l’ex terrorista festeggia con birra in aeroporto

Brasile, Battisti scarcerato: incertezza sull’estradizione

di Andrea Gagliardi

(Ansa)

5' di lettura

Cesare Battisti è tornato nella sua casa sul litorale di San Paolo, in Brasile: lo rende noto il sito G1. Secondo i media locali, l'ex terrorista è partito stamattina dall’aeroporto internazionale di Campo Grande, dopo aver lasciato Corumbà, la città dello stato del Mato Grosso do Sul dove tre giorni fa era stato arrestato dopo un presunto tentativo di fuga in Bolivia. Ieri il giudice José Marcos Lunardelli, del Tribunale regionale federale, aveva concesso la libertà all’ex terrorista, accogliendo la richiesta avanzata dagli avvocati.

Prima di imbarcarsi sul volo per San Paolo Battisti si è fermato al bar
dell'aeroporto. Secondo quanto testimoniato dai giornalisti presenti, l’ex terrorista - vestito con una maglietta rossa sotto una giacca nera - era di buon umore, ha sorriso varie volte, letto il giornale e bevuto diversi bicchieri di birra. Poi, con gesto ironico, ha fatto un brindisi in direzione dei fotografi.

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Il piano del Brasile per riportare Battisti in Italia
Una decisione arrivata all’improvviso, mentre stava prendendo forma un 'piano' per riportare Cesare Battisti dal Brasile in Italia. Un piano raccontato dai media locali, che citano gli sforzi del governo del presidente Michel Temer per trovare un 'escamotage' giuridico dell’ultim’ora. L'idea sarebbe quella di imbarcare l’ex terrorista su un aereo della polizia federale direttamente da Corumbà - la città del Mato Grosso do Sul dove si trova in arresto da due giorni per sospetto traffico di valuta e riciclaggio di denaro - con destinazione Roma. Un'azione lampo che - secondo alcune fonti - si sarebbe potuta realizzare già nei prossimi giorni. Ma che l’ordine di scarcerazione odierno rischia di complicarsi.

Brasile rafforza idea estradizione
Membri del governo brasiliano, ad ogni modo, sostengono che i reati commessi da Cesare Battisti con il suo presunto tentativo di fuga in Bolivia possano rafforzare le motivazioni giuridiche per la sua estradizione in Italia. Lo scrive il quotidiano Estado de S.Paulo. Una possibilità - secondo fonti della presidenza della Repubblica - è che il capo di Stato, Michel Temer, annulli l'asilo politico concesso all'ex terrorista nel 2010 dall’ex presidente, Luiz Inacio Lula da Silva.

Ferri: liberazione non incide su iter estradizione
«La scarcerazione riguarda l'ultima condotta contestata a Battisti per la quale peraltro era stata concessa in un primo momento la custodia cautelare in carcere, ma questo non incide a mio parere nel procedimento di
estradizione, che stiamo seguendo con determinazione e con cautela, come ha già detto il ministro Orlando» ha precisato, intervistato dal Giornale Radio Rai, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri. «Mi sembra chiaro che questo episodio - ha aggiunto l’esponente di Via Arenula - abbia aggravato ulteriormente la posizione di Battisti anche perché fino a oggi le autorità
brasiliane, con un decreto emesso dal presidente Lula anni fa, gli avevano concesso lo status di rifugiato e quindi Battisti aveva ottenuto il diritto di asilo».

Ci sarebbe, secondo quanto si apprende, la disponibilità da parte
del Brasile di consegnare Battisti all’Italia. Prima però devono essere risolte alcune importanti questioni legali. Tra gli ostacoli da superare - fa notare la stampa - ci sarebbe l'assenza di una dichiarazione formale da parte del governo italiano che si impegni ad assicurare all'imputato lo stesso regime di detenzione previsto dalle leggi brasiliane, escludendo l’ergastolo.

