CONCESSIONI AUTOSTRADE, DI MAIO “PAGHINO GOVERNI PASSATI”/ Ponte Genova, Toti “pool imprese per ricostruzione”

- Niccolò Magnani

Crollo Genova, Toninelli vs Autostrade: "loro mettono soldi, lo Stato rifà il ponte Morandi". Ultime notizie, indagini e demolizione: ecco cosa c'era nella concessione del 2007

genova_ponte_morandi_viadotto_crollo_lapresse_2018 Genova, Ponte Morandi dopo crollo (LaPresse)

Il Governatore della Liguria ha fatto sapere in una conferenza stampa a Genova che nei prossimi giorni potrebbe essere costituita «un’associazione temporanea d’imprese per la demolizione e la ricostruzione del ponte Morandi»: lo ha previsto il Commissario in unità d’intenti con il sindaco Bucci e, seppur non confermato, anche con il Governo. «Fincantieri ha già manifestato la sua disponibilità a dare una mano, ma chi parteciperà alla demolizione e alla ricostruzione non lo decide Toti. Al momento lo decide Società Autostrade che entro giovedì sera ci presenterà un piano», ribadisce il Governatore “ricalcando” la polemica delle scorse ore con il vicepremier Di Maio e con il Ministro Toninelli. Intanto, raggiunto dal Secolo XIX, ha parlato delle convenzioni di Autostrade un docente esperto della Bocconi, Roberto Zucchetti (professore del Certet, centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo): «Le convenzioni confermano quello che si sapeva e cioè che quelle più vecchie hanno un tasso di remunerazione elevato, attorno al 10%, mentre quando ne è stato negoziato il prolungamento sono stati stabiliti tassi più bassi». Non solo, secondo il docente sul fronte manutenzione il ricorso da fare è ben più complesso delle “polemiche” sorte dopo la tragedia: «Il costo delle manutenzioni straordinarie non rientra nei costi standard. Autostrade non guadagna nulla a non fare la manutenzione straordinaria del Ponte Morandi, anzi ci perde perché se la fa il capitale le viene remunerato al 10%. Non diciamo che non facevano la manutenzione straordinaria del ponte perché lucravano: a farla ci avrebbero guadagnato tanti soldi perché le convenzioni sono fatte così». Intanto sono stati fissati i nuovi cda di Autostrade e Atlantia: si terranno venerdì prossimo.

TOTI, “MENO PAROLE E PIÙ FATTI”

Nella querelle riguardante la costruzione del viadotto che dovrà sostituire il ponte Morandi crollato a Genova prende posizione anche il governatore della Liguria e commissario per l’emergenza Giovanni Toti. Come riportato da La Repubblica, l’esponente di Forza Italia ha dichiarato:”Non si onora la memoria delle vittime ritardando la ricostruzione del ponte. Dal Governo mi aspetto fatti, non parole, men che meno polemiche”. Toti non vuole che “Genova e la Liguria debbano aspettare anni di liti giudiziarie, o anni di dibattito parlamentare per riavere il proprio ponte. Grazie a ragionamenti come questo qualcuno ci ha già fatto perdere tante opportunità, vedi la Gronda”. Toti si è rivolto in questo senso tanto a Toninelli quanto a Di Maio:”C’è chi parla troppo, fa poco, e mistifica la realtà. Il ministro Luigi Di Maio sa bene che al di là delle chiacchiere quel ponte è ancora oggi nella concessione di Autostrade. Quindi è Autostrade che deve pagare la ricostruzione e presentare un piano lavori. Che poi lo possa fare Fincantieri o un’altra azienda di Stato, già abbiamo detto di essere tutti d’accordo. Quindi: Autostrade dia l’incarico di costruire il ponte a un’azienda pubblica”. (agg. di Dario D’Angelo)

DI MAIO, EX MINISTRI PAGHINO DANNI

Non si placa la furia del Governo, e in particolare del Movimento 5 Stelle, contro Autostrade per l’Italia e la famiglia Benetton: dopo la “sparata” del Ministro Di Maio, arriva ora anche il possibile esposto alla Corte dei Conti per “danno erariale contro lo Stato” contro i passati governi che hanno sostenuto la concessione ad Aspi. «Hanno fatto un clamoroso regalo ai Benetton, ora paghino i danni e ne rispondano», attacca Di Maio contro le due sostanziali forze dell’opposizione, Forza Italia e Pd, al Governo nei passati anni (ma c’era anche la Lega, va detto..). Con una lunga e polemica nota, i deputati M5s in commissione Trasporti fanno sapere: «Finalmente sul sito del ministero dei Trasporti sono state integralmente rese pubbliche le convenzioni delle concessioni affidate ai gestori che dovrebbero garantire ai cittadini viabilità sicura sui circa seimila chilometri di autostrade italiane. I profitti stratosferici di queste società, ora tristemente sotto gli occhi di tutti, mostrano un sistema di arricchimento criminale. Nel 2017 Autostrade per l’Italia, come ha spiegato il ministro Toninelli, ha intascato ricavi per quasi 4 miliardi di euro e un Ebitda di quasi 2,5 miliardi, pari al 62% del fatturato. Come se non bastasse, i lavori sulla rete autostradale sono stati affidati per oltre il 40% alle loro stesse società: così la concorrenza viene aggirata e i guadagni raddoppiano». Intanto sul fronte demolizione del viadotto Morandi, il procuratore Cozzi fa sapere di non aver messo alcun “veto su chi abbatterà i resti del ponte”. 

