LA VITTORIA DI SALVINI E DI MAIO

«Onestà, fiducia, estremismo»: cosa cercano gli italiani nei leader politici

di Alberto Magnani

Elezioni 2018: Di Maio, Renzi e Salvini: perché hanno vinto o perso?

4' di lettura

Il principale difetto di Matteo Salvini? Per tre quarti degli elettori, «ha posizioni estreme». Il principale pregio di Matteo Salvini? Per un elettore leghista su due, «ha posizioni estreme». A quanto pare, più rilevanti delle competenze e della capacità di timonare una maggioranza di governo, considerati come fattori decisivi da circa il 40% dei suoi simpatizzanti. L'analisi sulle «caratteristiche dei leader» in corsa al 4 marzo, svolta dall'istituto di ricerca Ipsos, rivela un trend già maturato nelle ultime tornate elettorali: il peso dell'emotività sul voto, inteso come la percezione trasmessa dai propri candidati all'elettorato. Oltre a Salvini l'attenzione si concentra su Luigi Di Maio, vero vincitore delle elezioni dopo il 32% incassato dal Movimento cinque stelle.

Cosa ha convinto i suoi sostenitori? In oltre 8 casi 10 hanno giocato a suo favore criteri come «onestà» e «fiducia», in 6 casi su 10 hanno influito anche le competenze. All'0mbra di entrambi c'è Matteo Renzi, reduce da una batosta elettorale condivisa con tutto il centrosinistra. Il segretario del Pd, fresco di dimissioni, viene apprezzato dai suoi elettori per «competenza» e scaricato dal resto degli intervistati con un'accusa rivolta meno di frequente a Salvini e Di Maio: «fa i suoi interessi».

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Emozioni e social dietro alla scelta di voto
L'indagine ha preso in considerazione un campione di oltre 1.200 intervistati, con una metodologia abbastanza innovativa: un contatto quotidiano con gli intervistati, interpellati dal 15 gennaio al 3 di marzo sulla propria percezione dei candidati in corsa. I risultati finali fanno emergere, come era prevedibile, una discrepanza fra le caratteristiche “viste” in un certo leader dai suoi elettori e quelle attribuite dal resto dei votanti. Salvini viene guardato con sospetto dal 75% degli intervistati perché «ha posizioni estreme», ma è appunto questo l'aspetto che ha attratto il 51% degli elettori del centrodestra. Per il resto, l’idea generale di un leader divisivo (48%) e dedito ai suoi interessi (30%) viene ribaltata dai suoi fan con tutt'altri toni: il segretario della Lega è giudicato «onesto» (49%), capace di «ispirare fiducia» (47%) e «competente» (40%). Notevole anche lo sbalzo fra i pareri su Di Maio in arrivo dall'elettorato generale e da chi ha votato Cinque stelle. Il primo giudica il leader grillino «onesto» solo in un caso su tre (35%) e «competente» in poco più di un caso su cinque (23%).

Viceversa, l'82% dei suoi elettori lo promuove come « persona onesta» e capace di ispirare fiducia (80%), contro il 65% che si limita a considerarlo «competente» in vista di un ruolo governativo. E Renzi? Anche nel suo caso, le caratteristiche più apprezzate dai suoi elettori (competenza e capacità di governo, al 56% e al 53%) non trovano riscontri nel resto dell'elettorato: per il 45% degli intervistati generali l'ex segretario «fa il suo interesse», per il 44% «è una persona che divide» e per il 39% «è distante dalla gente». La chiave del successo di Salvini e Di Maio arriva «dalla capacità di far prevalere l'emotività sui contenuti, come era già successo» spiega Eva Sacchi, autrice del report di Ipsos insieme a Gabriella Scarcella. La gestione «empatica» della campagna è potenziata sui social, da Facebook a Instagram, diventati definitivamente il terreno di autopromozione dei leader: «Di Maio ha promosso bene il partito, Salvini anche se stesso - fa notare Sacchi - Non a caso i post che hanno avuto il maggiore successo sono quelli a maggiore impatto emotivo, come sulla vicenda del rimborso degli stipendi dei parlamentari». Un'impresa fallita a tutto il centrosinistra, dallo stesso Renzi a +Europa di Emma Bonino. «E neppure a Potere al Popolo,che forse aveva qualche impatto empatico in più» spiega Sacchi.

Da Putin a Emmanuel Macron, il «Di Maio francese»
Anche quando si esce dai confini italiani, è l'istintività a dettare la valutazione politica. Ma i pareri espressi in media sono più netti, riconoscendo - di fatto - una statura maggiore ai leader esteri rispetto al nostro panorama parlamentare. Il giudizio è negativo su Donald Trump, considerato dal 77% degli intervistati una figura «divisiva» e dal 55% un uomo «distante» dai cittadini. A sorpresa, visto il clima di euroscetticismo, fa un effetto migliore Angela Merkel: la cancelliera tedesca viene riconosciuta per la sua competenza (71%) e le buone capacità di governo (64%), oltre a mostrare disponibilità a chi non «la pensa come lei» (54%). Viene vissuto con più timore il presidente russo Vladimir Putin, ritenuto distante (49%) e divisivo (37%), anche se il 32% gli riconosce «competenza e capacità di governo». Con numeri più modesti, gli intervistati danno credito anche a Emmanuel Macron: secondo il 49% degli intervistati è «disponibile al confronto», mentre «ispira fiducia» al 43% e viene definito «competente dal 29%». Un paragone italiano? Quello scelto da Ipsos può lasciare un po' sorpresi, perché il leader di En Marche viene eletto «il Di Maio francese». A insaputa di Di Maio, ma soprattutto di Macron.

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