verso le elezioni

M5S, ecco i dieci indesiderati. Il pressing del vertice: «Ritirino la candidatura, si può fare»

di Manuela Perrone

Il candidato premier M5S Luigi Di Maio (Ansa)

3' di lettura

Sono dieci finora i candidati nelle liste M5S che, se eletti, non entreranno nel gruppo parlamentare del Movimento. Undici, se si include Giulia Sarti, la deputata che ha denunciato l’ex compagno e sta meditando l’autosospensione. Otto corrono per la Camera, soltanto tre per il Senato. Una sorta di gruppo misto in pectore che - in una situazione di potenziale instabilità - potrebbe addirittura fare la differenza per comporre un’eventuale maggioranza. Anche se i pentastellati sono convinti di poter ottenere la rinuncia formale alla candidatura sbarrando loro la porta del Parlamento.

Più facile rinunciare alla candidatura che al seggio
In dieci (su Sarti sono ancora in corso valutazioni, anche se è stata lei stamane a dirsi disponibile a fare un passo indietro) sono stati già chiamati all’impegno scritto di dimettersi in caso di elezione, anche se saranno Camera e Senato a dover accettare o respingere le dimissioni. Atto non scontato, come insegna la vicenda del senatore ex M5S Giuseppe Vacciano, rimasto per anni ostaggio di Palazzo Madama. Più facile, secondo chi sta studiando il dossier nel Movimento, confortato dalla tesi esposta dal costituzionalista Michele Ainis, procedere formalmente alla rinuncia della candidatura, con il deposito della dichiarazione autenticata presso la cancelleria della Corte d’appello o del tribunale del capoluogo della Regione. A candidatura ritirata, le liste potrebbero scorrere, recuperando i supplenti.

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La pattuglia dei “dimissionati” e il caso Sarti
La prima pattuglia di “dimissionati” è quella dei sei parlamentari uscenti ricandidati, protagonisti della “rimborsopoli” che ha scosso il M5S dopo l’inchiesta delle Iene. A questi potrebbe aggiungersi Giulia Sarti, che ha presentato querela contro l’ex fidanzato accusandolo di aver sottratto decine di migliaia di euro dalle somme che avrebbe dovuto restituire. Peccato che lui abbia reagito male: «Vado dritto in procura. Ho un brutto vizio: registrare tutto e pure le telefonate». La situazione sarebbe al limite: Sarti starebbe tentando di chiarire, ma nel M5S ormai in pochi ritengono che possa salvarsi. Contando anche lei, diventerebbero sette i parlamentari morosi nelle mani dei probiviri - Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli, Nunzia Catalfo - che dovranno ufficializzare l’espulsione dando seguito alle parole di Luigi Di Maio («Sono fuori dal Movimento».

Quattro i seggi certi
Tra questi, quattro (tre alla Camera e uno al Senato) sono certi di essere eletti grazie ai voti per il M5S. Si tratta dei capilista: Andrea Cecconi (candidato per la Camera sia nel collegio plurinominale Marche 02 sia nell’uninominale a Pesaro), moroso per 28mila euro; Carlo Martelli (candidato al Senato nel collegio Piemonte 02), che ha trattenuto per sé rispettivamente 81mila euro; Silvia Benedetti (prima nel collegio Veneto 2/02), morosa per 23mila euro; Sarti, schierata per la Camera nel collegio uninominale a Rimini e prima del listino collegato. Ha buone chance per il Senato anche Maurizio Buccarella (secondo nel listino Puglia 2), che oggi ha fatto discutere per aver scritto, in una lettera al Nuovo Quotidiano di Puglia, che i «poco più di 3mila euro mensili netti che i parlamentari M5S si sono attribuiti come retribuzione effettiva», si sono rivelati insufficienti «a fronte dell’impegno» profuso nell’attività parlamentare e inadatti a permettergli di tornare alla sua vita nel suo studio professionale «con una accettabile serenità». Meno sicuri Emanuele Cozzolino (non ha restituito 13mila euro), terzo nel listino Veneto 1/01 per la Camera, ed Elisa Bulgarelli (morosa per 43mila euro), terza nella lista Emilia Romagna 1 per il Senato.

I massoni e l’”impresentabile” Dessì
Quattro sono gli “scomunicati” per impresentabilità, ovvero mancanza dei requisiti per candidarsi con il M5S: tre sono massoni (il codice del Movimento vieta loro di candidarsi), uno era stato fotografato in palestra con un esponente del clan Spada, si era vantato di aver picchiato rumeni ed e stato scoperto a vivere in una casa del Comune a meno di 8 euro al mese. Quest’ultimo è Emanuele Dessì, secondo in lista nel collegio plurinominale Lazio 3 (Frosinone, Latina e Fiumicino) per il Senato. Nel Movimento si stima come molto probabile la sua elezione. Gli è stato fatto firmare il modulo di rinuncia, ma candidamente ha ammesso di non sapere cosa abbia siglato. Non proprio una garanzia che darà seguito all’impegno. Chi non ha voluto saperne di firmare è l’avvocato Catello Vitiello, il primo massone “in sonno” stanato e disconosciuto: corre per la Camera nel collegio uninominale Campania 3 (Castellammare di Stabia). Gli altri due massoni espulsi sono Pietro Landi, candidato nel collegio uninominale della Camera a Lucca, e Bruno Azzerboni, candidato sempre a Montecitorio all’uninominale in Calabria nel collegio Reggio Calabria. «Li denuncerò per danno di immagine al M5S», ha promesso Di Maio. Una minaccia - è la speranza del M5S - potrebbe convincere anche i riottosi a rinunciare.

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