AUDIZIONE COMMISSIONE PARLAMENTARE 

Bindi: la Valle d’Aosta non è immune da insediamento mafioso

(ANSA)

2' di lettura

In Valle d’Aosta c’è una significativa presenza della ’ndrangheta. Lo ha ricordato la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi. «La Valle d’Aosta non è immune da insediamento mafioso che ha condizionato e continua a condizionare l’economia di questa terra e anche la politica e le scelte», ha detto Bindi, dopo le audizioni tenute oggi ad Aosta. In regione c’è una «presenza significativa di famiglie della 'ndrangheta», ha aggiunto.

Ci sono le caratteristiche della criminalità organizzata al Nord
La presidente della Commissione parlamentare antimafia ha sottolineato che «la ’ndrangheta in Valle d’Aosta ha assunto tutte le caratteristiche tipiche della presenza della criminalità organizzata nel Nord: non ci sono atti di violenza, né atti di estorsione, qui sembra vigente il metodo della pax valdotaine».

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«Singolare che non si indaghi sul voto di scambio»
«In una realtà con così pochi abitanti e elettori, con una presenza del 30% di calabresi tra cui c’è una percentuale significativa di persone riconducibili a gruppi ’ndranghetisti, è singolare - ha osservato Bindi - che in Valle d’Aosta non si sia indagato sul voto di scambio per accertare si ci sono stati tentativi di condizionamento sulle scelte politiche e amministrative. Questo è un dato su cui abbiamo invitato a fare luce».

Tra i punti affrontati durante le audizioni ci sono anche l’omicidio di Giuseppe Nirta, già residente a Villeneuve e ucciso in Spagna nel giugno scorso, e la Festa dei Santi Giorgio e Giacomo (conosciuta come la Festa dei calabresi), che ogni anno attira migliaia di persone ad Aosta. «È mai possibile che qui tutti gli anni si raduni un numero così grande di calabresi, richiamati da un fatto di religiosità popolare che noi rispettiamo e dalla voglia di far festa, e che non ci sia nessun capo ’ndrangheta che dalla Svizzera o da altre parti del Piemonte piuttosto che dalla Liguria non ne approfitti per fare una riunione? - si è chiesta Bindi -. Noi facciamo domande, le risposte ce le devono dare altre. Per dare delle risposte si devono fare le indagini».

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