IL PREMIER AL COLLE DOPO LA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO

Gentiloni: l’Italia si è rimessa in moto, merito delle famiglie, delle imprese

di Andrea Carli

La conferenza stampa di fine anno del premier alla Camera – La diretta

7' di lettura

L’economia italiana è ripartita, l’Italia non è più il fanalino di coda della Ue, e tutto questo è stato reso possibile, anche, dalla continuità della linea politica garantita dal Governo. È questo il messaggio lanciato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, intervenuto questa mattina nella Nuova Aula dei Gruppi alla Camera per la consueta conferenza stampa di fine anno. «È importante aver raggiunto l’obiettivo di arrivare alla conclusione ordinata della legislatura - ha detto -. L’Italia si è rimessa in modo dopo la più grande crisi del Dopoguerra. Il merito principale è delle famiglie, delle imprese, del lavoro, di chi studia, di chi si prende cura delle persone. La politica deve avere un certo ritegno nel pensare che il merito sia suo. Non siamo più fanalino coda Ue, con Legge bilancio messo punto fermo». Per Gentiloni l’incontro di questa mattina con i giornalisti è stato l’occasione per fare un bilancio del suo governo, a poco più di un anno dal suo insediamento.

Le tappe verso la fine della legislatura
La XVII legislatura, che ha visto la successione di tre governi, è giunta al capolinea. Terminato in tarda mattinata l’incontro con i giornalisti, nel primo pomeriggio il premier ha lasciato Palazzo Chigi diretto al Colle ed è stato ricevuto dal capo dello Stato. È così partita la procedura che avrebbe condotto in serata Mattarella a sciogliere le Camere.

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Siamo in grado di gestire la situazione dopo il voto
L’Esecutivo, ha assicurato il premier nel suo intervento di questa mattina alla Camera, «non tira i remi in barca nei limiti della Costituzione, governerà. L’Italia non si mette in pausa. Da ora in poi la regìa è di Mattarella». «Siamo in grado di gestire la situazione dopo il voto», ha aggiunto. Per quanto lo riguarda personalmente, «oltre a svolgere il mio ruolo fondamentale di presidente del Consiglio sia pure in un contesto di campagna elettorale e di camere sciolte, darò il mio contributo alla campagna elettorale del Pd». «Un esecutivo bis dopo le elezioni, larghe intese con me ancora premier? Qualsiasi cosa dica in risposta a questa domanda credo che sarebbe usata contro di me...», ha osservato Gentiloni.

Il candidato premier Pd? La norma è chiara
Quale sarà il candidato premier del Pd? Nel rispondere a questo interrogativo, il premier ha fatto riferimento alla norma che indica come candidato alla presidenza del Consiglio il leader del partito, nel caso specifico dunque il segretario Matteo Renzi. «Per il resto - ha aggiunto - io ora faccio il presidente del Consiglio». «Governerò fino alle elezioni, dove mi auguro che la mia parte politica prevalga per poi avere un esecutivo con determinate caratteristiche, sicuramente dobbiamo farci carico della gestione della situazione per evitare instabilità». Nella convinzione, ha osservato il premier, «che il Pd in questo contesto abbia tutto l’interesse ad apparire quello che è: una forza tranquilla di governo. Questo è il messaggio che a mio avviso il Pd deve trasmettere e trasmettendolo recupererà consensi».

Banche: cerchiamo di evitare crisi provocate da regole improvvisate
Un passaggio dell’intervento del presidente del Consiglio alla Camera è stato sul tema della stabilità delle banche: «Le banche italiane un problema? Cerchiamo di non crearcelo da soli il problema, dico io e lo dico anche ai miei colleghi europei. Il sistema italiano - ha fatto presente Gentiloni - ha risolto le crisi rilevanti. Nel fronteggiare la crisi delle banche l’esecutivo ha evitato le conseguenze di una crisi di sistema, altro che regalare soldi ai mariuoli. Cerchiamo di evitare crisi provocate da regole improvvisate ». Il sistema bancario italiano, in particolare, «sta riducendo i crediti deteriorati, che sono passati da 86 a 66 miliardi in un anno». «Lasciatelo lavorare questo sistema», ha osservato il premier: «Noi vigileremo perché l’attività risanamento prosegua e prosegua con il ritmo necessario ma evitiamo crisi create da questa o quella regola improvvisata».  

«Ora l'Italia non si mette in pausa», l’appunto di Gentiloni su Twitter
La foto di una delle pagine di appunti di premier è stata pubblicata su Twitter dal suo portavoce, Filippo Sensi. In cima al foglio bianco, compare il numero 12, scritto a penna da Gentiloni. Contrassegnati da punti, ci sono alcuni passaggi chiave del suo discorso. «Governo - si legge - si affida alle indicazioni del PdR (Presidente della Repubblica, ndr), che ringrazio per il costante ruolo di garante delle istituzioni. Sarà lui a dettare tempi e modi dei prossimi passaggi istituzionali».

Da commissione banche audizioni non utilissime
In occasione della conferenza stampa Gentiloni ha toccato anche il tema, legato alle banche, della commissione bicamerale di inchiesta: «Se il Parlamento decide di fare una commissione d'indagine il governo non può che rispettare la decisione, è una legittima decisione parlamentare - ha affermato -. Dopodiché ho accolto con un certo sollievo che le audizioni a un certo punto siano finite grazie al calendario, perché non credo siano state utilissime».

