lo scontro

Decreto dignità, Forza Italia all’attacco. Di Maio: «Andiamo contro le lobby»

di Nicola Barone

(ANSA)

3' di lettura

Dice Osvaldo Napoli che sul passaggio in norma del decreto «dignità» si «avrà la prima verifica di quanto ancora coesa e coerente sia la maggioranza di centrodestra uscita vincitrice dalle urne». Dopo la pioggia di colpi arrivata da Silvio Berlusconi che si dice sicuro che saranno contro tutti gli eletti con il programma del centrodestra, lo stato maggiore di Forza Italia al completo si scaglia all’attacco del provvedimento gialloverde atteso nelle prossime ore per l’approdo in Parlamento. Prese di mira in particolare sono le modifiche alla disciplina del lavoro, ma anche le norme antidelocalizzazioni considerate nella sostanza vecchie e inefficaci.

Di Maio: Cav preoccupato perché andiamo contro le lobby
Se Berlusconi è preoccupato per il decreto «dignità» forse è perché «abbiamo tutelato gli interessi delle fasce più deboli e non quelli delle lobby del gioco d'azzardo tanto care alle sue tv. Se ne faccia una ragione, noi continueremo a lavorare nell'esclusivo interesse delle famiglie» suona la replica del vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio alle critiche del presidente di Forza Italia. Intanto la lista dei limiti del decreto evidenziati dal Cavaliere secondo cui l’impostazione generale «non riduce la flessibilità ma riduce i posti di lavoro e scoraggia i contratti regolari a favore del lavoro nero» si ritrova dagli esponenti di peso del partito che intervengono in massa.

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Forza Italia invoca modifiche radicali
Mariastella Gelmini assicura battaglia perché il decreto sperabilmente anche con l'aiuto «degli amici della Lega» possa essere profondamente rivisto, «perché non è questa la strada per garantire i precari e nemmeno quella per costruire nuovi posti di lavoro». A dire della capogruppo alla Camera di Fi le innovazioni annunciate dal governo «sono state già applicate in passato dalla sinistra e hanno avuto l'effetto di trasformare i precari in disoccupati, di rendere più complicata la vita agli imprenditori, aumentando il contenzioso». Mara Carfagna piuttosto che di alzare le tasse sui rinnovi dei contratti chiede a Salvini una mano per approvare «il nostro emendamento che prevede di alzare la soglia di reddito per il regime forfettario del 15% delle partite Iva. È una proposta di centrodestra, un primo grande passo per una flat tax per tutti, ma è soprattutto una scelta che promuove gli imprenditori di se stessi, chi ha saputo crearsi un proprio lavoro in anni difficili»

«Norme antidelocalizzazion penose»
«Luigi Di Maio fa quasi tenerezza quando si entusiasma per la grande svolta politica rappresentata dalle “sue” norme antidelocalizzazioni. Il testo che gli è stato confezionato, ma evidentemente non ancora spiegato, è un rimescolamento che inasprisce e rende al contempo ancora più confuso quanto già era stato approvato nella legge di stabilità del 2013 dall'agonizzante governo Letta» dichiara il deputato azzurro Renato Brunetta. «I commi 60 e 61 dell'articolo 1 della Legge 147 del 2013 già prevedono sanzioni per chi delocalizza riducendo i livelli occupazionali. Se pochissimi lo sanno e quasi nessuno se ne è accorto, è perché queste norme, tanto più se scritte frettolosamente e con rinvio al livello burocratico di tutte le procedure attuative, sono penosi manifesti di propaganda che poi non vengono mai concretamente utilizzati».

Ecco le trappole per le imprese contenute nel decreto dignità

La linea del M5S, «ci aspetteremmo autocritica»
Ma l’M5S non ci sta. «Fa piacere leggere che Berlusconi si ricordi dei milioni di poveri nel nostro Paese, dei giovani che non studiano, né lavorano e degli anziani in difficoltà. Nello stesso tempo stupisce come il leader di Forza Italia non riconosca in questa situazione l'eredità lasciata dalla sua politica e dai governi del Pd che fingeva di avversare». Per Claudio Cominardi, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali del MoVimento 5 Stelle, «è strano leggere Berlusconi dare la colpa ai governi di sinistra, responsabili del declino economico di questo Paese. Non è coerente con la linea di sostegno all'asse Renzi-Verdini, inaugurata proprio con la sua visita alla sede Pd del Nazareno. Come ormai logora è la sua retorica dell'uomo del fare. Berlusconi è sulla scena politica da quasi venticinque anni, da lui ci aspetteremmo autocritica».

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