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Le trattative in salita per un governo di responsabilità che arrivi a dicembre

di Lina Palmerini

(ANSA)

3' di lettura

Come è naturale al Quirinale sono giorni di grandissima preoccupazione. I tentativi per formare un governo politico fatti durante le consultazioni al Colle e, poi, con i due mandati esplorativi ai presidenti di Senato e Camera, non hanno prodotto risultati e domani la parola ritorna a Sergio Mattarella. È stata valutata – e lo sarà ancora oggi – la possibilità di un pre-incarico a Matteo Salvini ma quello che ancora manca sono i numeri parlamentari e fatti nuovi che suggeriscano la possibilità di una maggioranza. Anzi, rispetto a qualche settimana fa la situazione è perfino peggiorata. Nel senso che con Di Maio si è arrivati ai ferri corti mentre si aspetta la direzione del Pd. Potrebbero arrivare segnali da lì per un appoggio a un governo di centro-destra? Può darsi ma quello che per primo ha escluso con sdegno i voti da Renzi è stato proprio Salvini. E dunque il pre-incarico (magari anche a Giorgetti) resta sullo sfondo mentre - seppure in salita - avanza l’idea di nuove consultazioni per un governo di responsabilità. Ecco, la giornata di oggi servirà al capo dello Stato per maturare un’ulteriore riflessione sulla scelta di venerdì.

Di certo il piatto forte sarà la direzione del Pd. Sia per i segnali che possono arrivare rispetto a eventuali appoggi al centro-destra o ai 5 Stelle ma soprattutto perché si aspetta un chiarimento sulla leadership. Chi sarà l’interlocutore del Colle? Sarà Maurizio Martina pienamente investito dal partito a condurre le trattative o sarà Renzi per interposta persona? È stato spiazzante sentire le aperture di Martina all’uscita delle consultazioni con Roberto Fico e poi ascoltare l’intervista di Renzi in Tv che ha chiuso ogni spazio. Capire chi avrà la titolarità a trattare, dopo un passaggio democratico e formale in un organismo del partito, è quindi un altro tassello per la decisione di Mattarella in una fase che diventa sempre più delicata.

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I prossimi sei mesi, infatti, sono densi di appuntamenti europei e internazionali e già si discute della proposta di budget Ue per i fondi del 2021-2027, risorse cruciali anche per l’Italia eppure nessuno si preoccupa di avere un Governo operativo che se ne occupi. Aspetti che invece il Quirinale ha ben presente e che lo inducono a ragionare su un governo di tregua – o meglio di responsabilità – per arrivare almeno a fine dicembre, dopo aver votato la legge di bilancio italiana. E questa potrebbe essere la sua scelta di domani, cominciare a impostare un giro di consultazioni per costruire questa ipotesi magari guidata da uno dei presidenti delle Camere.

Non è semplice anche questa via d’uscita, anzi, le trattative partono già in salita visto che i 5 Stelle, dopo aver sperimentato due negoziati andati a vuoto, si sono irrigiditi sulla posizione del voto subito. E dunque chi voterebbe questo Esecutivo? Salvini oscilla tra il sì al governo di scopo per fare la legge elettorale e il ritorno al voto subito. Quel che è certo è che prima dell’estate non si torna alle urne, potrebbe accadere in autunno a settembre-ottobre e si ragiona pure sulla possibilità che resti il Governo Gentiloni. Ecco, Mattarella forse potrebbe mettere i partiti di fronte a questa scelta: la permanenza dell’attuale Esecutivo e il rischio di esercizio provvisorio. Oppure la responsabilità di fare un Governo e un bilancio che servirà a non far aumentare l’Iva degli italiani.

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