allarme dell’unhcr

Nuovo naufragio davanti alla Libia: dispersi 63 migranti

(EPA)

2' di lettura

Ancora un naufragio, ancora morti in mare davanti alla Libia. Una’altra carretta del mare è affondata con un nuovo bilancio di vite umane perse che si profila tragico: 63 i dispersi, destinati ad allungare il triste numero dei morti che, solo da inizio anno, conta già mille vittime. Oltre 40 delle persone che erano a bordo sono state salvate dalla Guardia costiera libica. E per loro, mentre i soccorsi delle Ong sono al momento azzerati (complice anche la chiusura dei porti di Italia e Malta), il futuro è quello di finire nei centri di accoglienza libici.

Il nuovo naufragio è stato segnalato in serata dall’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati: al largo di Zuara, davanti alle coste occidentali libiche, si è rovesciato un barcone e 63 persone risultano disperse mentre solo 41 sono state tratte in salvo dalla Guardia costiera. Le scarne informazioni sulla nuova tragedia dei migranti arrivano appena due giorni dopo un altro naufragio con oltre cento dispersi, che ormai si presume siano affogati, fra cui una decina di bambini: solo di tre di loro, di meno di un anno, erano stati recuperati i corpi con ancora le tutine colorate addosso.

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L’altra emergenza è quella delle strutture libiche ormai al collasso. La chiusura dei porti italiani, e il conseguente diradarsi delle navi di ong appostate al largo della Libia (alcune bloccate, altre come la OpenArms in viaggio per Barcellona con 59 a bordo) confermato anche dal portavoce della Guardia costiera libica, ha avuto come immediata ripercussione un «drammatico aumento» del numero di migranti riportati indietro dai guardacoste: 2.425 in una sola settimana secondo una rilevazione dello stesso Unhcr, mentre l’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) ne ha stimati circa 3.000 in due settimane. Altri 220 sono stati recuperati nelle ultime ore su due gommoni davanti alle coste ovest, l’epicentro della crisi.

Come tutti gli altri, i migranti sono stati avviati verso uno dei 20 centri di detenzione in cui, sommando l’ultimo dato ufficiale risalente a un mese fa (circa 7.000 persone) e gli almeno tremila delle ultime due settimane, si supera
abbondantemente la soglia dei diecimila. I centri verso cui c’è un maggiore afflusso sono circa cinque. L’Oim, attraverso una portavoce in Libia, ha avvertito che il massiccio afflusso di migranti recuperati dalla Guardia costiera libica sta creando un problema di sovraffollamento che «ciò preoccupa molto». Quando spazi angusti come quelli dei centri di detenzione si riempiono troppo «ha un impatto sulla condizioni di vita», ha ricordato la portavoce, Christine Petrè, lasciando solo immaginare cosa questo voglia dire ad esempio in termini di servizi igienici. Soprattutto quando ci sono oltre 40 gradi di temperatura.

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