il confronto strategico

In Macedonia Russia e Nato si giocano la partita dell’influenza sui Balcani

di Vittorio Da Rold

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4' di lettura

La posta in gioco è la tradizionale influenza russa sui Balcani e per questo Mosca non ha esitato ad attaccare senza nessun riguardo un Paese tradizionalmente amico nell’Ue, la Grecia di Alexis Tsipras. Il tutto pur di evitare il passaggio dell'ex repubblica jugoslava di Macedonia nella sfera occidentale.

Possibile? Una coda di “Guerra fredda”? Non proprio a giudicare dalle cronache recenti ricche di colpi di scena degni di un thriller di Hollywood.

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Ma andiamo con ordine. La dura querelle diplomatica è scoppiata quando Atene ha annunciato l'espulsione di due diplomatici russi accusati di fomentare disordini al fine di far saltare l'accordo faticosamente raggiunto tra Atene e Skopje e che avrebbe spianato la strada della Macedonia del Nord nell’Ue e nella Nato.

La disputa sul nome della Macedonia si è inserita in un più ampio conflitto sulle zone di influenza in Europa, specialmente dopo il lungo e confuso tour in Europa del presidente Trump che ha ridato fiato alle aspettative di Mosca di essere considerata al pari di una potenza globale e non solo regionale dove l'aveva relegata l'accorta politica di Barack Obama.

Il Pentagono e Bruxelles sono molto preoccupati per i presunti tentativi del Cremlino di manipolare la politica occidentale e nonostante le dichiarazioni contraddittorie di Trump riguardo l'ingerenza russa nelle elezioni americane, per Washington resta fermo il principio di voler ampliare l'Alleanza Atlantica ad Est nonostante la ferma opposizione di Mosca di Vladimir Putin.

Macedonia, tensioni ad Atene. Ecco perché

Le tensioni tra Atene e Mosca si sono approfondite dopo che la Macedonia ha concordato in giugno di cambiare il suo nome in Macedonia del Nord in seguito ai negoziati con la Grecia e l'11 luglio Skopje è stata invitata ad aderire alla Nato, in attesa dell'approvazione finale dell'accordo che non è affatto scontato viste le numerose forze politiche che si oppongono.

Le strade tra Atene e Mosca si sono divaricate, segno che per il premier Tsipras la partita è fondamentale per ottenere l'appoggio americano al Fondo monetario internazionale sulla questione spinosa dell'alleggerimento del debito greco che viaggia al 180% del Pil dopo l'accordo siglato a giugno a Lussemburgo con l'eurogruppo che ha sancito la fine del terzo piano di aiuti ad Atene il 20 agosto e il ritorno alla indipendenza finanziaria greca.

Atene ha detto la scorsa settimana di aver comunicato a Mosca che avrebbe espulso due diplomatici e bloccato altri due cittadini russi dall'entrare nel Paese, a causa di “prove” che la Russia stava cercando di intromettersi nell'accordo con la Macedonia. La disputa si è acuita giovedì quando, secondo l'agenzia di stampa russa Tass, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, un diplomatico di lungo corso dai tempi dell'Urss, ha annullato un viaggio ad Atene previsto per settembre. La Tass ha detto che la visita era diventata «irrilevante».

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Mosca ha anche annunciato contromisure analoghe. La Grecia si era a lungo opposta all'accordo con la ex repubblica jugoslava di Macedonia, una piccola e marginale nazione balcanica, sulla base del fatto che il suo nome implicava ambizioni territoriali verso la regione greca del nord che porta la stessa definizione. Skopje era tornata nel 2015 sotto i riflettori dell'attenzione dell'opinione pubblica e dei media internazionali quando aveva chiuso a Idomeni il passaggio ferroviario per la cosiddetta via Balcanica dei migranti diretti in Germania e Svezia. Una mossa che era stata molto utile alla sopravvivenza politica della cancelliera tedesca Angela Merkel.

Mosca non ha fatto mistero della sua opposizione all'adesione della Macedonia di Skopje alla Nato durante i mesi di negoziazioni con la mediazione delle Nazioni Unite che hanno portato alla conclusione dell'accordo.

La Grecia e la Russia hanno da sempre tradizionalmente stretti legami e l'attuale governo greco di sinistra di Alexis Tsipras, nonostante il suo sostegno all'espansione della Nato, ha sempre sostenuto la necessità della fine delle sanzioni economiche a Mosca nelle disputa sulla annessione della Crimea. Il premier Tsipras a differenza di molte altre nazioni occidentali tra cui l'Italia, non ha espulso i diplomatici sulla scia dell'avvelenamento di un ex agente sovietico, Sergei V. Skripal in Gran Bretagna a marzo.

Ma l'accordo con la Macedonia è di fondamentale importanza per la Grecia. Mosca è molto irritata nonostante numerosi siano gli oligarchi russi che fanno tappa nelle isole greche e fanno affari in Grecia. Le autorità greche dovrebbero «comunicare con i loro partner russi e non cadere nelle provocazioni, nelle quali Atene è stata trascinata», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

«La Grecia è stata sottoposta a pressioni al più alto livello», ha detto pochi giorni dopo che il ministero degli esteri russo ha incolpato esplicitamente Washington per la «decisione anti-russa del governo greco». Insomma, per Mosca, Atene sarebbe sotto pressione da parte dell'Occidente, che fa la voce grossa anche perché è il principale creditore del piccolo Paese mediterraneo. Ancora una volta la questione del debito greco si intreccia con la collocazione geopolitica di Atene.

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