online l’ultimo reportage del giornalista

Omicidio Kuciak, la pista che porta alla ‘ndrangheta: 7 italiani arrestati

di Roberto Galullo

Slovacchia: reporter ucciso, 'arrestati tre italiani'

2' di lettura

Per il momento dietro l'omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak e della sua compagna c'è ufficialmente una pista calabrese. Che possa condurre a legami con la ‘ndrangheta spetterà alle autorità slovacche dimostrarlo.

Inntanto la polizia slovacca ha arrestato oggi durante le perquisizioni a Michalovce e a Trebisov sette persone. Lo ha detto in una conferenza stampa a Kosice il capo della polizia Tibor Gaspar, spiegando che i 7 sono stati fermati «come sospettati, con il consenso del procuratore». Tutti i nomi degli arrestati sono italiani: Antonino Vadalà, Sebastiano Vadalà e Bruno Vadalà, Diego Roda, Antonio Roda, Pietro Catroppa (54 anni) e Pietro Catroppa (26 anni). Secondo quanto si apprende le persone indagate sarebbero una decina.

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Kuciak stava indagando sui presunti legami tra famiglie calabresi o in odore di ‘ndrangheta e alcune persone che ruotano intorno a rappresentanti del governo. Ieri, anche per tutelare coloro i quali hanno partecipato attivamente all'inchiesta, il reportage del giornalista, seppure ancora incompleto, è stato pubblicato dal suo giornale online Aktuality.sk. La famiglia Vadalà sarebbe presente nella Repubblica Slovacca addirittura negli anni Novanta e i suoi affari, attraverso una ragnatela di società. spazierebbero dall'agricoltura all'energia, passando per il mercato immobiliare. L'ipotesi sulla quale stava lavorando Kuciak è che attraverso queste società e cooperative stesse facendo incetta di fondi europei che qui, come nel resto dei Paese dell'ex blocco sovietico e dell'est Europa, arrivano copiosi.

«È verosimile che dietro l'omicidio ci siano le famiglie calabresi. È ovvio che la ‘ndrangheta è capace di fare queste cose», ha detto ieri Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica della Repubblica di Catanzaro intervenendo ai microfoni di “6 su Radio 1”.

Un milione di euro a chi aiuta a trovare il killer di Kuciak

«La ‘ndrangheta è radicata, non infiltrata - ha affermato il magistrato - non solo in tutta Italia ma anche nei Paesi europei come Germania, Svizzera ma anche nell'est europeo: oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. La ‘ndrangheta si sta estendendo verso l'Est. Va dove c'è da gestire potere e denaro e dove ci sono opportunità. Le mafie stanno acquistando latifondi per piantare vigneti, per piantare colture, il cui fine è quello di arrivare ai contributi europei. Un fenomeno che accade in Italia ma anche fuori. Il dramma è che l'Europa non è attrezzata sul piano normativo a contrastare le mafie, in particolare la ‘ndrangheta. In Europa da decenni non c'è la percezione dell'esistenza della mafia, prova ne è che gli stati europei non vogliono attrezzarsi sul piano normativo come l'Italia. Ancora stanno discutendo se inserire nel loro ordinamento l'associazione a delinquere di stampo mafioso. L'Europa dovrebbe omologare i codici penale e di procedura penale partendo dal sistema italiano, ma non quello detentivo che non funziona in Italia. Quando si parla di Procura europea la mia paura è che si vada all'omologazione al ribasso, perderemmo un secolo di antimafia. Griderò fino a perdere la voce contro un'omologazione al ribasso».
r.galullo@ilsole24ore.com

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