SENATO: una simulazione

Con il nuovo regolamento per Mdp perdita di due milioni di euro

di Riccardo Ferrazza

(ANSA)

2' di lettura

Dopo quello della Camera, accantonato per la contrarietà di Forza Italia e M5S, anche il nuovo regolamento del Senato rischia finire nel nulla. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha messo in calendario la proposta di modifica delle regole interne ma in una data che non lascia molte speranze di approvazione, 19 e 20 dicembre. Difficile, perciò, che il testo possa vedere la luce in questa legislatura e dettare le regole per il Parlamento che verrà disegnato dalle elezioni politiche del prossimo anno. La futura Aula, per effetto della nuova legge elettorale proporzionale, potrebbe essere parecchio frammentata.

Uno degli obiettivi della modifica del regolamento era proprio quello di porre un freno alla moltiplicazione delle sigle. Con un principio: possono formare gruppi parlamentari (con un minimo di dieci senatori) solo i partiti che abbiano presentato propri candidati alle elezioni. Se, con una simulazione, si volesse applicare la regola già in questa legislatura, la geografia cambierebbe molto: le componenti verrebbero di colpo dimezzate. Non avrebbero diritto di esistere Ala, Alternativa popolare, Articolo 1-Mdp, Grandi autonomie e libertà e Federazione della libertà. Tutti soggetti nati nel laboratorio del Senato e mai apparsi sulla scheda elettorale.

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Nel 2016 il gruppo Ala, con i suoi 14 senatori, ha incassato 1,2 milioni di euro

La tagliola sui gruppi post-elezioni avrebbe ricadute anche finanziarie perché, propri in virtù della loro costituzione come componenti autonome, tutti questi gruppi hanno diritto alla propria parte di finanziamento assicurato dal bilancio del Senato. E i numeri, in epoca di azzeramento dei rimborsi ai partiti, sono di tutto riguardo. Dal rendiconto finanziario del 2016 (l’ultimo disponibile) risulta per esempio che Alleanza Liberalpopolare Autonomie, cioè la verdiniana Ala (14 senatori), ha incassato solo per lo scorso anno 1,2 milioni di euro. Oltre due milioni di euro sono andati, invece, ad Alternativa popolare-Centristi per l’Europa (24 membri), la componente nata dopo le elezioni per iniziativa di Angelino Alfano dopo la sua fuoriuscita da Forza Italia. Con la sua costituzione dopo il voto, il gruppo Gal (Grandi autonomie e libertà), si è assicurato un contributo annuo di un milione. I Riformisti e conservatori, il gruppo di Raffaele Fitto, è stato sciolto lo scorso aprile perché, con l’uscita dell’ex presidente Cinzia Bonfrisco (passata al gruppo Misto e approdata alla Federazione della Libertà di Gaetano Quagliariello), è finito sotto la soglia dei dieci membri: nel 2016, comunque, aveva incassato 675.646 euro. I suoi senatori sono ora confluiti in Gal (il cui contributo per il 2017 da parte del Senato è quindi destinato a crescere).

Il gruppo di Mdp al Senato si è costituito nel 2017: potrebbe incassare circa 2 milioni di euro

E Mdp, il partito di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema nato dalla scissione del Pd e confluito nel cartello di sinistra con Si e Possibile capitanato proprio dal presidente del Senato Pietro Grasso? La sua formazione risale a inizio anno, quindi, non risulta nei rendiconti del 2016. Se si prende come riferimento un gruppo parlamentare con un numero simile di senatori (Ala ne conta 14, Mdp 16) si può ipotizzare un incasso di circa 2 milioni di euro. Che, se fossero state in vigore le nuove regole (niente gruppo per le sigle che non erano presenti alle elezioni), il partito di sinistra non avrebbe potuto incassare.

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