Provvedimento della procura di roma

Ostia, la testata al giornalista del programma tv Nemo: arrestato il complice di Roberto Spada

di Redazione online

(ANSA)

2' di lettura

Secondo arresto per l’aggressione del giornalista di Nemo a Ostia. In manette, con l’aggravante mafiosa, è finito anche il cittadino uruguaiano Alvez Del Puorto Nelson, 38 anni. La misura è stata disposta dal sostituto procuratore Giovanni Musarò, che indica in Del Puerto Nelson un soggetto vicino al clan Spada, con precedenti per droga. Stando all’accusa, sarebbe stato assieme a Roberto Spada quando si è scagliato contro l’inviato del programma televisivo in onda sulla Rai.

Il video diffuso dalla Rai
L’aggressione è avvenuta nei primi giorni di novembre. La Rai ha diffuso il video dell’intervista accompagnato da una nota: «Martedì pomeriggio, due inviati di Nemo Nessuno Escluso, il giornalista Daniele Piervincenzi e il film maker Edoardo Anselmi, sono stati violentemente aggrediti a Ostia da Roberto Spada, membro della famiglia Spada, nota alle cronache per diverse inchieste giudiziarie, e da un suo sodale. Per realizzare un servizio sul voto nel municipio di Ostia, Piervincenzi è andato davanti alla palestra gestita da Roberto Spada per chiedergli un commento sul suo sostegno a Casapound, adesione dichiarata sul suo profilo Facebook qualche giorno prima delle elezioni».

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Le domande su Casapound e clan Spada
Alle domande incalzanti del giornalista su Casapound, Roberto Spada ha tentennato, per poi sferrare una violenta testata sul naso di Piervicenzi (30 giorni di prognosi). Successivamente lo ha seguito con quella che parrebbe una sbarra di ferro, per colpirlo altre volte. Stessa sorte è toccata al film maker Edoardo Anselmi. Il servizio che mostra l’aggressione andrà in onda domani (giovedì 9 novembre) alle 21:20 su Raidue, nel programma condotto dalla giornalista Valentina Petrini e da Enrico Lucci.

L’aggravante del metodo mafioso
Per questo motivo il gip ha confermato il carcere per Roberto Spada, riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso. Afferma, infatti, che la violenza sarebbe stata aggravata dal «metodo mafioso» consistito «nell’ostentare in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare (...) intimidazione propria delle organizzazioni mafiose», compiendo, tra l’altro, «l’azione in luogo pubblico, davanti a numerosi testimoni» e «rivendicando il diritto di decidere chi poteva stazionare nella zona teatro dei fatti».

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