lunedì nuove consultazioni al colle

Direzione Pd, sì alla relazione Martina: «Con M5S capitolo chiuso»

di Vittorio Nuti

(ANSA)

6' di lettura

In apertura della Direzione nazionale dem, convocata al Nazareno a Roma, il segretario reggente Maurizio Martina liquida come un «capitolo ormai chiuso» il diaologo con i 5 Stelle, così come è impossibile per i dem «un governo a trazione leghista», due fronti politici superati «dal rischio di un voto anticipato». Poi lancia un appello per un «immediato cambio di passo, pena l'irrilevanza, la marginalizzazione», e la richiesta di fiducia «non di facciata» per « proseguire il mandato nella gestione di questa fase particolare e fino all'assemblea nazionale». Su queste basi, la linea Martina “no al M5S e al governo con il centrodestra, fiducia fino all’assemblea dem”, raccoglie consensi sia tra i non renziani (Orlando, Francheschini) che tra i simpatizzanti dell’ex premier (Guerini). Al punto che a fine pomeriggio la Direzione si chiude con l’approvazione all’unaninmità della relazione Martina.

Evitata la conta interna
L’ex ministro dell’Agricoltura del Governo Gentiloni incassa un mandato pieno fino all'Assemblea nazionale e quindi a continuare a guidare il partito nell'interlocuzione con il Quirinale, a partire dalle consultazioni di lunedì prossimo. I Dem evitano quindi ancora una volta la conta, dopo aver evocato nei giorni scorsi addirittura la scissione: una conclusione che ognuno delle parti in campo rivendica come un successo, e che vuole essere «un segnale per il popolo del Pd frastornato e stordito», secondo le parole di Dario Franceschini a fine giornata. La ritrovata unità induce all’ottimismo il premier uscente Paolo Gentiloni che twitta: «La direzione unanime nella fiducia aMaurizio Martina. Più forza al Pd per affrontare i passaggi difficili delle prossime settimane».

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Martina: serve nuovo inizio, non andare indietro o oltre
«Questa direzione ci chiama a un confronto franco, sincero, a due mesi dal voto che ci ha consegnato una delle sconfitte più nette mai accadute nella nostra storia. Il voto ci pone domande cruciali sul destino del campo del centrosinistra» - sottolinea Martina nelle battute iniziali del suo intervento - «non possiamo rimuovere quel che è accaduto: dobbiamo capire per cambiare». «Non ce la caveremo solo con qualche mossa tattica», ammonisce ancora il segretario reggente rivolgendosi alla platea affollata: «Non si tratta di tornare indietro né andare oltre, ma riprogettare per ripartire. Serve un ripensamento netto su come si sta insieme, su come ci si confronta». «Ora che si naviga a vista tra improbabili vincitori, noi possiamo presentare con credibilità i risultati dei nostri governi. Certo non sono stati sufficienti a medicare le ferite profonde della crisi, ma rimangono passi avanti cruciali su fronti decisivi: da quello economico, al governo complesso delle migrazioni, all'affidabilità europea e internazionale dell'Italia», sottolineaMartina.

«Con M5S capitolo chiuso, impossibile governo con centrodestra»
L'alleanza con i Cinque Stelle ormai è «capitolo chiuso» annuncia poi Martina, anche perchè, precisa, «per noi il tema non è mai stato votare la fiducia a un Governo Di Maio» ma «una sfida politica e culturale sul terreno del cambiamento, per fare uscire tutte le loro contraddizioni». Altrettanto impossibile anche l’ipotesi di un governo Pd-Centrodestra. «Il tema - assicura il segretario - non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, Berlusconi e Meloni come soci di riferimento. Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista». In altre parole, il Pd non sarà mai «socio» di un governo con Salvini, Berlusconi e Meloni, anche perché
«non vedo capitale umano né grandi costituenti tra chi minaccia querele e tribunali».

La richiesta di fiducia «non di facciata» fino all’assemblea
«Dalle nostre parti non possono esistere liste di proscrizione da qualunque parte provengano. Basta a essere più feroci tra di noi che con i nostri avversari», chiede Martina in un altro passaggio, che poi invita l’assemblea a «un immediato cambio di passo, pena l'irrilevanza, la marginalizzazione». «Chiedo alla direzione di rinnovarmi la fiducia a proseguire il mandato nella gestione di questa fase particolare e fino all'assemblea nazionale che sarà veto un passaggio importante per la nostra prospettiva. Non chiedo sostegni di facciata ma un passo consapevole. Non ci servono unanimità che si sciolgono al primo minuto dopo la direzione».

