Bonafede: rispettare le sentenze 

Fondi Lega, Salvini: parlerò con Mattarella. Il Colle: all'oscuro di ogni contatto

di Redazione Roma

Fondi Lega: quei 49 milioni che i giudici di Genova cercano ovunque

3' di lettura

Matteo Salvini annuncia che chiederà un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per discutere con il capo dello Stato dei fondi sequestrati alla Lega. «Che io non possa andare a parlare con il presidente della Repubblica mi sembra una cosa bizzarra - ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno -: è il garante della Costituzione e dei diritti dei cittadini. Io rispetto il lavoro della stragrande maggioranza dei giudici, che al 99% fanno bene e obiettivamente il loro lavoro, ma parlerò con Mattarella del fatto che la Lega sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva per eventuali errori commessi da qualcuno più di dieci anni fa con cui io non c'entro nulla». Toni duri, accolti con freddezza dal Quirinale, che in serata, tramite una fonte della delegazione al seguito del capo dello Stato in visita a Vilnius, fa sapere che «il presidente della Repubblica è all'estero ed è all'oscuro di qualunque contatto». Una vera e propria doccia fredda per il ministro dell’Interno e leader del Carroccio. Sulla sentenza che riguarda i fondi della Lega intervene oggi anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dei Cinque Stelle, che avverte: le sentenze vanno comunque rispettate.

Rispetto il lavoro della stragrande maggioranza dei giudici, che al 99% fanno bene e obiettivamente il loro lavoro, ma parlerò con Mattarella del fatto che la Lega sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva

Salvini: Mattarella decida se è in ballo la democrazia
«Se qualcuno dieci anni fa ha speso in maniera errata 300mila euro e verrà condannato in via definitiva, di quei 300mila euro, anche se non c’entro nulla, sono personalmente disposto a farmi carico - ha spiegato Salvini -. Se questo significa attaccare politicamente il partito che sta conquistando la fiducia degli italiani ne parlerò con Mattarella: penso sia ancora permesso che il vicepremier possa parlare con il suo presidente della Repubblica. Starà a Mattarella decidere se c’è in ballo la libertà d’espressione o la democrazia».

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Bonafede: scenari da Seconda Repubblica
«Tutti devono potersi difendere fino all’ultimo grado di giudizio. Poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla Seconda Repubblica», ha sottolineato Bonafede, commentando con queste parole la vicenda della sentenza della Cassazione che prevede il sequestro dei fondi della Lega fino a 49 milioni di euro a seguito della presunta truffa sui rimborsi elettorali, per la quale è stato condannato in primo grado il fondatore del Carroccio Umberto Bossi. Le parole del Guardasigilli sembrano rimandare agli scontri tra governo e magistratura durante i governi Berlusconi.

La Lega: «gravissimo attacco alla democrazia»
La Lega ha parlato di un «gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano» e sulla decisione di procedere al sequestro ha chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma Luigi Di Maio, capo politico di M5s e azionista di maggioranza con la Lega dell’esecutivo giallo verde, si è smarcato. «É una sentenza e va rispettata - ha spiegato - ma riguarda la Lega di Bossi e del suo cerchio magico, non quella di Salvini».

Sequestro dei fondi, la Lega chiede un incontro al Colle

La replica del Csm: parone e toni «non accettabili»
Le critiche leghiste hanno spinto il Csm, il Consiglio superiore della magistratura, a esprimere - informalmente - «seria preoccupazione» per parole e toni che vengono ritenuti «non accettabili». Un posizione che è stata oggetto di una replica da parte del Carroccio: «Solo in Turchia, nei tempi moderni, un partito democratico e votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge attraverso la magistratura», è stata la replica da fonti del partito.

Il procuratore di Genova: non c’è nulla di politico
«Salvini? Mi sta simpatico. Gli auguro ogni bene, ma dobbiamo essere chiari: qui non c’è nulla di politico. È una vicenda tecnica e la procura agisce su profili tecnici». Così il procuratore di Genova Francesco Cozzi. «Dobbiamo aspettare il Riesame - ha continuato - e poi che la decisione diventi definitiva. Solo a quel punto si potrà procedere coi sequestri. Noi stiamo operando come avremmo fatto qualsiasi partito».

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