il ruolo delL’ITALIA dopo il voto

L’asse M5S-Lega, i timori di Berlino e Parigi e la sfida dell’Europa a due velocità

di Andrea Carli

Il presidente francese Emmanuel Macron (a sinistra) e la cancelliera tedesca Angela Merkel durante il Consiglio europeo del 23 febbraio a Bruxelles

4' di lettura

Nell’Europa che verrà, quella che potrebbe prendere forma sulla spinta di Germania e Francia, quella che si dovrebbe sviluppare sulla base dello schema a due velocità - in estrema sintesi: chi vuole approfondire la cooperazione in alcuni settori strategici è della partita, chi non è interessato può rimanere fuori dai giochi, tanto l’integrazione andrà avanti e coinvolgerà gli Stati che ci stanno - l’Italia potrebbe avere un ruolo se non proprio marginale, non proprio di primo piano. È una sensazione che prende forma dalla lettura della dichiarazione congiunta Macron e Merkel. Venerdì scorso il presidente francese e la cancelliera tedesca, valutando l’ipotesi che in quelle ore prendeva quota di un accordo tra M5S e Lega sulla presidenza delle Camere, hanno sottolineato che «il contesto europeo è profondamente scosso dalla Brexit e dalle elezioni italiane che hanno visto montare gli estremi». Ma i due leader hanno anche aggiunto che il risultato elettorale è stato provocato dalle lunga crisi economica e «dalle sfide migratorie a cui non abbiamo saputo rispondere».

Il tandem Di Maio-Salvini: meno Europa, più Russia e Usa
A destare le preoccupazioni dei due partner, non solo la comune richiesta di ridiscutere i principali trattati Ue, per recuperare quote di sovranità nazionale. Anche i rapporti con la Russia sarebbero un elemento rilevante in un ipotetico patto di governo fra Movimento 5 Stelle e Lega. Entrambi i partiti, pur in maniera diversa, hanno infatti guardato con interesse, in questi anni, alla leadership di Vladimir Putin. Un anno fa Salvini era a Mosca per firmare un accordo di cooperazione fra Lega e Russia Unita. Nel 2015 aveva incontrato a Milano Putin, a margine del vertice Ase. Scelte che lasciano immaginare un approccio alla politica estera meno vincolato a quello dei tradizionali partner europei. L’ambizione è di poter fare da “ponte”, una volta al governo, fra Russia e Stati Uniti. Contando, dicono, su una maggiore sintonia non solo con Putin ma anche con Donald Trump.

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Di Maio: non vogliamo avere niente a che fare con gli estremisti
Di lì, a stretto giro, la replica del capo politico M5S, Luigi Di Maio, che in un intervento alla stampa estera ha sottolineato di essere pronto al dialogo con i partner europei e, per tranquilizzare ancora Parigi e Berlino, che il M5S punta a restare nell’Ue. «Non penso sia semplicemente una visione di Macron e della Merkel - ha aggiunto Di Maio -: tutta l’Europa riflette su come cambiare e io non ho pregiudizi, noi non vogliamo avere niente a che fare con gli estremisti».

Il portavoce della Merkel: M5s? Prenderemo contatti con qualsiasi governo
Quello che succede in Italia sotto il profilo politico interessa da tempo le due capitali. A inizio mese il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, rispondendo in conferenza stampa alla domanda se Angela Merkel fosse curiosa di conoscere presto personalmente Di Maio, ha risposto: «L’Italia è un paese con il quale c’è una profonda amicizia e qualsiasi sia il governo prenderemo contatti,è chiaro». Una disponibilità al dialogo che si è manifestata a Berlino all’indomani di altre parole pronunciate da Di Maio. «L’uscita dall’euro non è in discussione - aveva chiarito il grillino -, tanto meno è in discussione l’uscita dall’Unione Europea. Noi vogliamo restare nell’Unione monetaria e nell’Unione Europea, ma andare a ridiscutere una serie di trattati come quelli legati al deficit/Pil, che non stiamo solo ridiscutendo noi, lo stanno ridiscutendo anche Merkel e Macron soltanto che loro vogliono adottare un modello che secondo noi ci penalizza». «Ma non credo aveva poi concluso il leader politico M5S - che dovremo andare lì a litigare, prima di tutto ci dobbiamo andare. Io non so se lo sapete, ma il Parlamento tedesco ha 45 funzionari a Bruxelles, il Parlamento italiano ne ha due e uno deve andare in pensione quest’anno».

Lettera di Di Maio a Macron: non abbiamo nulla a che vedere con gli xenofobi
Messaggi di distensione che M5S ha destinato anche a Macron. In questo caso bisogna andare indietro: fine novembre 2017. Quel giorno Di Maio scrive una lettera al presidente francese. «Il Movimento 5 Stelle non ha nulla a che fare con certe formazioni xenofobe e antagoniste che crescono un po’ ovunque in Europa. Anzi - spiega -la nostra forza ha canalizzato e trasformato in energia democratica positiva pulsioni che avrebbero potuto altrimenti generare effetti realmente destabilizzanti. Sono sicuro che quando ci conosceremo meglio, coglierà che il nostro Movimento, oltre a non essere una minaccia, piuttosto coltiva le soluzioni migliori per molti dei problemi d’Europa». Rileva ancora il leader politico M5S che «il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell’Europa che ci riporti alle missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli. Quando ci conoscerà meglio, presidente Macron, capirà che abbiamo, certamente, punti importanti di divergenza, ma scoprirà anche temi e posizioni del Movimento 5 Stelle condivisibili e su cui poter confrontarsi».

Ue, Salvini: qualcuno è preoccupato? Voto è stato chiaro
L’intesa di questi giorni tra M5S e centrodestra sulla presidenza delle Camere, e le voci che si fanno sempre più insistenti di un governo tra le due forze politiche più votate alle ultime elezioni, potrebbe però portare l’orologio e il calendario indietro. «Sento che a Parigi, Berlino e Bruxelles qualcuno è preoccupato, ma sbagliano a essere preoccupati i popoli europei perché il voto è stato chiaro», ha detto il 18 marzo il leader della Lega, parlando agli eletti in Lombardia a Camera, Senato e Regione.«Qualcuno deve essere preoccupato, quelli che hanno impoverito e precarizzato e impaurito gli italiani negli ultimi dieci anni - ha aggiunto -. Il governo Salvini andrà a Bruxelles per portare l’Italia al primo posto in Europa, che è quello che merita. Non abbiamo niente da invidiare». Il messaggio non sarebbe potuto risuonare più chiaro a Parigi e Berlino.

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