Scandalo pedofilia in Cile/ Inviato Papa incontra vittima Karadima “ora ascoltato”. Vaticano non ‘insabbia’

- Niccolò Magnani

Scandalo pedofilia in Cile: l'inviato del Papa Mons. Scicluna ha incontrato le vittime del sacerdote Karadima. Cruz, «ora mi sono sentito ascoltato e accolto». Il Vaticano non insabbia

monsignor_scicluna_cile_inviato_pedofilia_chiesa_lapresse_2018 L'inviato del Papa in Cile, Mons. Charles Scicluna (LaPresse)

È cominciato negli scorsi giorni il lungo viaggio dell’inviato speciale di Papa Francesco in Cile, Monsignor Charles Scicluna, per provare a fare luce finalmente sullo scandalo pedofilia che ha travolto la terra cilena negli ultimi anni con la vicenda Karadima-Barros. In questo articolo durante il viaggio del Papa in Cile ripercorrevamo tutta la storia a ritroso dello scandalo pedofilia con gli abusi presunti del sacerdote Fernando Karadima, con il Pontefice che in più occasioni quando si trovava a Santiago ha richiamato all’estrema conversione e “pulizia” da tenere anche all’interno della Chiesa per evitare gli scempi di nuovi casi di abusi contro innocenti minorenni, sporcando il messaggio di amore e di pace del Figlio di Dio. Francesco, seguendo il solco di Benedetto XVI, ha preso sul serio l’intera vicenda come promesso alle tante vittime che accusano la Chiesa cilena di aver coperto e insabbiato tutto per evitare di denunciare i reali responsabili di violenti e continuati abusi sessuali.

Per questo motivo ha inviato il prelato maltese in Cile dove in questi primi giorni di missione incontrerà e ascolterà le altre due persone, delle tre, che accusano monsignor Juan Barros di aver coperto gli abusi sessuali commessi dal sacerdote Fernando Karadima, di cui era discepolo nella Fraternità della parrocchia di El Bosque. Ascolterà poi anche altri testimoni prima di riunire una delegazione di fedeli della Diocesi di Osorno che contestano apertamente il vescovo Barros, finora invece mantenuto al suo posto da Francesco “fino prove inequivocabili della sua colpevolezza”, come spiegava giorni fa anche lo stesso Santo Padre. Il viaggio però si è interrotto visto che l’arcivescovo Scicluna è stato ricoverato per complicazioni alla cistifellea; «al prelato maltese sono stati rimossi calcoli che bloccavano il funzionamento della ghiandola. L’operazione è andata bene e Scicluna, secondo le prime previsioni mediche dovrebbe riprendere le sue attività al massimo tra dieci giorni», spiega Vatican Insider.

RICOVERATO MONS. SCICLUNA

Prima della malattia però, l’inviato di Papa Francesco aveva incontrato e raccolto informazioni preziose da José Andrés Murillo e James Hamilton che assieme al ben più noto Juan Carlos Cruz avevano fatto tremare negli anni scorso l’intera chiesa cilena, messa sotto accusa per la «volontà di voler insabbiare tutti i casi di pedofilia», attaccava quest’ultimo ormai tre anni fa quando venne nominato nella commissione vaticana antipedofilia. È emerso in questi giorni, riportano i media cileni, che due cardinali locali Ricardo Ezzati e Francisco Javier Erràzuriz si scambiavano mail durante la commissione in cui era presente Cruz con tali contenuti, «Sarebbe molto grave per la Chiesa in Cile. Significherebbe dare credito ad una elaborazione che il signor Cruz ha costruito astutamente». Lo stesso Cruz, Scicluna ha voluto incontrarlo lo scorso 17 febbraio a New York nella parrocchia del Santo Nome di Gesù: fu in quella occasione che la vittima degli abusi di Karadima svela di essersi sentito per la prima volta davvero ascoltato e accolto dai vertici della Chiesa. «L’arcivescovo ha pianto due o tre volte – ha raccontato Juan Carlos – mentre gli raccontavo degli abusi, della morte di mio padre, delle cose che ci hanno fatto passare i cardinali e altri vescovi. Mi ha impressionato perché non sono lacrime di coccodrillo, erano lacrime vere», spiegava giorni fa Cruz al quotidiano El Mercurio.

Non solo, ha poi aggiunto uno dei maggiori accusatori della Chiesa cilena che «Mons. Scicluna è totalmente diverso da qualsiasi altro investigatore che ho incontrato in tutto questo tempo. Si nota che vuole fare le cose in modo trasparente, buono, indipendente. Sono uscito contento, ora mi hanno ascoltato». Ora l’inviato ha dovuto fare un necessario e non voluto “pit stop” che ritarderà di qualche giorno la missione di verità cui è chiamato: ma i primi segnali si vedono e l’intento di “scoperchiare” tutto quello che di malsano è stato fatto/permesso negli anni è ormai sotto gli occhi di tutti. Dando così piena voce alle importanti parole dette ormai tanti anni fa da Benedetto XVI durante i primi casi eclatanti di abusi nella Chiesa che emergevano a livello mediatico, «Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati… Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso questa lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione», scrisse nella lettera ai cattolici irlandesi del 2008.





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