I PARTITI E IL FONDATORE DI FACEBOOK

La passione svanita della politica italiana per Zuckerberg

di Riccardo Ferrazza

3' di lettura

È il primo dei due giorni del “processo” a Mark Zuckeberg al Congresso statunitense, dove il fondatore di Facebook dovrà prima rispondere alle domande delle commissioni congiunte Giustizia e Commercio del Senato e domani affrontare l’organo omologo della Camera. Al centro dell’audizione c’è il caso Cambridge Analytica, società britannica di analisi che ha collaborato alla campagna elettorale di Donald Trump e a quella a favore di Brexit: 87 milioni di utenti del più celebre social network al mondo raggiunti da messaggi di propaganda elettorale dopo che le loro informazioni erano state trafugate. Tra questi ci sarebbero 214mila italiani.

Facebook, mea culpa di Zuckerberg: "Ho commesso un enorme errore"

In Italia le autorità di controllo si sono già mosse. Nelle scorse settimane il Garante per la privacy ha aperto un’istruttoria e ha annunciato che raccoglierà ulteriori elementi per una piena valutazione. Anche l’Agcom, ha fatto sapere attraverso un commissario, si è rivolta a Facebook per avere «uno specifico focus sull’impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica». Tra i parlamentari, invece, il più veloce è stato Michele Anzaldi (Pd), pronto a chiedere una commissione d’inchiesta, spinto forse dalla convinzione che l’indagine possa portare a scoprire comportamenti scorretti da parte degli avversari della Lega e del Movimento 5 Stelle.

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Non è passato molto tempo, però, da quando Zuckerberg era accolto in Italia come un capo di Stato. Il 29 agosto 2016 il fondatore di Facebook era in visita a Roma (città che quattro anni prima aveva scelto per la sua luna di miele con la moglie Priscilla Chan) per incontrare la comunità italiana del suo social network da oltre 2 miliardi di utenti. Tra gli incontri anche quello di mezz’ora a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio del tempo, Matteo Renzi. Un paio di anni prima i due comparivano nella classifica della rivista Fortune degli “under 40” più influenti al mondo: Zuckerberg in terza posizione, Renzi subito dietro al quarto posto in virtù del suo carattere da «outsider carismatico» della politica italiana. Con Renzi, raccontò il giovane miliardario in un post, «abbiamo parlato di come la tecnologia possa aiutare a creare occupazione e crescita in Italia. Ho detto al premier che sono particolarmente entusiasta del lavoro che si sta facendo in Europa sull’intelligenza artificiale».

Renzi, a sua volta, riferì di aver «incontrato oggi Mark Zuckerberg, inventore e creatore di Facebook. Da anni l’espressione “chiedere l’amicizia” è diventata parte della vita quotidiana di molti di noi, utenti di questo social network. Solo in Italia siamo quasi trenta milioni! Memore degli studi latini di Zuckerberg, gli ho regalato una copia del De amicitia di Cicerone, un dei capolavori letterari della Roma antica. Abbiamo discusso su come valorizzare nel modo più efficace possibile Facebook nel governo della cosa pubblica. E di come la nostra cultura - anche il latino - sia colonna portante della difficile stagione che stiamo vivendo».

Da anni l’espressione “chiedere l’amicizia” è diventata parte della vita quotidiana di molti di noi, utenti di questo social network. Solo in Italia siamo quasi trenta milioni!

Diciotto mesi dopo, con una reputazione di Zuckerberg decisamente deteriorata, quell’incontro fu usato contro Renzi: il video ricomparve sotto forma di falsa notizia denunciata dal Pd su Democratica.com. «L’incontro - dovette precisare il partito - è realmente avvenuto ad agosto 2016 a Palazzo Chigi, ma la fake news ne trasforma i contenuti facendolo passare come un incontro avvenuto questo
mese nella “villa” di Renzi a Firenze in cui i due avrebbero parlato di come censurare la libera informazione sul web».

La scorsa estate, invece, il Movimento 5 Stelle esalatava Zuckerberg per essersi schierato a favore del reddito di cittadinanza istituto in Alaska. «Due delle menti più brillanti dei nostri giorni, Mark Zuckerberg e Elon Musk, parlano continuamente della necessità dell’istituzione di un reddito di cittadinanza universale. I motivi sono tanti, e sono validi. È necessario sperimentare forme di Reddito di Cittadinanza per aiutare i cittadini che non ce la fanno e per immaginare un nuovo mondo», si leggeva nel post che introduceva un intervento del fondatore di Facebook.

Non mi sono mai fidato di Facebook... Lo sapeva anche Gesù bambino che si prendevano i nostri dati, è una big data Beppe Grillo

Toni diversi quelli usati da Beppe Grillo nel suo spettacolo «Insomnia» che il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle porta in tour in questi giorni. «Non mi sono mai fidato di Facebook, gli ho sempre e solo replicato le cose del mio blog ma di certo non gli racconto i fatti miei. Lo sapeva anche Gesù bambino che si prendevano i nostri dati, è una big data».

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