domani le elezioni

Voto in Svezia, l’ascesa della destra populista spiegata in 7 grafici

di Michele Pignatelli

Voto in Svezia, spaventa l’ultradestra in ascesa

5' di lettura

Le elezioni politiche che domenica chiameranno alle urne oltre sette milioni di svedesi non saranno forse il terremoto politico che qualcuno ipotizza. Segneranno però una nuova puntata nell’avanzata della destra populista in Europa, a pochi mesi dalla grande resa dei conti delle elezioni europee. Rendendo complessa, a Stoccolma, la formazione di un nuovo governo.

I sondaggi e l’avanzata dei Democratici svedesi

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La destra radicale è rappresentata qui dai Democratici svedesi e ha il volto di Jimmie Åkesson, il leader non ancora 40enne che ne ha preso la guida nel 2005, sfrondando il partito – con radici neonaziste – dagli elementi più estremisti e garantendogli nel 2010 l’ingresso in Parlamento (e nel 2014 quasi il 13%). Oggi la maggior parte dei sondaggi accredita Sverigedemokraterna (Sd) di percentuali tra il 18 e il 20%, alle spalle di un Partito socialdemocratico fortemente ridimensionato (attorno al 25%, ai suoi minimi storici) e davanti ai Moderati (17%). Ma Sd, cavalcando un tema anche qui caldissimo come la crisi migratoria, potrebbe fare anche meglio: l’ultimo sondaggio di YouGov, controverso per il campione utilizzato, gli assegna addirittura il primo posto con il 24,8% dei consensi.

I SONDAGGI

Intenzioni di voto, in % degli aventi diritto (Fonte: Demoskop)

I SONDAGGI

«Il problema è che i Democratici svedesi, come già nel 2014, sono sottorappresentati in alcuni sondaggi», spiega Ann-Cathrine Jungar, professore alla Södertörn University di Stoccolma e studiosa della destra radicale in Europa. In ogni caso - continua - «il panorama politico è cambiato. Non ci sono più solo due grandi partiti, i socialdemocratici e i conservatori, ce n’è un terzo che otterrà un po’ di più o di meno del 20%: e questo è un cambiamento drastico, che impatterà più di prima sulla formazione del governo».

Immigrazione e criminalità temi chiave della campagna elettorale
Il vero punto di forza di Åkesson e dei suoi è stato imporre l’agenda politica, o almeno i temi della campagna elettorale, dominata dal dibattito su immigrazione e criminalità, mentre è rimasto più sullo sfondo l’altro cavallo di battaglia di Sd: la possibile uscita di Stoccolma dalla Ue tramite referendum, già ribattezzata Svexit. A dargli una mano ha contribuito la cronaca, che ha visto negli ultimi mesi un’esplosione di episodi di violenza urbana: sparatorie, attacchi con granate, auto incendiate; in particolare nelle periferie ad alta concentrazione di immigrati dei centri più grossi, come Stoccolma, Malmö e soprattutto Göteborg, dove nella settimana di Ferragosto sono stati denunciati un centinaio di incendi di auto ad opera di gang di giovani mascherati.

L'ALLARME CRIMINALITA'

Numero di reati denunciati. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

L'ALLARME CRIMINALITA'

«Negli anni seguiti all’ingresso in Parlamento di Sd - nota ancora Ann-Cathrin Jungar - gli altri partiti erano riluttanti a parlare dell’immigrazione e di ciò che accadeva in alcuni quartieri, perché c’era una sorta di percezione che questo avrebbe avvantaggiato i Democratici svedesi. Una svolta è stata la crisi dei rifugiati del 2015 (anno in cui la Svezia ricevette quasi 163mila richieste di asilo, ndr). Da allora sono emerse posizioni critiche sull’integrazione anche nei partiti principali, il governo ha introdotto controlli alla frontiera e i permessi residenziali da permanenti sono diventati temporanei. In definitiva, gli altri partiti hanno cominciato a parlare degli stessi temi di Sd e questo, senza impedire la crescita elettorale dei Democratici svedesi, ne ha legittimato la posizione».

LA CRISI DEI RIFUGIATI

Numero di richiedenti asilo. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale dei statistica)

LA CRISI DEI RIFUGIATI

Welfare sotto stress: un modello in crisi?
Parte rilevante della strategia vincente di Sd è, poi, secondo Jungar «dipingere l'immagine di una società in dissoluzione, con i suoi valori e i suoi modelli», a cominciare dal tanto decantato sistema di Welfare, per effetto di un’immigrazione che diventa «unica spiegazione di tutti i problemi della Svezia». Un manifesto elettorale del 2010, targato Sd, raffigurava un’anziana che, mentre si dirigeva verso un'insegna che prospettava aumenti della pensione, veniva accerchiata da donne in niqab che spingevano passeggini.

