rosatellum

Centrodestra, al Nord 49 collegi su 50

di Roberto D'Alimonte

(ANSA)

4' di lettura

Cosa sarebbe successo nel 2013 se si fosse votato con il sistema elettorale con cui si voterà la prossima primavera, il cosiddetto Rosatellum? Come si sarebbero divisi tra i partiti e le coalizioni di allora i 232 seggi uninominali e i 386 seggi proporzionali previsti dalla nuova legge elettorale? Oggi queste domande hanno una risposta grazie ad una interessante ricerca del servizio studi della Camera dei Deputati. La coalizione di centro-sinistra avrebbe ottenuto 216 seggi, quella di centro-destra 211, quella di Monti 42 e il M5s 148. A questi seggi andrebbero aggiunti quello della Valle d’Aosta e i 12 seggi della circoscrizione estero, di cui lo studio della Camera non tiene conto. Questa aggiunta in ogni caso non cambierebbe il quadro. L’esito della competizione sarebbe stato lo stesso: nessun vincitore. Fare un qualunque governo avrebbe comportato la scomposizione delle coalizioni pre-elettorali e la formazione di coalizioni post-elettorali diverse dalle prime. A meno di non immaginare una alleanza tra il M5s e la coalizione di centro-destra o di centro-sinistra. Ovvero un governo comprendente tutti i partiti del centro-destra e del centro-sinistra.

Sarà questo l’esito delle prossime politiche? È molto probabile che sia così. Da tempo sosteniamo questa tesi. I dati della Camera la corroborano. Non siamo però così ingenui da pensare che questa simulazione equivalga ad una previsione. Come tutte le simulazioni fatte bene, e questa lo è, serve a ragionare, a capire quali sono i fattori che possono influenzare il risultato finale. Il punto di partenza per fare questo è l’analisi delle somiglianze e delle differenze tra il 2013 e oggi.

Loading...

Lo studio della Camera usa l’offerta politica del 2013 e proietta i voti ai partiti e alle coalizioni di allora sui collegi uninominali e plurinominali di oggi. Ma l’offerta politica delle prossime elezioni, cioè liste, coalizioni, candidati, non sarà la stessa del 2013 e il comportamento di voto degli elettori non sarà lo stesso. Il quadro però non sarà completamente diverso. Nonostante tutto ci sono delle persistenze nella politica italiana. Anche questa volta gli attori principali saranno le due coalizioni di centro-destra e di centro sinistra insieme al M5s. Nei collegi uninominali del Rosarellum solo loro si contenderanno la vittoria. Nel 2013 le due coalizioni presero alla Camera la stessa percentuale di voti, circa il 29% contro il 25% del M5s. Se diamo retta agli attuali sondaggi, il centro-destra si colloca tra il 30 e il 35%, mentre la coalizione di Renzi (di cui ancora non è chiaro il formato) naviga intorno al 30%. Quanto al Movimento è vicino alle sue percentuali di allora. Da questo punto di vista i dati della simulazione-Camera non si discostano molto dalla situazione descritta dagli attuali sondaggi.

Con i suoi voti del 2013 il centro-sinistra avrebbe vinto complessivamente 94 collegi uninominali su 231. Di questi 25 su 84 al Nord, 36 su 40 nelle quattro regioni della ex-zona rossa, e 27 su 101 al Sud. Per il centro-destra i numeri sono rispettivamente 49,1 e 46. Per il M5s 10,3 e 28. In percentuali nazionali, il centro-destra ne avrebbe vinti il 42%, il centro-sinistra il 40% e il M5s il 18%. Queste cifre e la loro distribuzione territoriale sono una chiave importante per ipotizzare l’esito sistemico delle prossime elezioni. Infatti, anche se sono relativamente pochi, l’esito della competizione nei collegi uninominali avrà un effetto molto rilevante sul voto. È qui infatti la leva maggioritaria del nuovo sistema elettorale. Come abbiamo scritto sulle pagine di questo giornale (si veda l’articolo del 27 ottobre) per sperare di arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi l’aspirante vincitore, dopo aver ottenuto il 40% dei seggi proporzionali, dovrebbe conquistare il 70% dei seggi maggioritari. La simulazione della Camera mette in luce la difficoltà dell’impresa.

Con i dati e l’offerta del 2013 i maggiori contendenti non sono andati oltre il 42% dei collegi vinti. Dal 42 al 70 ce ne corre. Ma la stessa simulazione ci aiuta anche a capire chi è nella condizione migliore per colmare questa distanza. Secondo le stime attuali il centro-destra ha una percentuale di voti superiore a quella del 2013. Già con i voti di allora avrebbe vinto oltre la metà dei collegi del Nord. Oggi potrebbe incrementare il bottino. Nella ex zona rossa prevale il centro-sinistra. Ma rispetto al 2013 deve fare i conti con la defezione della sinistra radicale. Allora Sel era dentro la coalizione di Bersani. Oggi la defezione del Mdp potrebbe essere costosa. E poi c’è il Sud dove si giocherà la partita decisiva. Questa zona rappresenta la grande incognita delle prossime elezioni. Qui già nel 2013 il M5s era forte. Nella simulazione della Camera in questa zona avrebbe preso più seggi uninominali (28) che in tutto il resto del paese. Le recenti elezioni siciliane ci dicono che le cose forse non sono cambiate. Se però dovessero cambiare a favore del centro-destra “quota 70” potrebbe non essere più un miraggio per Berlusconi e alleati. Già nel 2013 con il Rosatellum avrebbero vinto qui quasi la metà dei seggi. Ma tutto sommato anche la vittoria del centro-destra resta una ipotesi irrealistica. Siamo sempre più convinti che l’esito più probabile delle elezioni del 2018 è che non vinca nessuno. E poi incrociamo le dita.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti