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Draghi al forum Bce: dopo la fine del Qe l’aumento dei tassi sarà graduale, prudente e prevedibile

dalla nostra inviata Isabella Bufacchi

Draghi: addio al Qe ma sull'Italia «Niente drammi»

2' di lettura

SINTRA - La politica monetaria della Bce rimarrà “paziente, persistente e prudente” anche dopo la fine degli acquisti netti di attività finanziarie dell’Asset purchase programme; e le prossime mosse della Banca centrale dopo la fine del QE, come l’aumento dei tassi d’interesse e il termine del reinvestimento dei titoli rimborsati a scadenza, saranno “graduali”, trasparenti, e soprattutto “prevedibili” perché la forward guidance sarà rafforzata e continuerà a guidare il mercato.

Così il presidente della Bce Mario Draghi si è rivolto questa mattina alla prestigiosa platea di banchieri centrali ed economisti di fama mondiale riuniti a Sintra, nel suo discorso introduttivo al Forum Bce.

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Ben sapendo che ad ascoltarlo sono soprattutto i mercati finanziari, nel suo primo intervento pubblico dopo l’annuncio della fine del Qe della scorsa settimana deciso dal Consiglio direttivo a Riga, Draghi ha confermato il messaggio di una politica monetaria che resta ampiamente accomodante nonostante i progressi in direzione di un aggiustamento durevole dell’inflazione verso il target, e questo affinché l’inflazione continui stabilmente a convergere verso i livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. Draghi ha confermato che la Bce resterà “paziente”, in merito al prossimo primo rialzo dei tassi d’interesse. Il linguaggio in merito alla già famosa indicazione “through the summer” ovvero “tassi che si mantengono su livelli pari a quelli attuali almeno nell’orizzonte dell’estate 2019” non è cambiato.

La Banca centrale europea è consapevole che i mercati entreranno dal primo gennaio 2019 in una terra incognita, che è quella del mondo dopo la fine del Qe. Per questo la Bce non intende riservare sorprese, anche se dovesse rispondere a shock improvvisi riattivando uno strumento divenuto “normale” nella sua cassetta degli attrezzi, che è il Qe cioè gli acquisti netti di attività finanziarie che aumentano le dimensioni del suo bilancio.
La “minaccia dell’aumento del protezionismo su scala mondiale” riaffiorato con l’imposizione delle tariffe su alluminio e acciaio da parte degli Usa; il rialzo dei prezzi del petrolio provocato dai rischi geopolitici nel Medio Oriente; la possibilità di una “persistente e accresciuta volatilità” dei mercati finanziari: queste le tre fonti di incertezza riaffermate da Draghi, il quale ha sottolineato come questi fattori “innegabilmente” siano aumentati di recente e come gravino sulla crescita, che resta solida.

Pur se questi fattori di rischio al ribasso sono controbilanciati dalla politica espansiva negli Usa e, più nel medio termine, dalle politiche fiscali più espansive in diversi Paesi europei, la Bce monitora la situazione da vicino e resta vigile, pronta ad intervenire.
Proprio a questo riguardo, in un intervento a Sintra Lawrence Summers, professore di Hardard ed ex-ministro del Tesoro Usa, ha lanciato un ammonimento: le armi delle banche centrali appaiono spuntate nel caso dovessero intervenire al cospetto di una recessione o calo della crescita economica, perché non hanno grandi margini di manovra sul tradizionale strumento di ribasso dei tassi d'interesse (fino a 500 punti base nel caso di recessione).

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