su questo tipo di formati che la Russia, “invitata” a sorpresa da Donald Trump a rientrare nel G-7 che l’aveva esclusa dopo la crisi ucraina, dice di volersi concentrare. «In una situazione internazionale in divenire, sia sul piano politico che economico - ha chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov - aumentano sensibilmente il significato e l’attualità di formati, come per esempio il G-20, in cui la Russia prende parte attiva».

Lo scorso anno India e Pakistan si sono aggiunti al gruppo originario della Sco, composto da Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, sotto la direzione di Russia e Cina. Soci di maggioranza che si sono già incontrati venerdì, alla vigilia, a Pechino, dove il presidente russo è stato accolto con la Medaglia dell’amicizia: in uno scenario scosso dalle iniziative di Donald Trump, sul piano commerciale e diplomatico, il legame tra Vladimir Putin e Xi Jinping sembra destinato a rafforzarsi, con i due presidenti spinti l’uno verso l’altro malgrado l’eterna diffidenza russo-cinese. Che potrebbe essere ora superata dalla convenienza reciproca.

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Il convitato di pietra, il leader nordcoreano Kim Jong-un, sarà talmente al centro dell’attenzione da rischiare di materializzarsi davvero in carne e ossa tra Pechino e Qingdao, secondo voci non confermate. Il vertice tra lui e Trump a Singapore si avvicina, e in parallelo si intensificano i contatti tra le autorità russe e cinesi e Pyongyang: Mosca e Pechino, i vicini di Kim, non vogliono farsi sfuggire di mano gli equilibri nell’area, ora che Trump parla di denuclearizzazione della penisola coreana. E magari, domani, di riunificazione sotto l’ala militare americana.

I “comuni interessi” di Russia e Cina, a cui si è aggiunta la determinazione a mantenere in vita l’accordo sul programma nucleare di un Iran estremamente vicino a entrambi sul fronte commerciale, questa volta potrebbero alimentare più che in passato la determinazione a cooperare in progetti energetici, industriali, nei trasporti. Mosca è messa sempre più sotto pressione dalle sanzioni americane, e cerca in Cina un mercato alternativo (nella delegazione al seguito di Putin c’è Oleg Deripaska, il “re dell’acciaio” russo bersagliato dalle sanzioni del Tesoro Usa) e nuove fonti di finanziamento. A Pechino, anticipava il quotidiano finanziario Vedomosti citando governative russe, Putin e Xi dovrebbero approvare le basi tecnico-economiche di un futuro accordo quadro commerciale. Analogo al TPP, la partnership transpacifica di cui la Cina non fa parte. Secondo la fonte di Vedomosti, i gruppi di lavoro che prepareranno gli elementi concreti dell'accordo hanno di fronte un impegno di più di due anni.

La Russia, spiega Vedomosti, deve attirare più investimenti cinesi possibile, creando per loro condizioni favorevoli. Per il momento il confronto con i Paesi dell’Unione Europea non è sostenibile: se la Ue garantisce il 50% circa di tutti gli investimenti stranieri in Russia, secondo dati della Banca centrale russa la Cina ne copre meno dell’1 per cento. La sfida più grande sarà avvicinare le priorità: se ai cinesi interessa soprattutto essere presenti nel settore energetico russo, Mosca li vorrebbe veder investire nell’industria manifatturiera e nelle tecnologie. In cambio, la Cina chiederà garanzie per i propri investimenti e apertura sul fronte degli scambi. Ma anche qui il lavoro dei tecnici, alle prese con barriere di vario tipo, non sarà semplice: la liberalizzazione - auspicata dai russi per quelle sanzioni che rendono però cauti i cinesi - non sembra dietro l’angolo.

Per cominciare, però, Putin e Xi hanno presieduto alla firma di diversi accordi , tra cui la costituzione di un fondo congiunto del valore di un miliardo di dollari e accordi quadro tra Rosatom, l’agenzia atomica russa, e la Società energetica nazionale cinese per la costruzione di quattro reattori nucleari in Cina. I due leader si sono ripromessi di continuare ad approfondire la collaborazione sullo scenario internazionale. Nel nome della medaglia offerta a Putin, che Xi ha chiamato «il mio migliore amico» e che per ringraziare ha definito l’onoreficenza «un’indicazione dell’attenzione e del rispetto speciale su cui sono basati i nostri interessi reciproci».

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In miliardi di euro ( * fino a ottobre - Fonti: Vedomosti; Eurostat)

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