Serafin Fanjul/ “L’Islam tollerante è una menzogna storica, il massacro dei Mori è un falso”

- Niccolò Magnani

Serafin Fanjul, lo scrittore spagnolo si oppone all'idea di un islam tollerante: "è una menzogna storica, come del massacro dei Mori da parte dei cattolici durante la Reconquista"

mori_granada_reconquista_cattolica_arabi_spagna_quadro_wikipedia_2017 La liberazione di Granada e la fine della Reconquista Cattolica (Wikipedia)

L’Andalusia, ma anche la Sicilia araba, e poi ancora la Francia, i Paesi Arabi e ovviamente l’Italia: per Serafin Fanjul, famoso scrittore e storico spagnolo, la storia di un Islam tollerante, permissivo e ricco culturalmente è sostanzialmente un mito, intenso come un fatto molto poco reale. Intervistato da La Verità, Fanjul compie un percorso tra il passato e il presente per spiegare come se già all’epoca di Islam tollerante non si poteva proprio parlare – nonostante la storiografia ufficiale spesso dica il contrario – oggi è altrettanto fuori tempo massimo far corrispondere un’idea di tolleranza nei Paesi di presenza massiccia musulmana. «È stata la storiografia inglese dell’Ottocento, tutta intrisa di esotismo e orientalismo, a costruire il mito dell’Andalusia tollerante e prosperosa»: quella stessa Andalusia che l’Isis aveva promesso di riconquistare, secondo Fanjul è tutt’altro che un esempio di tolleranza, con la felice convivenza tra arabi, ebrei e cristiani che è più vicino alla mitologia che non alla realtà. «No c’era la segregazione razziale del Sudafrica pre-Mandela, ma le tre comunità religiose vivevano in un regime di separazione con livelli diversi di diritti civili», spiega ancora lo scrittore spagnolo ai colleghi de La Verità. Secondo Fanjul infatti parlare di diritti civili in generale nelle società arabe non ha proprio alcun senso d’essere: «è noto oggi, figuriamoci nel Medioevo. Era una società divisa in classi», con gli arabi in testa nella scala sociale, poi a seguire i berberi, i muladis (cristiani convertiti), la restante parte dei cristiani e per ultimi gli ebrei.

LA RECONQUISTA CATTOLICA E I MORI

Fanjul insiste nel presentare quella società andalusa tutt’altro che libera e felice: resta il punto, posto dall’intervistatore, sul massacro che i non-arabi non subirono in quella società, a differenza dei Mori trucidati durante la Reconquista cattolica in Spagna. «Ecco, anche questo è un falso storico», esclama lo scrittore iberico, «i cristiani furino perseguitati per almeno un secolo. Granada fu teatro di un pogrom spaventoso nel 1066. Gli ebrei furono deportati in massa in Marocco come schiavi, poi com’è naturale le comunità si adattano e provano a convivere insieme, ma il mito di un’Andalusia araba felice è un mito e un falso storico». Secondo Fanjul sarebbero anche “esagerazioni” quei simboli considerati dalla storiografia pro-Andalusia tollerante come il filosofo Averroè e il matematico-medico ebreo Maimonide: «entrambi furono perseguiti, addirittura a Fez Averroè dovette abiurare ai suoi principi neoplatonici per aver salva la vita», spiega con forza lo scrittore spagnolo. Maimonide invece costretto a convertirsi, visse una vita difficilissima e fu esiliato anche in Marocco «dove fu accusato di apostasia. Riuscì a salvarsi solo per l’intervento di un suo paziente, il capo tribù (il cosiddetto kadì)».





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