Orlando: «È ultima chiamata, unità o vita Pd a rischio»
Per il Guardasigilli Andrea Orlando, cui fanno riferimento una trentina di componenti non renziani della Direzione dem, l’appello di Martina «è l'ultima chiamata per una vera unità» del partito. Altrimenti, rileva riferendosi al ruolo di Renzi non più segretario ma ancora capace di influenzare le scelte di fondo dei dem, «con il doppio timone rischiamo di imbarcare moltissima acqua». Se siamo convinti che il mandato a Maurizio è pieno alziamo la mano, se no discutiamo un giorno in più ma decidiamo un assetto per affrontare una sfida che è la sfida della vita del Pd», incalza ancora, ricordando che al momento il Pd appare «senza una linea politica: un fatto che se anche ci mettiamo tutti d'accordo non cancelliamo». «Il governo di tutti si fa se ci stanno tutti e oggi questa condizione è difficile - conclude - prepariamoci alle prossime elezioni».

Franceschini: dialogo M5s chiuso, ora unità su Martina
Prende la parola anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che repinge l’idea di una «resa incondizionata» di Martina al pressing antigrillino di Renzi. «Mi sembra che il tema del dialogo con il Cinque stelle non ci sia più da domenica, dall'intervista di Renzi e dalla reazione di Di Maio», spiega auspicando «un voto unitario per dare fiducia e un mandato pieno a Martina per gestire questa crisi e le prossime consultazioni».

Pomeriggio di confronto
Oltre a Orlando, nel corso del pomeriggio, sul palco della sala dove si riunisce la Direzione dem sfilano le varie anime del partito. Sandra Zampa, portavoce della mozione Orlando alle ultime primarie, conferma la fiducia a Martina e chiede di avviare «al più presto il percorso congressuale». Francesco Boccia, esponente dell'area Emiliano, chiede anche lui la fiducia per Martina e accusa Renzi di aver sbarrato la strada al dialogo con il M5S favorendo il voto anticipato. L'ex segretario Piero Fassino auspica da parte sua «una soluzione unitaria» che si concluda con «un voto unanime» pro Martina. Lo stesso chiede Gianni Cuperlo, d'accordo nel «sostenere un governo di scopo che coinvolga i tre schieramenti».

Guerini: ha vinto il Partito democratico
Dalle fila dei renziani parla l'eurodeputata Isabella De Monte, per ribadire il secco no a ogni ipotesi di alleanza con i grillini. Lorenzo Guerini, all’esito del voto che approva all’unanimità la relazione del segretariuo reggente, sottolinea il buon risultato raggiunto dal partito, «che ha ritrovato le ragioni dell'unità. In questi giorni abbiamo lavorato per un accordo condiviso ed è stato votato all'unanimità. Chi pensava di vedere una resa dei conti è rimasto deluso». Un altro renziano, Ettore Rosato, twitta che «la direzione del Pd è stata una bella
occasione di democrazia: siamo gli unici a discutere e a confrontarci. Solo così si costruisce quell'unità che dobbiamo usare nell'interesse degli elettori e di tutto il paese».

La linea dei renziani
Oltre al diaologo con i 5 Stelle, tra i temi della riunione c’era il peso effettivo dei renziani nel partito e nei gruppi parlamentari, che rimane forte. Alla vigilia, un documento promosso dal renziano Lorenzo Guerini (in sintesi, no al Governo Di Maio o Salvini, sì a lavorare insieme sulle regole del gioco, no a polemiche inutili e soprattutto no alle conte interne al partito) è stato firmato da molti membri della Direzione e parlamentari dem (77 su 111 alla Camera, 39 su 52 al Senato). «Chiederemo il voto su un documento che affermi il No a Salvini e No a Di Maio. Voteremo sicuramente tutti anche la fiducia a Maurizio Martina fino all'assemblea» che dovrà essere convocata per decidere se eleggere un segretario o indire il congresso, avevav fatto sapere l’entourage dell’ex premier.

Non renziani vicini a Martina
Opposta la linea preannunciata dai non renziani, perimetro che comprende varie componenti come Area Dem (guidata da Franceschini) o Sinistra è cambiamento (Martina) e i dirigenti dem che si riconoscono in Andrea Orlando, Michele Emiliano, o Walter Veltroni. Franceschini in particolare, considerato vicino al Colle, riteneva irrinunciabile un voto in Direzione per riaffermare la fiducia al segretario reggente in vista di una fase politica delicata, con le nuove consultazioni sul governo in programma lunedì al Quirinale. Da considerarare, se si fosse arrivati ad una conta interna, anche l’orientamento di alcuni esponenti del governo uscente (come Marianna Madia, Marco Minniti e lo stesso premie Paolo Gentiloni) e alcuni amministratori locali dem (come Sala e Orlando), considerati “governisti”, cioè propensi a sostenere la linea “dialogante” con i 5 Stelle. Ma il voto all’unanimità ha evitato una loro presa di posizione.

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