alla vigilia del semestre di presidenza Ue

Migranti, la partita di Sebastian Kurz insidia Merkel e Macron

di Angela Manganaro

L’ungherese Viktor Orban e l’austriaco Sebastian Kurz a Budapest

2' di lettura

Angela Merkel ad Amman in Giordania insiste su una Germania che «deve rimanere un paese aperto» dove già un profugo su quattro lavora anche se certo i problemi esistono e l’immigrazione va gestita. Merkel rassicura il premier italiano Giuseppe Conte e così prepara al meglio il minivertice di domenica che serve alla cancelliera tedesca più che a chiunque altro. Nelle stesse ore il giovane primo ministro austriaco Sebastian Kurz a Budapest incontra il Gruppo di Visegrad, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia assenti al minivertice di Bruxelles perché nessuno di questi quattro governi ha intenzione di aiutare la Merkel in difficoltà.

Una Ue che lavora a un importante summit sui migranti, una Ue che lo boicotta. In mezzo Kurz, giovane primo ministro che gioca una partita tutta sua: non potrà mai avere grosso peso perché guida la piccola Austria ma in un certo senso fa la stessa operazione dell’ungherese Viktor Orban, sulla scena europea acquisisce sempre più forza e visibilità rispetto alla reale influenza del suo paese.

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Il trentaduenne Kurz è in ascesa nell’altra Ue, è la sponda occidentale dell’ungherese Orban e dà voce allo scontento della Csu bavarese (impressiona quanto lo citi la stampa tedesca). Kurz sembra tenere le fila in una mappa che si allarga. L’attacco all’Europa delle frontiere aperte e della libera circolazione, dell’accoglienza e dell’asilo, arriva ora da un’ Europa che va dalla Baviera a Budapest, da Vienna a Varsavia. Alla vigilia del semestre austriaco della presidenza Ue, però, Kurz si muove però con accortezza: flirta con Orban ma va al minivetice di domenica; parla di proteggere le frontiere Ue («Frontex va rafforzato») ma afferma che non c’è un’Europa con Stati di serie A e B né segue Orban sulle quote.

Piano Ue sui migranti, centri di sbarco in Nord Africa

Kurz chiude bene i primi sei mesi del suo governo: nell’ultimo sondaggio di Der Standard, uno dei maggiori giornali austriaci, il suo ÖVP ha il 34 per cento dei consensi e l'FPÖ di Heinz-Christian Strache è al 25%. Affronta quindi in tutta tranquillità la presidenza di turno della Ue; l’alleato Strache non lo impensierisce affatto, Kurz lo tiene a distanza in tutte le rilevazioni di consenso: in Austria non sta succedendo quello a cui si assiste in Italia e cioè che il più estremista ministro Salvini sta cannibalizzando il più moderato Di Maio.

La stampa austriaca mette anche in evidenza che martedì sera Kurz è stato ricevuto da Merkel a Berlino ed è quindi intervenuto a favore del ministro dell’Interno Horst Seehofer, nemico interno della Merkel sui migranti e ora critico sul piano di rafforzamento dell’Eurozona concordato da Macron e la cancelliera. A Berlino come a Budapest, Kurz ha insistito sul «rafforzamento della protezione delle frontiere esterne», in casa la sua strategia è, parole sue, «rendere l’Austria un paese meno attraente possibile per i migranti».

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