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Trump fa i conti con la grana dei figli degli immigrati: conservatori divisi

di Marco Valsania

Migranti: tutti contro Trump, ma Melania in realtà sta con lui

3' di lettura

L’immigrazione, anzi le campagne anti-immigrati, sono state una delle carte vincenti della sua campagna elettorale nel 2016. Di più, da allora forse sono rimaste il solo vero collante ideologico della sua presidenza. Ma adesso, per questo provato cavallo di battaglia di Donald Trump, potrebbe arrivare un imprevisto test: al centro delle polemiche è finita la sua dura politica di separare bambini e minorenni dai loro genitori, i primi in campi di raccolta e i secondi in prigione in attesa di processo e espulsione. La pratica di spaccare le famiglie che arrivano al confine statunitense da clandestini è sotto attacco.
Non sono da parte di liberal e progressisti, ma anche di una parte della base conservatrice del presidente, gli evangelici, oltre che di nuovi e vecchi leader del partito repubblicano. Trump prova a rispondere passando all’offensiva, attribuendo la responsabilità delle separazioni familiari a «fallimentari» politiche democratiche del passato e alla resistenza odierna a indurire le leggi e costruire mura ai confini. Ha anche attaccato gratuitamente l’Unione Europa e soprattutto la Germania, denunciando un (falso) aumento generale del crimine per colpa di invasioni di immigrati. L’attuale First Lady Melania, che raramente si esprime e rappresenterebbe il volto «soft» della sua presidenza, ha da parte sua difeso a metà la Casa Bianca, attribuendo colpe a tutti per l’incapacità di trovare un accordo sull’immigrazione e ha invitato a governare non solo con le leggi ma «con il cuore».

La fronda intanto cresce
Contro si sono mobilitati l’ex First Lady repubblicana Laura Bush, che ha condannato la politica delle separazioni valuta dall’amministrazione Trump come «crudele» e «immorale». Come anche l’ex presidente democratico Bill Clinton. Pastori battisti che pure avevano pregato durante cerimonie a fianco di Trump ancora di recente, oggi bocciano la sua scelta. Un deputato repubblicano d’una circoscrizione in Texas vicina al confine con il Messico, Will Hurd, dopo aver visitato una tendopoli provvisoria colma di bambini soli ha detto che questo non deve essere un problema democratico o repubblicano ma di come i minorenni debbano essere trattati.

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Le proposte di legge
Alla Camera due proposte di legge sponsorizzate dagli stessi repubblicani, una più radicale e una meno sulla sicurezza ai confini, cercano entrambe di affrontare sia il problema della legalizzazione dei clandestini arrivati da minorenni negli Usa che adesso la necessità di non separare le famiglie. Senza contare la proteste che si levano ormai all’unisono dal mondo della pediatria: medici e dirigenti delle associazioni di settore hanno denunciato i danni spesso irreversibili di trauma da separazione dai genitori per bambini a volte di uno o due anni di età.

Applicare le leggi «è cosa molto biblica»
La crisi già covava da tempo ed è precipitata nelle ultime settimane, con la stessa «contabilità» federale: duemila bambini piccoli strappati ai genitori in un mese e mezzo. Il segretario alla Giustizia Jeff Sessions, proponente di molte delle più dure posizioni anti-immigrati, nei giorni scorsi ha indicato di voler procedere a muso duro e citato persino ispirazioni bibliche nella sua crociata. Un passaggio in particolare, Lettera ai romani, capitolo 13, che pare prescrivere l’asservimento alle autorità perché di origine divina e che in passato è stato «saccheggiato» da simpatizzanti del nazismo, della schiavitù e dell’apartheid. «Applicare le leggi è cosa molto biblica», ha rincarato la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders. Sessions ieri ha continuato a difendere una politica di «tolleranza zero» sull’immigrazione, promettendo vie d’uscita solo se passeranno dal Congresso nuovi finanziamenti per il Muro con il Messico e nuove leggi più draconiane. Il più realista e pragmatico consigliere della Casa Bianca Stephen Miller, ex protetto di Steve Bannon, si è invece limitato a definire la politica sui bambini alla stregua di un deterrente.

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