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MotoGP, Pedrosa dice addio. La carriera

a cura di Datasport

3' di lettura

Mancherà un po' a tutti, così come negli ultimi tempi è mancato vederlo al vertice. Daniel Pedrosa lascerà a fine stagione, appendendo il casco al chiodo, ponendo fine ad una bella carriera alla quale è però mancato l'acuto più atteso.   Gli ultimi anni non lo hanno dimostrato, eppure Daniel Pedrosa è stato uno dei più grandi talenti visti in pista negli ultimi anni. La Honda, che lo ha supportato praticamente in tutta la carriera, quando lo fece debuttare a soli 15 anni in 125cc (era il 2001) era convinta di aver fatto un affare, ed in effetti non si poteva dar torto ai giapponesi: subito in tripla cifra nell'anno del debutto e premio di "Rookie of the year", per poi cogliere le prime vittorie l'anno dopo e centrare il bersaglio grosso nel 2003, quando Dani porta a casa il titolo della categoria inferiore nonostante sia costretto a saltare le ultime due tappe del campionato per infortunio.   Scontato il passaggio in 250cc l'anno dopo, non scontati i risultati: Dani vince subito al debutto in Sudafrica, per poi raccogliere 13 podi (di cui sette vittorie) in 16 Gp, artigliando al primo colpo il titolo nella classe di mezzo, per poi ripetersi l'anno successivo e salire a tre titoli vinti a 20 anni di età.   Nel 2006 così per Dani si spalancano le porte della classe regina, subito in sella alla Honda ufficiale, convinta di avere in casa il campione del futuro. Così sembra a tutti quando a Jerez, alla prima corsa, è subito secondo, per poi vincere alla quarta gara in Cina. Chiuderà quinto il campionato dopo aver rischiato di far perdere il titolo al compagno Hayden buttandolo fuori in Portogallo, ma la prima stagione è positiva e da un primo anno incoraggiante Pedrosa si prepara alla battaglia degli anni successivi, in cui però tutto o quasi va storto. Lotterà e vincerà molto, costantemente penalizzato però da un fisico esile che gli farà patire tantissimi infortuni, cosa che arriva a tormentare perfino un tipo tranquillo e cordiale come Dani, che sarà più volte protagonista della lotta al titolo senza mai però avere la meglio. I numeri non rispecchiano la velocità di un pilota considerato, giustamente, un fenomeno, almeno nella prima parte di carriera, quando sarà in grado di lottare senza paura, in campionato e nei corpo a corpo, con gente come Rossi, Stoner, Lorenzo e infine Marquez, il pilota che più di ogni altro lo metterà in difficoltà, per relegarlo a comparsa nelle ultime stagioni.   L'occasione d'oro per Pedrosa resterà quella del 2012, quando Dani ottenne ben sette vittorie, nell'unico anno senza infortuni, ma purtroppo per lui Misano sarà un punto di svolta per la sua stagione: la prima partenza viene abortita, nella seconda sulla moto di Dani resta bloccata una termocoperta che lo caccia in fondo dalla pole; proverà a risalire ma finirà per terra nella foga delle rimonta già al primo giro, mentre Jorge Lorenzo andrà a cogliere un successo fondamentale per il titolo. Pedrosa ci proverà nelle corse successive, costretto a correre sempre all'attacco, fino a quando la caduta in Australia lo metterà definitivamente fuori dalla corsa all'iride.   Finirà qui il suo sogno di vincere il titolo in classe regina, dato che dall'anno successivo inizierà la difficile coabitazione con Marquez, che lo metterà alle strette concedendogli solo qualche vittoria di tappa e niente più. Un peccato che la storia sia finita qui, per questo pilota sempre cordiale, amato ed apprezzato un po' da tutti, con quel fisico minuto e la faccia da bravo ragazzo che non poteva rimanere antipatico. Una storia senza lieto fine, ma comunque bella da raccontare. Adios, Dani.

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