Ilva: rinnovo appello a ritirare ricorso
Alcune domande si sono concentrate su temi di stretta attualità. Tra questi, il caso Ilva. «Penso che abbia ragione il governo e mi sono rivolto in modo istituzionale e rispettoso a Emiliano e al sindaco di Taranto - ha detto -. Confidavo nel Natale perché è cosa enorme con 14mila posti di lavoro e miliardi per le bonifiche. La mia richiesta, che rinnovo, è di ritirare il ricorso per evitare che la situazione arrivi a punti di crisi gravissimi in termini occupazionali e ambientali. Ma sono certo che troveremo una via d’uscita».

Alitalia: mi auguro offerte siano migliorate
Dopo l’Ilva, Gentiloni ha parlato di Alitalia «Mi auguro - ha affermato - si possa arrivare rapidamente» a una soluzione per Alitalia. «Le offerte sul tavolo possono essere anche migliorate, per certi versi è necessario».

Limiti antitrust tlc-media forse superati ma tema regole è crescente
A una domanda se siano ancora attuali i limiti posti a una possibile concentrazione tra società media e tlc, il premier ha ricordato che «quel limite che in Italia ha una storia, che io conosco bene, dico che può darsi che sia un limite un po’ superato dal contesto globale, rete e tante cose... consiglierei, però, quando ci sono questi limiti, di discutere a fondo che cosa fare perché il tema delle regole contro le concentrazioni è un tema non calante ma crescente. Non vorrei - ha aggiunto - che immaginassimo di salvarci la coscienza eliminando limiti della stagione precedente. È immaginabile eliminare quei limiti ma in un quadro di antitrust più recente».

Bce: c’è contesto generalmente favorevole
Per quanto riguarda lo stato di salute dell’economia, il presidente del Consiglio ha messo in evidenza il contesto favorevole dal punto di vista economico. «Il mondo resta caratterizzato da contraddizioni molto evidenti tra un contesto economico generalmente favorevole, avete visto i dati della Bce, e contemporaneamente un’imprevedibilità geopolitica senza precedenti».

Sul deficit l’Italia ha le carte più che in regola
In questo contesto economico favorevole, il deficit dell’Italia - ha ricordato Gentiloni - è «dimezzato» e l’export è ripartito, collocando il paese fra i cinque maggiori esportatori mondiali. Il premier ha rivendicato l’importanza del piano industria 4.0 nell’azione del governo perché «la competitività ha bisogno di un'innovazione tecnologica crescente». Quanto al deficit, ha spiegato che «l’Italia ha le carte più in regola: in 4/5 anni abbiamo dimezzato il rapporto deficit/Pil, in maniera compatibile con la promozione di politiche di accompagnamento alla crescita». Quanto al limite del surplus commerciale al 6% del Pil le regole «sono purtroppo poco applicate», ha aggiunto Gentiloni, facendo riferimento ai Paesi che, come la Germania, superano quella soglia, e aggiungendo «noi rispettiamo regole e vorremmo che fossero rispettate da tutti».

Stabilizzato il debito pubblico accompagnando crescita
«Chi affronterà il Def lo vedremo - ha chiarito il premier -, siamo riusciti a stabilizzare il debito e avviare un sia pure simbolico e marginale abbassamento del debito già previsto in 2018, 2019 e 2020» e «alcune circostanze economiche potrebbero aiutare».

Recuperati un milione posti lavoro persi
Dal punto di vista dell’occupazione, «abbiamo recuperato un milione di posti di lavoro perduti, in maggioranza a tempo indeterminato», ha ricordato, aggiungendo: «C’è poco da rallegrarsi, basti pensare ai giovani, al Sud, al tasso di occupazione generale ancora bassissimo, alle donne, al precariato. Tutto questo ci dice quanto bisogna insistere e quanto ci sia poco da scherzare nei prossimi anni». Per i giovani «serve lavoro: difendendolo con i denti abbiamo voluto come misura più rilevante quella per facilitare l’accesso ai giovani. È un contributo, mi auguro sia usato dalle imprese».

Stop traumatico della legislatura sarebbe stato devastante
Per quanto riguarda l’aspetto della continuità della gestione politica, invece, Gentiloni ha ricordato che «dovevamo evitare interruzioni brusche e traumatiche in un momento molto delicato per l’economia italiana e per la nostra società che stava leccandosi le ferite, stava e riprendendo fiato ed in alcune regioni stava rimettendosi a correre. Sarebbe stato grave, devastante arrivare a interruzioni traumatiche ed esercizi provvisori».

Gestione migranti possibile, non siamo al riparo di minacce terroristiche
Connesso al tema, strategico, della sicurezza è quello dei migranti. «La gestione di questo fenomeno è possibile e l’Italia lo dimostra, con una diminuzione drastica dei morti in mare, perché alla diminuzione di arrivi corrisponde una diminuzione di vittime in mare», ha spiegato Gentiloni. «In sostanza abbiamo dimostrato che c’è una strada seria che si può percorrere, e continueremo a farlo». Alla base di tutto c’è comunque la considerazione che «non siamo al riparo da minacce terroristiche».

Sullo ius soli: mai incertezze, non c'erano i numeri
Infine, una considerazione sullo ius soli, la “grande incompiuta” della diciasettesima legislatura: «Il modo migliore per archiviare lo Ius soli per molti anni sarebbe stato quello di farlo bocciare. Sono convintissimo dell’importanza di questa norma, e sappiamo che il futuro si gioca sulla nostra capacità di non escludere e di non respingere, perché chi semina esclusione e respinge raccoglie odio. Ma non abbiamo avuto i numeri, non ci siamo riusciti. Vi assicuro che da parte del governo non ci sono mai state incertezze, purtroppo c'era la certezza sulla mancanza dei numeri».

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