DI MAIO VS BENETTON: “FUORI I PRENDITORI DALLO STATO”

Con un lungo articolo apparso sul Blog delle Stelle (il portale del M5s) il vicepremier Luigi Di Maio rilancia la sua battaglia contro la famiglia Benetton e Autostrade per l’Italia: «fuori i prenditori dallo Stato. Chi stava al governo li ha sempre protetti», e cita una frase di Renzi per poterlo attaccare nuovamente sull’eterno braccio di ferro Pd-M5s. Non solo, Di Maio minaccia «I privilegi dei prenditori vengono pubblicati e saranno eliminati» e invoca nuova trasparenza, chiedendo alla famiglia Benetton «di publicare i nomi di tutti i politici tutti i giornali finanziati nel corso di questi anni». Un attacco in piena regola contro le imprese e gli imprenditori privati – visti come meri responsabili della tragedia di Genova e non solo – per poter così rilanciare la proposta del Governo di nazionalizzare su larga scala il più possibile; «i prenditori delle autostrade per un decennio ci hanno fatto pagare i pedaggi molto più di quanto avremmo dovuto con il benestare della mala politica dei vecchi partiti – afferma – hanno fatto molto meno manutenzione di quanto avrebbero dovuto. In cambio hanno preso miliardi che fino al 2012 hanno dichiarato in una holding con sede in Lussemburgo. E la cosa più grave è che chi stava al governo li ha sempre protetti», conclude il Ministro del Lavoro. 

SCONTRO TOTI-DI MAIO

“Autostrade i soldi li mette, ma lo ricostruiamo noi il ponte”: con questa dichiarazione rilasciata a Radio Anch’io, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli fuga i dubbi su chi debba occuparsi della ricostruzione del ponte Morandi dopo il crollo di Genova. Il titolare del Mit è sicuro:”Che Autostrade debba ricostruire il ponte è scontato in termini risarcitori. Sugli immani danni morali e civili è normale che debba mettere i soldi, ma è altrettanto normale che non possa ricostruire. Sarebbe irrispettoso nei confronti delle famiglie e dei cittadini”. A pensarla diversamente è il governatore della regione Liguria, nonché commissario per l’emergenza, Giovanni Toti, che ribadisce che “l’unico interlocutore per noi è Autostrade”. A questa presa di posizione ha risposto il vicepremier, Luigi Di Maio:”Toti vuol far ricostruire il ponte Morandi ad Autostrade? Lo dica alle famiglie delle vittime. A rifare il ponte dovrà essere un’azienda di Stato”. La controreplica di Toti non si è fatta attendere: “È Autostrade che deve pagare la ricostruzione e presentare un piano lavori. Che poi lo possa fare Fincantieri o un’altra azienda di Stato, già abbiamo detto di essere tutti d’accordo”. (agg. di Dario D’Angelo)

TONINELLI, “AUTOSTRADE PAGA, STATO RIFA’ PONTE”

Il Governo tira dritto: mentre ancora si attendono i primi indagati dalla Procura di Genova per il crollo del Ponte Morandi, il Ministro Toninelli e il vicepremier Di Maio proseguono la “personale” guerra ad Autostrade per l’Italia, alimentata anche dalla mossa di ieri mattina della pubblicazione sul sito Aspi della concessione rimasta fin lì secretata negli atti privati. I temi sono molteplici: la demolizione, la ricostruzione, il piano di gestione dell’emergenza e soprattutto le future concessioni di gran parte della rete autostradale italiana. Secondo Toninelli – che ieri in audizione alla Camera aveva detto «la tragedia di Genova era evitabile, ora ci pensa lo Stato a gestire con responsabilità» – stamattina in una intervista a Radio Anch’io, «Autostrade metta i soldi, ma il ponte lo ricostruiamo noi». Non solo, aggiunge il Ministro Mit «Che Autostrade debba ricostruire il ponte è scontato in termini risarcitori ma è altrettanto normale che non possa ricostruire. Sarebbe irrispettoso nei confronti delle famiglie e dei cittadini». Il vicepremier invece, in una intervista al Fatto Quotidiano, ha dettato ancora la linea contro la famiglia Benetton (proprietaria di Atlantia, che gestisce Aspi): «La revoca della concessione ad Autostrade – fa quindi sapere Di Maio – procede ottimamente, ci sta lavorando il presidente Conte che è un eccellente avvocato. Certo, mi aspetto che ci facciano causa: cosa puoi aspettarti da persone che come prima dichiarazione sulla tragedia di Genova hanno negato di avere colpe?. Ci sono tutti i presupposti per la revoca – conclude il leader M5s -, poi realizzeremo la nazionalizzazione».

ECCO COSA C’ERA NELLA CONCESSIONE AD AUTOSTRADE

In un interessante reportage pubblicato oggi Repubblica ha provato a scovare i punti più interessanti del documento di concessione che Autostrade per l’Italia e il Mit siglarono nel 2007: negli atti, che dovevano rimanere segreti, si stima che la manutenzione generale tra il 2013 e il 2038 sarebbe stata di circa 290 milioni l’anno. «La gran parte dei lavori di manutenzione ordinaria annuale, 262 milioni, è realizzato “attraverso imprese esterne”, ma si tratta in gran parte di affidamenti in house, cioè a società di proprietà della stessa Autostrade», spiegano i colleghi di Rep, che illustrano poi anche il delicato passaggio sugli aumenti dei pedaggi (a fronte di un lavoro di manutenzione che, dopo il crollo, è decisamente sotto accusa). Delrio, ex Ministro dei Trasporti, aveva negoziato con l’Ue una proroga al 2042 della concessione ad Autostrade con una percentuale di remunerazione del capitale «per tutti i nuovi investimenti programmati tra il 4 e il 6% lordo». L’accordo prevedeva tariffe dei pedaggi che non avrebbero potuto essere aumentate più dello 0,5% oltre l’inflazione: il problema è che gli aumenti non sono mai stati inferiori all’1,5% oltre l’inflazione.





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