il sondaggio su 4mila giovani

Gli studenti universitari italiani sono i più insoddisfatti al mondo

di Eugenio Bruno

2' di lettura

L’Italia è sempre meno un paese per giovani. Specie se universitari. E se due indizi già li avevamo, visti i bassi tassi di laureati e le alte percentuali di abbandoni, adesso arriva ancheil terzo. A fornirlo è un sondaggio di Sodexo su 4mila studenti provenienti di Italia, Cina, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e India. Ebbene, il 38% dei nostri ragazzi non è soddisfatto della propria vita;il 46% boccia il proprio percorso accademico. Nessuno fa peggio di noi. Ed è un record al contrario che ci saremmo risparmiati. Tanto più che nelle scorse settimane AlmaDiploma aveva lanciato un allarme analogo sui diplomati. Con il 33% che, superata la maturità, confessava di aver sbagliato indirizzo di studi.

Italia fanalino di coda
Le percentuali italiane appena descritte sono ancora più impietose se raffrontate con il resto del mondo: gli studenti di India (82%), Cina (76%), Regno Unito (75%), Stati Uniti (73%) e Spagna (70%) risultano essere decisamente più appagati dalla propria vita studentesca. Ma non è tutto: ben il 36% degli italiani ha pensato almeno una volta di abbandonare l’università, contro il 5% dei cinesi e il 20% degli indiani, preceduti solo dai pari età inglesi (37%). Numeri preoccupanti in un paese che resta penultimo nell’Unione europea per numero di laureati.

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Le cause della sfiducia
Al primo posto della top 10 si piazza l'eccessivo carico di lavoro che i nostri studenti dichiarano di dover sopportare (51%) davanti alla mancanza di equilibrio tra il tempo da dedicare allo studio, alla socializzazione e al lavoro. Ma a preoccupare è soprattutto la terza motivazione più diffusa: il 43% non crede che riuscirà a trovare un impiego dopo la laurea. Il 39% non crede di essere in grado di cercare il lavoro dopo il titolo di studio, mentre il 31% non crede di raggiungere una votazione che corrisponda alle proprie aspettative dopo aver discusso la tesi.

L’interpretazione del mondo accademico
Interrogata sui risultati del sondaggio la prorettrice all'Orientamento e Job Placement dell'università di Milano-Bicocca,Loredana Garlati, sottolinea: «La preoccupazione del futuro in un società complessa come quella attuale e in un momento di crisi economica ma anche di valori sembra scoraggiare e condizionare la visione di un percorso universitario, come se si avvertisse una mancanza di proporzionalità tra l'impegno di studio e le possibilità di lavoro». Anche se - aggiunge - è positivo che i ragazzi non vedano più l'università «come un “esamificio”, ma come una comunità da cui attendere non solo qualità didattica ma anche supporto nella soluzione dei propri problemi attraverso servizi orientamento, counselling, alloggi, luoghi di aggregazione, sport et, oltre a servizi efficienti». Dal canto suo, Michele Rostan, delegato al Benessere studentesco dell'Università di Pavia, invoca «un maggiore impegno nel contrastare la dispersione formativa, nell'accompagnare gli studenti nel loro percorso, una maggiore attenzione alla didattica e l’offerta di maggiori spazi dedicati allo studio, soprattutto insieme ad altri studenti». Consigli da tenere presenti in una campagna elettorale che si è ricordata dell’università solo per dibattere di tasse universitarie sì/tasse universitarie no dopo la proposta di cancellarle avanzata da LeU.

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