la sfida dell’integrazione

Roma, all’Esquilino attori e registi mobilitati contro il degrado

di Andrea Gagliardi

3' di lettura

Non solo il mercato multietnico e la scuola Di Donato frequentata da bambini africani, arabi, cinesi, bengalesi; le lezioni di Tai chi chuan e ginnastica all’alba nei giardinetti in piazza Vittorio. Nello stesso parco dietro alle siepi si consumano scene ordinarie di spaccio: hashish, marijuana, crack, eroina. Per non parlare delle siringhe a terra, della sporcizia, delle persone ubriache. Fino alla violenza sessuale subita ieri notte dalla clochard tedesca sotto i portici di piazza Vittorio: abusata da un giovane immigrato, con qualche precedente per droga e un’espulsione sulle spalle mai eseguita. Nel Rione Esquilino di Roma, a due passi dalla stazione Termini, nel Municipio I (quello con la più alta incidenza di stranieri: sono il 24,4% della popolazione complessiva) cresce la paura dei residenti per gli episodi di spaccio, ricettazione, microcriminalità. E la mancanza di sicurezza rischia di mandare all’aria una mai scontata integrazione.

La Rete Esquilino vivo
Per questo è nata Rete Esquilino vivo, che raccoglie un centinaio di persone tra attori, registi ma anche commercianti e gente comune residente a piazza Vittorio. Tutti mobilitati contro il degrado del rione multietnico nel cuore di Roma. Dentro ci sono Daniela D'Antonio, moglie del regista e premio Oscar Paolo Sorrentino, l’attrice Carlotta Natoli, Francesca Nigro (sorella dell'attore Filippo Nigro). Ma anche Nana, la fioraia la cui famiglia da generazioni abita all'Esquilino. Da tre domeniche si ritrovano nel roseto di piazza Vittorio: per dimostrare, con la semplice presenza, che non sono disposti a cedere uno degli angoli più bella di questa città.

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Chat e segnazioni, ma nessuna ronda
Attraverso diverse chat, i residenti segnalano inoltre i problemi e allertano le
forze dell’ordine, specie sul fenomeno dello spaccio di droga. o semplicemente organizzano eventi culturali. La chat, ci tengono a sottolineare, è apartitica e
apolitica. Nessuna ronda, nessuna militarizzazione del territorio, ma solo la voglia di non vedere fallire un esperimento di integrazione unico, anche se non privo di contraddizioni. L'attrice Carlotta Natoli definisce piazza Vittorio «un crocevia esistenziale, con la stazione Termini e la mensa della Caritas a due passi. Un esercito di persone alla mercé di un giro criminale. Invece di essere un fiore all'occhiello dell'integrazione qui rischia di diventare una bomba ad orologeria. Chiediamo alle istituzioni di svegliarsi».

Tanto più che la polizia e i carabinieri hanno potenziato i controlli in altre zone come il Pigneto e San Lorenzo. E lo spaccio si è trasferito da queste parti. Ecco il perché delle chat. Sono due su WhatsApp: una serve a creare nuove iniziative, culturali e sportive; l'altra si chiama 112, è più operativa, e raccoglie le segnalazioni di atti criminali e situazioni di degrado avvistati ogni giorno. «Le forze dell'ordine - continua Natoli - adesso ci danno retta quando segnaliamo, ad esempio, dei pusher o episodi di criminalità. Prima non avveniva. Chiediamo telecamere nei giardini di piazza Vittorio, ora inavvicinabili tra vedette bengalesi e spacciatori africani».

Contrasto al degrado cercando di «essere inclusivi»
«La nostra protesta è in antitesi rispetto a un vento brutto che soffia in Italia in questo momento. Il nostro è un contrasto al degrado cercando di essere inclusivi - spiega Daniela D'Antonio - È cresciuto il numero di persone che vivono in strada che spesso, ignorate dalle istituzioni, vengono assoldate dalla criminalità, diventando loro stesse vittime di traffici e disagio. E a chi cerca di soffiare sul fuoco dell'intolleranza dicendo che i pusher sono stranieri, io rispondo che i consumatori sono italiani».

La richiesta di un tavolo con le istituzioni
Di qui l’appello affinché si crei un tavolo «che veda sedute insieme le istituzioni, il Comune, Ama, Acea e le forze dell’ordine per un progetto che riguardi tutti - spiega D'Antonio - È necessaria la riqualificazione urbana e commerciale del rione perché se non c'è un tessuto commerciale vivo, il Rione muore. Le fa eco Natoli: «Paghiamo le tasse e chiediamo la sicurezza per noi e i nostri figli, chiediamo di attraversare la piazza senza paura, chiediamo di illuminare i giardini e di tenere più pulito il rione».

La mobilitazione della destra
Accanto ai cittadini si mobilita però anche la politica. In particolare il centrodestra, che sui temi della sicurezza sta basando buona parte della campagna elettorale. Esponenti di Fratelli d'Italia hanno organizzato ieri pomeriggio un flash mob nella piazza per la legalità. Mentre Casapound ha annunciato un presidio domani pomeriggio in piazza Vittorio e a seguire una
«passeggiata per la sicurezza»

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