a 25 anni dall’uccisione di don puglisi

Il Papa in Sicilia: «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi»

di Carlo Marroni

Il Papa a Palermo: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi"

2' di lettura

«Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano perche' bestemmia con la vita in nome del Dio-Amore». Francesco parla a Palermo nella spianata del Foro Italico e la sua denuncia si collega direttamente a quella di 25 anni anni fa di Giovanni Paolo II rivolto ai mafiosi: «Convertitevi, verrà il giudizio di Dio». Oggi Bergoglio dice e conferma: «Ai mafiosi dico: cambiate fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, voi sapete che il sudario non ha tasche, convertitevi al vero nome di Gesù Cristo! Io dico a voi mafiosi: se non fate questo la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».

Il Papa a Palermo

Francesco a Piazza Armerina poi a Palermo
E subito una denuncia: «Sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d'azzardo; sfilacciamento dei legami familiari». Questi i mali di cui parla Bergoglio nella prima tappa del viaggio, dove arriva in elicottero: ad attenderlo 40mila persone nella Piazza Falcone e Borsellino, compresi alcuni malati e detenuti. Parla delle «piaghe» che affliggono gli abitanti di Piazza Armerina. «Non sono poche» dice, elencandole. «Di fronte a tanta sofferenza, la comunità ecclesiale può apparire, a volte, spaesata e stanca; a volte invece, grazie a Dio, è vivace e profetica, mentre ricerca nuovi modi di annunciare e offrire misericordia soprattutto ai fratelli caduti nella disaffezione, nella diffidenza, nella crisi della fede».

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«Non è facile portare avanti la fede in mezzo a tante problematiche, lo capisco, non è facile», dice a braccio il Pontefice. Invita perciò a «considerare le piaghe della società e della Chiesa» che «non è un'azione denigratoria e pessimistica». «Se vogliamo dare concretezza alla nostra fede, dobbiamo imparare a riconoscere in queste sofferenze umane le stesse piaghe del Signore. Guardarle, toccarle…». E un appello ai preti: abbiate pazienza, e sempre a braccio esorta di non fare omelie «che durano 40 minuti. Più di otto minuti non va…».

Al Brancaccio, nella terra di frontiera di don Pino

Intanto al Brancaccio tutto è pronto per l'arrivo di Francesco. In questo quartiere degradato della periferia sud-ovest di Palermo, in cui venticinque anni fa si è consumato l'omicidio di padre Pino per mano dei sicari di Cosa Nostra, Papa Francesco arriverà oggi pomeriggio. Francesco pregherà nella parrocchia in memoria del beato, sedendo sulla sua sedia di velluto rosso posizionata di fronte all'altare, e visiterà il Centro “Padre Nostro”. Nella parrocchia, dove don Pino fu trasferito dal cardinale Salvatore Pappalardo per risollevare un quartiere quasi completamente in mano alle cosche mafiose che adescavano giovani senza speranza né prospettiva per lavoretti criminali, ora c'è don Maurizio Francoforte, il parroco.

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