IL FLUSSO DI IMMIGRATI

Ingressi annui. Dati in migliaia

IL FLUSSO DI IMMIGRATI

Il generoso ma dispendioso sistema di Welfare svedese vive in effetti una fase di difficoltà e tensioni, soprattutto in settori chiave come la scuola e la sanità, altri temi caldi del dibattito pre-elettorale. Sia il governo di centrosinistra che i Moderati, principale partito di opposizione, hanno pianificato per i prossimi quattro anni spese aggiuntive per 20 miliardi di corone (oltre 2 miliardi di euro) da destinare al Welfare, ma molti svedesi pensano che il sistema sia in crisi. Convinzione suffragata dalle lunghe liste di attesa in ambito sanitario o dalle cattive performance in ambito scolastico degli studenti svedesi nel confronto internazionale. Problemi che hanno anche molto a che fare con l’invecchiamento della popolazione o la mancanza di personale, ma vengono messi facilmente in relazione con l’immigrazione e i benefit concessi ai rifugiati.

Sono inoltre innegabili alcuni problemi di integrazione dell'ultima ondata di immigrati, come rivelano anche le statistiche sul lavoro, che mostrano un netto gap tra nativi svedesi e stranieri.

IL GAP OCCUPAZIONALE

Tasso di disoccupazione, in % della popolazione tra i 15 e i 74 anni (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

IL GAP OCCUPAZIONALE

Ma il sistema è davvero in crisi? «Non credo che si possa parlare di crisi - osserva ancora Ann-Cathrin Jungar -. Naturalmente il 2015 ha prodotto uno shock, il sistema è sottoposto a stress ma non si è sgretolato: questa è un'immagine che Sd vuole veicolare. La Svezia è un Paese di immigrazione, il nostro Welfare e le nostre industrie ne hanno storicamente beneficiato; naturalmente oggi ci sono questioni importanti relative a integrazione più rapida, accesso al mercato del lavoro, formazione linguistica, ma d'altro canto in alcuni centri più piccoli i rifugiati hanno anche contribuito alla sopravvivenza di scuole e negozi. Il quadro è dunque misto e più complesso. E lo stesso si può dire delle statistiche sul crimine: è più una questione culturale o sociale?»

Economia assente nella campagna elettorale

Grande assente nel dibattito politico è stato uno dei temi più tradizionali delle campagne, l’economia, che sembra godere, peraltro, di ottima salute. Il Paese è uscito meglio e più rapidamente di altri in Europa dalla crisi: il Pil registra da anni una crescita stabilmente sopra il 2%, i conti pubblici sono perfettamente in ordine, con il debito attorno al 40% del Pil; anche la disoccupazione scende.

CRESCITA SOSTENUTA

Var.% del Pil sul trimestre corrispondente dell'anno precedente (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

CRESCITA SOSTENUTA

Le uniche incertezze riguardano il surriscaldamento del settore immobiliare e le tensioni sulla corona, che in un anno ha perso circa il 10% sull’euro. E a pesare sulla valuta, oltre a fattori di natura squisitamente economico-finanziaria o monetaria, sono anche le incertezze politiche del dopo voto.

LE TENSIONI SULLA VALUTA

Corone svedesi per euro

LE TENSIONI SULLA VALUTA

Gli scenari post-voto: governo difficile
Dalle urne la Svezia uscirà con prospettive incerte. Se destra e sinistra manterranno il “cordone sanitario” che finora ha tenuto fuori dalla stanza dei bottoni i Democratici svedesi, l'unica opzione appare un fragile governo di minoranza: o una riedizione di quello attuale, guidato dai Socialdemocratici di Löfven e dai Verdi (eventualmente allargato alla Sinistra),oppure un esecutivo guidato dall'Alleanza di centrodestra. Entrambe le coalizioni viaggiano appena sopra o sotto il 40%. E i Democratici svedesi - anche se manterranno la loro vocazione di partito anti-sistema e non seguiranno le orme di altri movimenti nordici, che hanno finito per sostenere governi di centrodestra - sempre più appaiono destinati al ruolo di kingmaker, capace di influenzare scelte politiche chiave per il Paese.

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