L’APERTURA DEL GOVERNO M5S-LEGA

Da Berlusconi a Letta, da Renzi a Gentiloni: quel dialogo mai interrotto tra Italia e Russia

di Andrea Carli

Vladimir Putin e la ministra degli Esteri austriaca Karin Kneissl, in occasione della recente visita a Vienna del presidente russo (foto Epa)

4' di lettura

L’intenzione del governo M5S-Lega di promuovere una revisione del sistema delle sanzioni comminate alla Russia dall’Unione europea all’indomani dell’invasione della Crimea si inserisce in una politica estera italiana che negli ultimi anni non ha mai interrotto il dialogo con il Cremlino. Da Berlusconi a Gentiloni, passando per Letta e Renzi, tra Roma e Mosca c’è sempre stata una certa “simpatia” o flessibilità, più o meno accentuata a seconda di chi era a Palazzo Chigi. È la strategia cosiddetta del “doppio binario”: fedeltà alla linea dettata dalla Nato e dall’Unione europea, mantenendo al contempo una posizione di apertura al dialogo con il Cremlino.

L’ipotesi di uno strappo del nuovo governo sulla politica del doppio binario
La posizione dell’esecutivo giallo verde sembra prendere le distanze da quella linea. Uscendo da Villa Abamelek, la residenza privata dell’ambasciatore russo a Roma, dopo aver partecipato al tradizionale ricevimento per la festa nazionale, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, alla domanda se fosse possibile un veto italiano in Europa sulle sanzioni alla Russia ha risposto: «Dobbiamo ragionarci. In Europa almeno a parole qualcosa sta cambiando. Siamo una squadra. Lasciateci partire, ma sulle sanzioni abbiamo le idee chiare». Toni abbastanza analoghi nelle parole dell’altro azionista di maggioranza del governo, Luigi Di Maio. Il veto alla proproga delle sanzioni alla Russia che scadranno il 31 luglio? «Queste decisioni le prenderà il premier Conte nei consessi internazionali - ha detto in un’intervista a Radio Anch’io -: non voglio entrare nello specifico». Di Maio ha sottolineato che le sanzioni danneggiano settori importanti dell’economia italiana. «Veniamo tacciati di essere filo-russi, in realtà questo governo è filo-italiano - ha continuato - e andrà a discutere sulle cose in cui non è d'accordo. Deve finire l’epoca del “sì signore” dell’Italia. Qualche “no” bisogna dirlo». Il no, in questo caso, rappresenterebbe un cambiamento di strategia rispetto alla politica del doppio binario. Il binario rischierebbe di diventare uno solo, con il rischio di un isolamento del paese.

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Berlusconi, il vertice di Pratica di Mare e il consiglio Nato Russia
Chi tra i premier recenti ha assunto una posizione più vicina a Mosca, è probabilmente Silvio Berlusconi. Da capo del governo ha cercato di far entrare la Russia dell’amico Putin sia nell’Alleanza Atlantica sia nell’Unione europea. Alla fine ha ottenuto un compromesso. Nel 2002 ha invitato la Federazione russa a partecipare al vertice Nato di Pratica di Mare. Nella località a Sud di Roma è nato il Consiglio Nato-Russia. Dal punto di vista del rapporto con l’Europa, tuttavia, l’integrazione che aveva in mente Berlusconi è rimasta un progetto e le distanze sono rimaste.

Letta, l’unico a partecipare all’inaugurazione dei Giochi invernali di Soci
Un altro capo del governo, Enrico Letta, ha assunto una posizione che non era in linea con quella degli alleati “atlantici” tradizionali: è stato l’unico capo di governo del mondo occidentale a partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali a Soci nel febbraio 2014. Obama, Merkel, Cameron e Hollande hanno disertato volutamente la manifestazione. Un anno prima in Russia era stata approvata una legge omofoba, che aveva destato accese critiche. Pochi giorni prima dell’apertura della manifestazione sportiva, erano scoppiate proteste nel centro di Kiev, a piazza Maidan, contro il presidente filorusso Viktor Yanukovich. L’anno dopo Putin ha ricambiato la cortesia, venendo all’inaugurazione dell Expo milanese.

Renzi ferma le sanzioni alla Russia dopo il bombardamento di Aleppo
Nell’ottobre del 2016 Matteo Renzi si è schierato contro l’ipotesi di comminare sanzioni alla Russia, a seguito della battaglia di Aleppo in Siria e dei bombardamenti sulla popolazione civile . Al vertice europeo, grazie anche all’appoggio di altri Paesi (Spagna, Austria, Gracia e Cipro), ha forzato la mano e, anche con la mediazione dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, ha frenato Germania, Gran Bretagna e Francia che chiedevano di sanzionare la Federazione russa per il sostegno dato ad Assad. «Le sanzioni non rappresentano un deterrente», è stata la posizione dell’ex premier in quei giorni. Alla fine le sanzioni alla Russia sono rimaste fuori dalle conclusioni del Consiglio europeo.

Caso Skripal, Gentiloni si allinea alla Ue ma avverte: non chiudere il dialogo
Il 23 marzo scorso un comunicato del Consiglio europeo ha spiegato che l’Unione europea aveva richiamato a sé il proprio ambasciatore a Mosca, il tedesco Markus Ederer, in segno di aperta condanna nei confronti di Mosca in relazione all’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e della figlia Julija. L’Italia, ha spiegato l’allora capo del governo Paolo Gentiloni, «ha dato con grande chiarezza il proprio assenso» alla decisione di richiamare per consultazione l’ambasciatore Ue in Russia, ma al tempo stesso, ha aggiunto il premier di allora, «come consuetudine della nostra politica estera, sottolineando l’importanza che la condanna non dia automaticamente luogo a escalation e non chiuda i necessari spazi di dialogo con la Russia, che sono importati in un momento geopolitico delicato come quello che attraversiamo». Ancora una volta l’Italia non aveva chiuso alla Russia.

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