L’accordo di Parigi sul clima compie un anno tra l’incognita Usa e i passi avanti di Cina e India

L’accordo di Parigi sul clima festeggia il primo avversario ma l’uscita degli Usa nei mesi scorsi pone qualche interrogativo sulla capacità di questa iniziativa di raggiungere gli obiettivi previsti. Secondo il direttore scientifico di Kyoto club Gianni Silvestrini, tuttavia, il raggiungimento di questa intesa «ha innescato una decisa accelerazione delle politiche climatiche in alcuni Paesi chiave».

I risultati nel contenimento delle emissioni in Cina e India
Durante un convegno che si è tenuto in mattinata alla Camera dei deputati per celebrare il primo anniversario dell’entrata in vigore dell’accordo sui cambiamenti climatici raggiunto a dicembre 2015 a Parigi al vertice mondiale delle Nazioni Unite nell’ambito della Cop21 (la ventunesima Conferenza delle parti dell’Unfccc, la Convenzione quadro dell’Onu che si occupa di clima), Silvestrini ha ricordato che le «emissioni della Cina al 2030 dovrebbero essere almeno di 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 inferiori rispetto agli obiettivi presentati e quelle dell’India vengono stimate in un miliardo in meno rispetto ai 6 miliardi previsti».

169 paesi hanno ratificato l’intesa sul clima
L’accordo - che sarà operativo dal 2020 - è entrato in vigore il 4 novembre 2016 con il raggiungimento della soglia minima prevista di ratifica da parte di almeno 55 Paesi. Ad oggi sono diventati 169 i Paesi che lo hanno ratificato. L’Italia lo ha fatto il 27 ottobre 2016. «Nonostante la retromarcia federale di Trump - ha sottolineato Silvestrini - gli Usa vedono un proliferare di azioni dal basso da parte di città, Stati e imprese che contrastano» quella decisione. È per questo, ha aggiunto, che «adesso tocca all’Europa dare un segnale chiaro se vorrà mantenere la leadership della battaglia climatica».

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