politica 2.0

Pensioni, la rottura a sinistra che non fa i conti con l’Ue e con Salvini

di Lina Palmerini

(Ansa)

3' di lettura

«La Camusso rappresenta la Cgil, non Mdp. Penso che sia ingiusto per la Cgil dire il contrario». Forse al sindacato di corso d’Italia saranno rimasti sorpresi da una risposta tanto “fair” da parte di Matteo Renzi che l’ha pronunciata durante la trasmissione tv “Porta a Porta”. La domanda riguardava quello strappo di ieri, la rottura con il Governo sulle correzioni all’età pensionabile, l’appuntamento con la piazza il 2 dicembre, la forte vicinanza – anche nelle scadenze di calendario – con la sinistra di Bersani e Speranza. In effetti, il sabato c’è lo sciopero e la domenica 3 dicembre c’è il battesimo ufficiale del neonato partito che ha bisogno di legarsi il più possibile alla Cgil per dare l’idea di compattare tutto il mondo a sinistra del Pd. Certo, c’è un’assonanza di programmi, sulle pensioni e sul lavoro – il ripristino dell’art.18, per esempio – ma il sindacato di Susanna Camusso oggi è una delle pochissime organizzazioni radicata sul territorio, con tante sedi e tanti iscritti (circa 5 milioni e mezzo): tutte cose di cui un nuovo partito ha bisogno come il pane.

E dunque pure quella risposta di Renzi non è solo “educata” ma dettata dai tempi di campagna elettorale in cui sa bene che quel patrimonio non può essere liquidato in modo sbrigativo come ha fatto in altre circostanze. E del resto la stessa Camusso ieri diceva più o meno la stessa cosa: la mobilitazione non è una scelta politica, siamo troppo grandi per rappresentare il centro-sinistra, figuriamoci un solo partito. Una bella presa di distanza dalle divisioni tra Pd e Mdp che forse sarà solo di facciata, forse no, ma anche questa è dettata dai nuovi tempi. E da un obiettivo: risanare la frattura che c’è stata con il mondo del lavoro dopo la legge Fornero. La Cgil è costretta a guardare lì, a quella riforma su cui il sindacato non alzò barricate e che vive ancora oggi come un grave errore da rimuovere. E dunque lo sciopero è necessario soprattutto per se stessa, al di là di Mdp. E forse per essere più credibile ha bisogno di ricucire la frattura lontano dalle forze politiche, anche da quella di Bersani che votò la legge Fornero in Parlamento.

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Altro discorso è quello dei partiti, soprattutto di chi ha la responsabilità di Governo e vuole ancora presentarsi come forza di governo. Al Pd - e a Paolo Gentiloni - spetta il compito di spiegare il vincolo che ci lega alle regole europee, di rivendicare quella scelta fatta in un momento di emergenza per l’Italia e di raccontare che tornare indietro sulle pensioni proprio nei giorni in cui Bruxelles ci richiama sull’alto livello del debito pubblico vuol dire rimettere il Paese in un crinale rischioso. Rischioso non solo dal punto di vista finanziario ma politico. Il senso dell’incontro di ieri di Renzi con Macron è proprio il tentativo di collocarci dentro un dialogo con l’Europa e stare fuori dalla porta non ci restituirà affatto il sistema previdenziale di un tempo.

Se insomma la Cgil può con uno sciopero rappresentare un malessere, chi vuole governare deve trovare soluzioni coerenti con il quadro europeo. Dove sta il partito di Bersani, Speranza e D’Alema? Raccontano che durante l’incontro a Palazzo Chigi una delle domande di Gentiloni alla Cgil sia stata proprio questa: siete sicuri che la vostra protesta non porti voti alla Lega? Ecco, la domanda andrebbe girata anche alla nuova sinistra.

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