l’alleanza in vista delle elezioni 2019

Europa, l’asse Salvini-Orbán si salda contro migranti e Macron

di Gerardo Pelosi

Ue, Salvini-Orban: vicini a svolta storica, oggi inizia percorso

3' di lettura

MILANO – La chiusura dei confini terrestri e marittimi, i respingimenti di massa di tutti i migranti verso i Paesi di origine è solo un pezzo (anche se il più visibile) della nuova Europa che Matteo Salvini e Viktor Orbán immaginano per il futuro. Senza precisi accordi elettorali, ognuno nelle attuali formazioni ma allargando al massimo, nei propri Paesi, la base di consenso, vicepremier italiano e premier ungherese si candidano a guidare il cambiamento dell’Unione e presentarsi alle elezioni europee del 2019 con un programma complessivo, non solo anti-immigrati, per scalzare l’attuale Parlamento europeo e la Commissione governate oggi, secondo Salvini «dalle élite finanziate dei Soros e guidate da Macron».

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L’Italia sulla strada di Visegrad
Un cambio di passo senza precedenti che significherebbe per l’Italia seguire la strada dei Paesi di Visegrad e in parte dell’Austria del cancelliere Sebastian Kurz e rinunciare al ruolo storico di guida Ue tra i grandi Paesi fondatori.
È durato poco più di un’ora l’incontro tra Matteo Salvini e Viktor Orban ieri nella Prefettura di Milano mentre a San Babila già si riunivano i manifestanti a favore dell’accoglienza e dell’integrazione. Circa un migliaio per partecipare alla manifestazione “Europa senza muri” alla quale hanno aderito anche partiti politici, come il Pd, LeU e Possibile, Anpi, sindacati.

Orban, elogi a Salvini ma legame con Berlusconi
Salvini e Orbán non si conoscevano di persona anche se il premer ungherese aveva molto apprezzato, a suo tempo, la difesa fatta dall’europarlamentare Salvini della nuova Costituzione. Parole di elogio hanno preceduto ieri la stretta di mano. «Salvini è un eroe – ha detto Orban uscendo dal ristorante in cui ha pranzato a Milano - è un mio compagno di destino, sono molto curioso di conoscere la sua personalità». Ma, ha aggiunto «sono ungherese e quindi leale. Anche per questo incontro ho chiesto il contributo del presidente Berlusconi perché noi nel Parlamento europeo siamo con lui».

A Bruxelles il nemico comune è Macron
A chi chiedeva di possibili alleanze (magari con la Lega nel Ppe) Orbán ha spiegato che «nel Parlamento europeo attualmente ci sono due campi: uno guidato da Macron che è a capo di quelle forze che sostengono l’immigrazione. Dall’altra parte ci siamo noi che vogliamo fermare l’immigrazione illegale. Su questa questione c’è un grosso dibattito anche nel Ppe. Noi vorremmo che fosse adottata la nostra posizione». E Salvini senza rinnegare del tutto il progetto della “Lega delle Leghe” ha spiegato che «ognuno con la sua storia può portare energie diverse per l’obiettivo comune».

Il premier ungherese e le posizioni del M5S
Orban ha mostrato di conoscere bene le riserve del Movimento cinque stelle sulle posizioni di Visegrad sui migranti contro le relocation ma ha tagliatio corto: «Tutti i governi eletti dal popolo italiano – ha detto - noi li consideriamo partner potenziali dell’Ungheria. Non mi interessano diatribe interne». Mentre ha enfatizzato le convergenze con Salvini: «Con lui – ha insistito il premier ungherese - ci siamo trovati d’accordo sul punto più importante, che è l’immigrazione. L’Ungheria ha dimostrato che può essere fermata. Dicevano che era impossibile, ma l’Ungheria ha dimostrato che è possibile si
sul piano giuridico sia su quello fisico».

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Salvini: la Francia apra il confine a Ventimiglia
Ora, secondo Orbán«dal successo di Salvini dipende la sicurezza dell’Unione: lo invitiamo a non indietreggiare». Complimenti ricambiati da Salvini che ha minimizzato le differenze sulla modifica di Dublino e sulla mancata relocation. «Cambiare i Trattati Ue non solo sull’immigrazione è una nostra priorità – ha scandito Salvini – ma se la Francia di Macron invece di dare lezioni agli altri governi dimostrasse per primo la solidarietà riaprendo il confine di Ventimiglia allora anche i Paesi di Visegrad potrebbero avere un atteggiamento diverso». Salvini non ha rinnegato nulla di quanto fatto per la Diciotti e, ha aggiunto «non saranno le indagini della magistratura a farmi cambiare idea». Sui movimenti secondari ha confermato che si è vicini a un accordo con la Germania ma «deve essere a saldo zero ossia tanti ne rientrano e tanti devono essere rimandati a casa loro».

La convergenza si ferma a Bruxelles
Ma se l’intesa è quasi totale tra i leader nonsi può dire che sia analoga convergenza a livello tecnico. Ieri a Bruxelles la delegazione ungherese non ha sostenuto la richiesta dell’Italia di cambiare il piano operativo sui porti di sbarco della missione Sophia alla riunione Cops di ieri. Ma Salvini ha detto che «di queste missioni possiamo anche farne a meno dopo che i predecessori hanno accettato che tutti i migranti salvati venissero fatti sbarcare in Italia».

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