Il precedente del braccio destro di Cutolo
Fonti del ministero della Giustizia fanno sapere che «tutto quello che c'era da fare è stato fatto». Ma in realtà è stato lo stesso Guardasigilli a dichiarare che l'Italia intende muoversi «con grande determinazione ma anche con grande cautela». anche se «il fatto nuovo dell’arresto ci può consentire di avere più probabilità di successo». Il ministro ha ricordato che «proprio qualche mese fa Pasquale Scotti, il braccio destro di Cutolo, è stato assicurato alla giustizia italiana con la collaborazione delle autorità brasiliane. Oggi mi auguro si possa fare lo stesso con Battisti perché credo sia il modo migliore per dare sollievo alle vittime, per rendere onore a chi è caduto e per parlare anche a chi ha sofferto».

Il ricorso dei difensori
Secondo il Brasile, l'Italia, dovrebbe impegnarsi ad applicare la pena prevista nel Paese per i delitti commessi da Battisti (condannato all'ergastolo nel nostro paese), ovvero al massimo 30 anni di carcere. La difesa di Battisti ha intanto avanzato un nuovo ricorso alla Corte suprema, chiedendo che venga analizzata «con urgenza» la richiesta di 'habeas corpus' per il loro assistito presentata
allo stesso tribunale lo scorso 27 settembre. Secondo gli avvocati, esisterebbe infatti un rischio «imminente» di estradizione in Italia per l'ex estremista di sinistra. Ma il giudice federale Odilon de Oliveira, che due giorni fa ne ha convalidato l'arresto, aveva sostenuto che, con il suo tentativo di fuga in Bolivia, Battisti ha non solo «trasgredito» le norme sullo status di rifugiato politico, ma anche “offeso l'ordine pubblico” brasiliano.

Tutte le volte di Cesare Battisti

La vicenda giudiziaria
Battisti, 62 anni, è stato condannato in via definitiva in Italia all'ergastolo. Sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati, tra i quali quattro omicidi: oltre a quello del gioielliere Pierluigi Torreggiani e del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi), avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Nel frattempo Battisti fuggì in Messico, a Puerto Escondido, dove fondò il giornale 'Via Libre', che trasferirà a Parigi nel 1990. Giunto Oltralpe, Battisti venne arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia negò l’estradizione (nel 1991) e lui tornò in libertà.

Le richieste di estradizione
La seconda richiesta di estradarlo arrivò nel 2004. Battisti fu arrestato il 10 febbraio a Parigi sempre su richiesta delle autorità italiane. In Francia si
scatenò una campagna in suo favore sostenuta dagli intellettuali della gauche. Il 3 marzo Battisti venne scarcerato. Il 30 giugno ci fu l'udienza per l'estradizione e la Chambre d'Instruction della corte d'appello diede il via libera. Battisti fece ricorso in Cassazione e l'istanza fu respinta. La cosa sembrava fatta, ma il 14 agosto fu l’ultima volta in cui Battisti si presentò a firmare in commissariato, come previsto dalle misure nei suoi confronti, poi si rese irreperibile. Fu spiccato un mandato di arresto. E il 23 ottobre il primo ministro francese firmò il
decreto di estradizione in assenza del condannato, latitante.

Battista fuggì in Brasile nel 2004. La terza richiesta di estradizione scattò in conseguenza dell'arresto dell'ex terrorista in Brasile, a Copacabana, il 18 marzo 2007. Alle indagini per catturarlo collaborò l’antiterrorismo italiano. Ma il Brasile riconobbe a Battisti lo status di rifugiato politico. Nel novembre 2009 si pronunciò il Supremo Tribunal Federal che, pur esprimendosi a favore dell'estradizione, lasciò l’autorità della decisione finale all’allora presidente Lula, che il 31 dicembre 2010 annunciò il suo no. Battisti venne successivamente scarcerato. Ma il 3 marzo 2015 fu pronunciata nei suoi confronti in Brasile una sentenza di espulsione: alla base, la storia dei documenti falsi con cui, a suo tempo, era entrato in Brasile dalla Francia e da cui derivava, secondo i giudici, la nullità del permesso di soggiorno. Anche in questo caso, riprese corpo l’ipotesi di riportare Battisti in Italia e le autorità italiane si mossero in tal senso. L'espulsione fu poi annullata e tutto si fermò di nuovo. Fino al nuovo arresto e alla successiva scarcerazione.

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