Il nuovo documento di Francesco

Il Papa: «Accogliere i migranti non è una mia invenzione o un delirio»

di Carlo Marroni

(ANSA)

5' di lettura

Accogliere i migranti è parte integrante del messaggio cattolico, «non si tratta dell'invenzione di un Papa o di un delirio passeggero». Francesco è molto chiaro e dedica al tema delle migrazioni alcuni passaggi della Esortazione Apostolica Gaudete ed Exsultate sulla santità nel mondo contemporaneo, presentata oggi in Vaticano. «Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere – scrive il Papa, che evidentemente fa riferimento anche ai contesti della Ue e degli Usa di Trump - ma non un cristiano, a cui si addice solo l'atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci chiede Gesù quando ci dice che accogliamo Lui stesso in ogni forestiero».

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Francesco ribatte con le Sacre Scritture
Parole molto forti che sgombrano il campo dalle critiche che vengono sempre più spesso rivolte a Bergoglio sulla sua pastorale, che a detta dei tradizionalisti è poco attenta ai valori tradizionali della dottrina, quelli che il Papa definisce “seri”, tra cui appunto la bioetica. E ricorda, Sacre Scritture alla mano, come per esempio San Benedetto «stabilì che tutti gli ospiti che si presentassero al monastero li si accogliesse come Cristo, esprimendolo perfino con gesti di adorazione, e che i poveri pellegrini li si trattasse con la massima cura e sollecitudine». E va oltre, citando l'Antico Testamento: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto» e ancora «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l'amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d'Egitto». Da qui il passaggio sul fatto che questa posizione non è una sua invenzione.

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“Sacra è la vita del nascituro ma anche quella dei poveri”
Il tema dei migranti è introdotto da una analisi delle ideologie che, secondo il Papa, a volte producono due errori. «Da una parte, quello dei cristiani che separano queste esigenze del Vangelo dalla propria relazione personale con il Signore, dall'unione interiore con Lui, dalla grazia. Così si trasforma il cristianesimo in una sorta di Ong, privandolo di quella luminosa spiritualità che così bene hanno vissuto e manifestato san Francesco d'Assisi, san Vincenzo de Paoli, santa Teresa di Calcutta e molti altri. A questi grandi santi né la preghiera, né l'amore di Dio, né la lettura del Vangelo diminuirono la passione e l'efficacia della loro dedizione al prossimo, ma tutto il contrario». L'altro errore è «di quanti vivono diffidando dell'impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. O lo relativizzano come se ci fossero altre cose più importanti o come se interessasse solo una determinata etica o una ragione che essi difendono. La difesa dell'innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara,
ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l'amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell'abbandono, nell'esclusione, nella tratta di persone, nell'eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto. Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l'ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, spendono allegramente e riducono la propria vita alle novità del consumo, mentre altri guardano solo da fuori e intanto la loro vita passa e finisce miseramente».

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Anche nei media cattolici si possono eccedere i limiti di violenza
Un passaggio della Esortazione riguarda il sistema di relazioni: «Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. È significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all'ottavo: “Non dire falsa testimonianza”, e si distrugga l'immagine altrui senza pietà». Insomma, «non ci fa bene guardare dall'alto in basso, assumere il ruolo di giudici spietati, considerare gli altri come indegni e pretendere continuamente di dare lezioni. Questa è una sottile forma di violenza».

Il “genio femminile” nella santità
Inoltre Bergoglio, tra le diverse forme, sottolinea che «anche il genio femminile si manifesta in stili femminili di santità, indispensabili per riflettere la santità di Dio in questo mondo. E proprio anche in epoche nelle quali le donne furono maggiormente escluse, lo Spirito Santo ha suscitato sante il cui fascino ha provocato nuovi dinamismi spirituali e importanti riforme nella Chiesa. Possiamo menzionare santa Ildegarda di Bingen, santa Brigida, santa Caterina da Siena, santa Teresa d'Avila o Santa Teresa di Lisieux. Ma mi preme ricordare tante donne sconosciute o dimenticate le quali, ciascuna a modo suo, hanno sostenuto e trasformato famiglie e comunità con la forza della loro testimonianza». Insomma, «per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova». Un documento - quello presentato oggi in sala stampa dal vicario di Roma monsignore Angelo De Donatis, dal giornalista Gianni Valente e da Paola Bignardi dell'Azione Cattolica – in cui il Papa riporta al centro della sua azione i capisaldi della sua pastorale, tra cui il gesuitico “discernimento”, che è anche alla base dell'apertura – in Amoris Laetitia, il documento scaturito dopo il Sinodo sulla famiglia – alla riammissione “selettiva” ai sacramenti dei divorziati risposati, atto che è alla base degli attacchi più virulenti da parte della destra cattolica, guidata da cardinali. Cita i papi suoi predecessori, i martiri per la fede – tra cui i monaci trappisti algerini massacrati a Tibhirine - e alla fine anche il diavolo, “il principe del male”: citazione non secondaria visti i recenti fatti riconducibili alla notizia, poi naturalmente smentita, che secondo Bergoglio l'inferno non esisterebbe...

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