ANTICORRUZIONE

Passa al Senato il «whistleblowing», ora torna alla Camera

di Nicola Barone

(ANSA)

3' di lettura

C’è il disco verde del Senato al Ddl in materia di segnalazioni di reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato, il cosiddetto «whistleblowing». I sì sono stati 142, 61 no e 32 astenuti. In dichiarazione di voto si erano detti favorevoli Pd, M5s, Misto, Ap. Diversamente la Lega ha annunciato l'astensione mentre contrari al provvedimento i gruppi di Gal, Ala e Fi. Il provvedimento ora passa alla Camera per la sua terza lettura parlamentare.

Cosa prevede la norma
Tutela dell'identità, nessuna ritorsione sul lavoro e tantomeno atti discriminatori. Sono queste le principali tutele per chi segnala reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato previste dal disegno di legge che ha appena incassato il via libera di Palazzo Madama, e ora deve passare di nuovo al vaglio della Camera. Il provvedimento ha due soli articoli e prevede che il dipendente, pubblico o privato, che segnala all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), o denuncia all'autorità giudiziaria condotte illecite, di cui è venuto a conoscenza grazie al proprio rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa che potrebbe avere effetti negativi. Inoltre non hanno nessun valore eventuali atti discriminatori o ritorsivi adottati dal datore di lavoro. L'identità del segnalante non può essere rivelata. Mentre spetta al datore di lavoro dimostrare che le misure discriminatorie sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione.

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Partiti divisi sull’approvazione
«Con questo disegno di legge rafforzeremo la tutela del whistleblower, evitando che le ritorsioni restino impunite e che il mobbing e l'isolamento sociale che spesso subisce chi denuncia rovini la sua persona e la sua famiglia» aveva dichiarato Lucrezia Ricchiuti, senatrice di Articolo 1-Mdp, annunciando il voto favorevole del suo gruppo. «Il segnalante dovrebbe essere non solo tutelato ma premiato come si fa in America. Il percorso dei rimedi contro le ritorsioni deve essere più spedito e sicuro e l'impianto legislativo un monito per i corrotti, non un percorso a ostacoli per chi denunzia». A rivolgersi direttamente al presidente Pietro Grasso nelle vesti di garante affinché alla Camera non sia affossata la legge e non sia usata «come merce di scambio» è il pentastellato Vito Crimi («una buona legge da cui partire per la tutela di chi denuncia la corruzione e solo mettendola in atto potremo verificare»). Di tutt’altro parere il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. «La mia contrarietà a questo provvedimento è convinta e motivata dal fatto che esso è orientato esclusivamente alla tutela di colui che, nelle pubbliche come nelle private attività, segnala presunte patologie». Per Sacconi «le norme non tutelano invece le esigenze di stabilità delle funzioni pubbliche e delle attività produttive dalle accuse temerarie che producono effetti traumatici immediati a fronte di una verifica circa la loro fondatezza spesso realizzata nel lungo periodo». Il Pd ha votato il Ddl sul whistlebowling «con la consapevolezza di dare un avallo determinate per la sua approvazione da parte del Senato e la convinzione che, se pure perfettibile, questo testo possa contribuire a moralizzare la vita sociale, prima ancora della vita pubblica». A dire di Giorgio Pagliari, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, la legge interviene in «un ambito complesso e i cui impatti andranno dunque monitorati, per meglio calibrare in prospettiva la disciplina».

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