il flop di liberi e uguali

Elezioni 2018: la sinistra radicale e la «maledizione» del 3%

di Andrea Gagliardi

(ANSA)

2' di lettura

Mettere insieme tre partiti/movimenti (Mdp, Sinistra Italiana e Possibile) e raccogliere solo il 3,4% alla Camera e il 3,3% al Senato, superando di un soffio la soglia di sbarramento. È stato un vero flop quello di Liberi e Uguali alle elezioni politiche del 4 marzo. La formazione guidata da Pietro Grasso, nata con l’ambizione di raggiungere almeno il 5- 6% raccogliendo gli elettori in libera uscita dal Pd, è entrata in Parlamento per il rotto della cuffia. Con picchi registrati solo in Basilicata (6,4%), in Toscana (4,6%) e Emilia-Romagna (4,5%). Magro il bottino finale ancora ufficioso: 14 deputati e 5 senatori. Un risultato deludente al quale ha contribuito anche il discreto risultato della lista ancora più a sinistra di Potere al Popolo (1,1%).

I precedenti di Sel e Sinistra arcobaleno
Ma la “performance” elettorale di Leu, a guardare bene, viene da lontano. E si iscrive in un processo di ridimensionamento della sinistra radicale iniziato nell’ultimo decennio. Nel 2013 Sel di Nichi Vendola (all’epoca alleata con il Pd di Bersani) raccolse il 3,2% alla Camera; e nel 2008 la Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti, con il 3,1% non raggiunse neppure la soglia di sbarramento (fissata all’epoca al 4%) e restò fuori dal Parlamento. Sono lontani i tempi in cui Rifondazione comunista riusciva a raggiungere il 5,8% (2006) o almeno il 5% (2001).

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Grasso, Boldrini, Bersani e Fassina ripescati
Il pessimo risultato di Liberi e Uguali nel proporzionale si riflette anche nei collegi, dove bruciano le pesanti sconfitte. A Palermo quella del leader Pietro Grasso (ultimo tra i big con il 5,8%), a Milano quella di Laura Boldrini (4,6%). Stessa sorte per Massimo D'Alema, che nel suo collegio di Nardò in Puglia non va oltre uno striminzito 3,9%. Sconfitto nel suo collegio di Potenza alla Camera anche Roberto Speranza, fermo al 6,9%. Stessa sorte per il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, dietro a centrodestra, centrosinistra e M5s a Pisa (6,1%). Risultato deludente anche per Pierluigi Bersani, che non va oltre il 4% nel collegio di Verona. Anche l’ex governatore Vasco Errani, nonostante il buon risultato personale nel collegio senatoriale di Bologna (8,7%), finisce alle spalle dei principali rivali in una sfida vinta da Pier Ferdinando Casini, candidato con il centrosinistra. Sconfitti all'uninominale, Grasso, Boldrini e Bersani conquistano comunque un seggio grazie al paracadute del proporzionale. Così come Stefano Fassina (capogruppo di Sinistra italiana in Campidoglio), indietro nel collegio di Roma Gianicolense a Roma. Non entra in Parlamento invece Pippo Civati, candidato solo nel listino proporzionale in Lombardia.

Prime incrinature
E già arrivano segnali di sfaldamento. Sinistra Italiana ieri ha avvertito gli alleati di Liberi e Uguali: andremo avanti con il progetto della forza unitaria solo se si condivide una netta discontinuità politica e si abbandona il profilo di un Pd pre-renziano, perché bisogna «cambiare passo» e avviare un «rinnovamento generazionale».

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