PROVE TECNICHE DI ACCORDO

Quella frangia di Pd che apre ai Cinque stelle: «Valuteremo appoggio esterno»

(ANSA)

2' di lettura

Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, parla addirittura di un «Ulivo 4.0 con il Movimento cinque stelle». Il suo collega della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, sostiene che «non c’è nessun tabù da sfatare». L’ex presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia, dice che sarà «naturale valutare l’appoggio esterni» a Di Maio. A due giorni dalle elezioni che hanno registrato uno dei peggiori risultati della sua storia, diversi esponenti del Pd escono allo scoperto con la disponibilità per un’intesa con i Cinque stelle.

Un’aper tura che avvalora l’ipotesi di un accordo in chiave governativa, andando in direzione opposta a quella sposata dal (quasi) ex segretario Matteo Renzi. Durante il suo discorso di addio, Renzi ha dichiarato che il ruolo del Pd sarà quello «di stare l’opposizione», senza cedere ad alleanze con «gli estremisti». Al momento, però, l’intenzioni della vecchia guardia sembrano essere un po’ diverse. Lo stesso Boccia ha precisato che l’obiettivo non è governare insieme ai Cinque stelle, ma solo quello di «mettere il Presidente della Repubblica nelle condizioni di trovare una soluzione. E la soluzione non può che essere quella di dare un appoggio esterno».

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Fiano: Renzi si è dimesso, Pd stia a opposizione
Ovviamente c’è chi frena. Il ministro dello Sviluppo economico uscente, Carlo Calenda, ha annunciato oggi che si andrà a iscrivere al Pd e di «condividere in toto» la linea di contrarietà all’intesa con i Cinque stelle. Anche Emanuele Fiano, deputato Pd e promotore dell’omonimo disegno di legge contro l’apologia di fascismo, ha aggiunto che il partito «dovrebbe stare all’opposizione. Gli elettori ci hanno detto: i Cinque stelle hanno ragione e voi avete torto». Dopo i primi rumor su una convergenza tra Cinque stelle e Lega, in giornata ha ripreso quota l’ipotesi di un accordo fra il Movimento di Di Maio e il Partito democratico.
Umberto Marroni, membro della direzione nazionale del Pd, ha auspicato un «referendum sulle ipotesi di alleanza» da sottoporre agli elettori, in linea con il modello dell’Spd tedesco. I Cinque stelle, a quanto è emerso dalle analisi post voto, sono il partito che ha beneficiato di più dall’erosione di voti dei democratici sotto la guida di Renzi. «Il M5s - dice Rinaldo Vignati, curatore di una ricerca dell’Istituto Cattaneo - si è posto come come concorrente del Pd, offrendosi agli elettori di questa parte politica come una sinistra più “vera” di quella incarnata da un leader come Renzi che su molte posizioni ha assunto posizioni di rottura con la tradizione di sinistra».

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