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Su burocrazia, standard e consumi la Cina si apre alle imprese

di Roberta Miraglia

(Afp)

3' di lettura

Per la farmaceutica la Cina diventa più accessibile. Tra i beni di consumo che hanno beneficiato della recente spinta verso l’apertura del più grande mercato al mondo, i farmaci conquistano la prima fila, insieme a una lunga lista di prodotti alimentari. «In questo settore abbiamo assistito forse al cambiamento più significativo per una singola industria» osserva un dettagliato report appena pubblicato dalla Camera di commercio europea in Cina che riunisce oltre 1.600 imprese del Vecchio Continente.

Il documento “18 mesi dopo Davos” stila un bilancio della svolta riformista annunciata da Xi nel gennaio 2017 al Forum economico mondiale. Ed emerge che «nell’ultimo anno e mezzo il passo delle riforme è stato il più veloce dai tempi dell’ingresso di Pechino nella Wto (2001)» anche se molto resta da fare. I punti dolenti sono noti, quasi per nulla affrontati finora: il dominio delle grandi imprese pubbliche, che limita se non annulla la possibilità di concorrenza leale; l’imprevedibilità del quadro regolatorio; la mancata tutela della proprietà intellettuale; il trasferimento obbligato di tecnologia.

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Quattro passi avanti
Guardando la metà piena del bicchiere, la European Union Chamber of Commerce in China individua quattro aree di progresso: l’attuazione delle norme a difesa dell’ambiente; la semplificazione burocratica e il taglio dei tempi di attesa da parte delle amministrazioni locali; gli incentivi per ricerca e sviluppo sempre più accessibili alle aziende straniere; gli standard di qualità, la sicurezza e i processi di autorizzazione dei beni di consumo che iniziano ad allinearsi a quelli internazionali. Tutti fronti che aprono opportunità di nuovo business e livellano il campo tra imprese domestiche e straniere.

Consumi e classe media
La crescita della classe media gioca un ruolo centrale nell’accelerazione. «È migliorata la definizione degli standard di sicurezza - si legge nel rapporto - soprattutto a livello locale». Tra dicembre scorso e luglio, inoltre, è arrivata una corposa riduzione di tariffe all’import, in gran parte dei casi con oltre il 50% di taglio. Molte le categorie merceologiche interessate. Denominatore comune: la domanda in aumento dei consumatori di fascia medio-alta. Qualche esempio? «La riduzione della tariffa dal 25 al 7% sugli avocado; dal 25 al 15% sui mirtilli disidratati; dal 12,8 all’8% sui formaggi».
È la farmaceutica, però, il caso più rilevante. Con 1,2 miliardi di abitanti, l’invecchiamento della popolazione sta facendo esplodere la domanda di cure. Analisti del settore stimano che nel 2017 la Cina sia stata il secondo consumatore al mondo di medicinali e che il suo mercato valga circa 120 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2018, secondo Deutsche Bank, le prime venti società farmecutiche al mondo hanno registrato vendite in aumento del 18% sull’anno precedente. Pressate dai consumatori, sottolinea la Camera Europea, le autorità hanno ridotto i tempi dei processi di registrazione da cinque-sette anni a due-tre; dal 2018 ai farmaci importati bastano i controlli di qualità della società per passare la dogana; molti prodotti oncologici sono stati esentati da tariffe e l’Iva ridotta dal 17 al 3 per cento. La lista dei farmaci rimborsabili, rivista nel 2017, ha aggiunto 36 prodotti innovativi.

Green economy
L’obiettivo del presidente Xi di creare una “Cina magnifica” entro il 2035, riducendo l’inquinamento, rischiava di infrangersi sulla mancata applicazione della legge di riforma del 2015. Ma dall’anno scorso il corpo degli ispettori centrali, istituito nel 2016, ha riscattato dall’oblio gli obblighi ambientali e con quattro round di ispezioni in tutto il Paese ha dato la sveglia alle aziende cinesi. Oltre 39mila le infrazioni scoperte e 61 milioni di euro le multe comminate. Non solo, da gennaio di quest’anno le tasse per le produzioni inquinanti non sono più flat ma dipendono da quanta aria e acqua si inquinano o da quanto rumore si emette. E finalmente dopo anni di denuncia da parte delle società straniere di trattamenti discriminatori, le regole valgono anche per le imprese domestiche. La severità della svolta verde - almeno nei grandi centri - viene confermata dalle imprese italiane. «Da un anno a questa parte, da quando è entrato in vigore il nuovo provvedimento - dice Marco Leporati, managing director di Savino Del Bene a Shanghai - le azioni sono state incisive. In un parco industriale di Shanghai dopo una serie di controlli è stata chiusa circa la metà delle aziende perché non in regola». L’altra faccia della medaglia è la domanda destinata a crescere di prodotti della green economy e alimentare di qualità, «due comparti - aggiunge Leporati - nei quali l’Italia ha aziende leader».

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