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Da Ronaldo a Modric: perché i top player vogliono giocare in serie A

di Marco Bellinazzo

Cristiano Ronaldo si presenta: con la Juve voglio vincere tutto

3' di lettura

A metà degli anni Duemila la Liga spagnola poté permettersi campioni come Kaká, Ibrahimović e Cristiano Ronaldo grazie alla cosiddetta Ley Beckham, approvata nel giugno 2005 durante il Governo di centrosinistra di José Luis Zapatero. La Ley Beckham consisteva in una riduzione fiscale sull’Irpef rivolta ad attrarre dall’estero personale altamente qualificato, come ingegneri e medici, ai quali veniva concessa per cinque anni un’aliquota massima del 24% rispetto a quella ordinaria del 43. Ma chiaramente ne beneficiavano tutte le categorie destinatarie di redditi superiori a 600mila euro, calciatori in primis. Lo stesso governo Zapatero, per fronteggiare la crisi economica e sociale, nel 2010 escluse dai beneficiari proprio gli sportivi professionisti.

Fino a quel momento, però, ai club spagnoli i giocatori di fascia alta costavano mediamente un terzo in meno rispetto ai club europei concorrenti (in Inghilterra l’aliquota sugli stipendi dei calciatori viaggiava e viaggia al 50%, in Bundesliga al 45%, in Serie A al 43% e in Ligue 1 al 40%). Un vero e proprio “dumping” tributario. Al momento della riforma Zapatero, Josè Luis Astiazaran, presidente della Lfp, esprimeva «grande preoccupazione», minacciando di fermare la Liga perché la modifica sarebbe costata ai club iberici 100 milioni a stagione. Oggi in Spagna l'aliquota per i redditi più alti va oltre il 50%.

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Viceversa in Italia sono maturate condizioni favorevoli all'approdo dei cosiddetti top player. Grazie all’autonomia fiscale riconosciuta ai singoli Paesi, con la legge di Stabilità del 2017, ultimo atto del Governo guidato da Matteo Renzi, è stata introdotta una norma che consente di applicare a chi sposta nella Penisola la sua residenza fiscale, dopo aver vissuto per almeno nove anni all'estero, un’imposta forfettaria di 100mila euro all’anno su tutti i redditi esteri.

Una situazione che ha favorito l'approdo alla Juventus di Cristiano Ronaldo e che potrebbe essere tra le motivazioni anche del croato Modric intenzionato a lasciare la Spagna e il Real Madrid. Entrambi hanno avuto seri problemi con il Fisco spagnolo proprio in considerazione del regime di tassazione dei guadagni fatti all’estero attraverso la cessione dei diritti d’immagine. Ronaldo ha subito una multa di 19 milioni e una condanna (con la condizionale) a due anni di carcere.

Da sempre, infatti, i grandi sportivi creano società in paradisi fiscali a cui cedono i loro diritto di immagine. Chiunque voglia utilizzarli come testimonial deve quindi siglare contratti con queste società e versare a esse il compenso. In questo modo, in estrema sintesi, lo sportivo-testimonial percepisce i guadagni attraverso la società pagando (si fa per dire) le imposte laddove quest’ultima risiede. Questa prassi è periodicamente oggetto di contestazione da parte delle autorità tributarie sottraendo imponibile allo Stato in cui lo sportivo risiede.

Ora, con la legge di Stabilità 2017 gli sportivi che dall’estero vengono in Italia possono evitare problemi optando per 15 anni per il regime alternativo che prevede, come detto, un prelievo di 100mila euro all’anno su tutti i guadagni fatti all'estero. Quindi per dividendi di società, proventi immobiliari o legati al diritto di immagine anziché subire la tassazione standard, a cominciare da quella con aliquota al 43% per i redditi di persona fisica, si può saldare i conti con il Fisco con la mini-tariffa. Certo, andrà definito, magari preventivamente, il perimetro esatto sui cui poter usufruire dell'agevolazione. Per fare un esempio, qualora Suning volesse favorire l’approdo di Modric all'Inter potrebbe assoldarlo come proprio testimonal a livello internazionale (è il timore del presidente del Real Florentino Perez). Ma si dovrà trattare di pubblicità fatte all’estero, senza alcun collegamento con il territorio italiano per sfruttare il bonus, altrimenti scatta la tassazione normale.

Lo stesso dicasi per eventuali contratti tra Fca e Cr7. Per una pubblicità della Jeep trasmessa in Italia Cristiano Ronaldo dovrebbe pagare l’imposta piena sul compenso. Ma per una pubblicità della Jeep (la Fca ha sede fiscale in Olanda) fatta in Usa potrebbe rifarsi al forfait annuale onnicomprensivo di 100mila euro.

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