I NUMERI A PALAZZO MADAMA 

Governo Lega-M5S, maggioranza risicata al Senato: sei voti appena

di Andrea Carli

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3' di lettura

Il governo M5S- Lega che potrebbe prendere forma nelle prossime ore avrebbe appena una manciata di voti di margine al Senato: 58 i senatori del Carroccio; 109 i pentastellati (109). In tutto 167 voti a favore. Considerato che a Palazzo Madama la soglia di maggioranza è 161 ( i seggi, tra eletti e senatori a vita sono 320), a fare la differenza sarebbero sei senatori. Numeri risicati. Se uno o più senatori appartenenti alle due parti politiche dovessero far mancare il proprio voto, la tenuta della maggioranza sarebbe a rischio. Difficile che il problema di manifesti già in occasione della voto sulla fiducia al nuovo esecutivo. Non è da escludere che ciò accada a legislatura avviata, specie sui temi in cui le distanze tra le due forze politiche sono più rilevanti. Il Senato ancora banco di prova della tenuta di maggioranza, dunque. Come è accaduto in passato con il governo Prodi II, con i “Responsabili” di Berlusconi, con il sostegno del leader di Ala Verdini al governo Renzi.

Gli appoggi esterni: gli ex pentastellati
Il governo M5S-Lega potrebbe avere il sostegno di due senatori ex Cinque Stelle: Maurizio Buccarella e Carlo Martelli. Coinvolti nella vicenda dei rimborsi dovuti dai parlamentari Cinquestelle al fondo per le piccole e medie imprese, sono stati sospesi dal Movimento. Attualmente sono iscritti al gruppo misto.

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L’incognita Fratelli d’Italia
Si tratta poi di capire quale sarà la posizione di alcune delle forze politiche rappresentate negli scranni di Palazzo Madama. A cominciare da Fratelli d’Italia: componente di quel centrodestra che, con Lega e Forza Italia, è risultata la coalizione più votata alle elezioni del 4 marzo, la presidente Giorgia Meloni non ha ancora chiarito se i 18 senatori di FdI voteranno la fiducia al nuovo esecutivo. Il segretario della Lega Matteo Salvini non ha fatto mistero di gradire un rappresentante di quella forza politica nella squadra di governo ma Meloni ha sempre condizionato il sì del suo partito alla scelta del premier che, dal suo punto di vista, dovrebbe essere lo stesso Salvini in quanto rappresentante della forza politica più votata nella coalizione. L’ipotesi di un rappresentante di FdI nel governo - l’ipotesi che circola è Guido Crosetto alla Difesa - non convince M5S, soprattutto l’area più di sinistra del Movimento, quella legata al presidente della Camera Roberto Fico. Intanto alla Camera Fratelli d’Italia è stato l’unico gruppo a votare contro il decreto legge Arera, l’Autorità per energia, reti e ambiente. Il decreto è uno dei due (l’altro è il decreto Alitalia) deliberati dall’esecutivo precedente, quello Gentiloni. In conclusione, se alla fine all’esecutivo targato M5S-Lega dovesse mancare il voto dei senatori di Fratelli d’Italia, la tenuta dell’esecutivo sarebbe a rischio.

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Nessuno sconto da Forza Italia
Infine, un ultima, grande incognita: che cosa farà Forza Italia (61 senatori)? La decisione finale sarà presa in una riunione ad hoc che Silvio Berlusconi, tornato in campo dopo la riabilitazione, convocherà tra domani e giovedì, a seconda di quando il governo si presenta alle Camera. Ma da Arcore la linea dell’ex capo del governo non cambia. Da parte del Cavaliere ci sarebbe profondo scetticismo per la scelta del capo dell’esecutivo e per il programma messo in campo: «da parte nostra - fa sapere - non ci saranno sconti».

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