Austria, Kurz chiude 7 moschee ed espelle imam/ Ultime notizie: i sospetti sull’Unione Turco-Islamica

- Carmine Massimo Balsamo

Austria chiude 7 moschee e espelle Imam vicini a Turchia: pugno duro di Vienna contro predicatori dell'Atib, il cancelliere Kurz sottolinea che "non c'è spazio per radicalizzazioni"

sebastian_kurz_2018 Sebastian Kurz, cancelliere austriaco

Saranno ben 40 gli imam che saranno espulsi dall’Austria, in quello che si annuncia come un vero e proprio giro di vite che il Governo formato da una coalizione conservatrice di centro-destra ha deciso a proposito della violazione della legge sull’Islam, che nel Paese vige oramai dal 2015. La chiusura di 7 moschee e la “cacciata” degli imam è stata motivata dal premier Sebastian Wurz come una risposta ai sospetti di finanziamento illecito di cui, nel corso degli anni, avrebbe beneficiato l’Atin (ovvero l’Unione Turco-Islamica per la cooperazione culturale e sociale in Austria): in merito a quella legge, il Ministero dell’Interno può intervenire se riscontra violazioni e come diretta conseguenza ci sarà anche lo scioglimento della comunità religiosa araba che faceva capo alla moschea Lupi Grigi. D’altronde, già da tempo in Austria l’Atib era accusata da più parti di fomentare e diffondere le idee e la propaganda del nazionalismo turco e la stretta di Wurz pare voler dare un segnale ferreo in tal senso. (agg. di R. G. Flore)

VICE-CANCELLIERE STRACHE: “E’ SOLO L’INIZIO”

Se da più parti, Turchia in testa, arrivano critiche alla decisione di Sebastian Kurz, leader del Partito Popolare Austriaco nonché Cancelliere, dopo il suo annuncio di voler chiudere sette moschee nel Paese e di espellere alcuni imam, accusati di ricevere illecitamente finanziamenti dall’estero e di fare propaganda filo-islamica, c’è chi come Matteo Salvini, pur difendendo la libertà di culto di ognuno, si schiera a favore della scelta del Governo. “Non credo nell’estremismo religioso: chi usa la propria fede per mettere a rischio la sicurezza di un Paese va allontanato” ha scritto il neoministro dell’Interno su Twitter, aggiungendo che già la settimana prossima incontrerà il suo omologo austriaco per mettere a punto e coordinare una linea d’azione comune sul tema. Ha risposto duramente alle critiche anche Hans-Christian Strache, vice-cancelliere e presidente del Partito della Libertà Austriaco, forza politica di inclinazione anti-islamica e che guida il Paese in coalizione con i conservatori di Kurz, ha spiegato che questo è solo l’inizio di una battaglia contro queste forme di radicalizzazione, ribattendo anche a coloro che vedono una marcata tendenza islamofobica nell’esecutivo formatosi solo lo scorso dicembre. (agg. di R. G. Flore)

CALDEROLI, “VIENNA FERMA DERIVA ESTREMISTA”

Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, approva la decisione dell’Austria di far “guerra” all’Islam radicale. «Bene ha fatto il governo austriaco a chiudere sette moschee dove si predicava il fondamentalismo e ad annunciare l’espulsione dei sette imam responsabili di questi centri di culto finanziati da capitali stranieri». L’esponente della Lega non ritiene che questa sia una «misura razzista o islamofoba come denuncia il regime di Erdogan: in Austria c’è una legge che vieta finanziamenti esteri per i luoghi di culto, per cui il governo di Vienna applica una legge ben nota anche ai turchi». L’aspetto inquietante per Calderoli è un altro: «In queste moschee, gestite da comunità turche, venivano fatti sfilare bambini in divisa da soldati ottomani, bambini che sventolavano bandiere e si fingevano morti avvolti dai drappi turchi sui corpi. Ma ci rendiamo conto? Ma cosa c’entra questo indottrinamento con la religione e la libertà di culto?». Anche per questo Calderoli ritiene che Vienna abbia fatto bene «a bloccare questa deriva estremista, mentre la reazione scomposta del sultanato di Erdogan conferma per l’ennesima volta quanto la Turchia sia lontana dall’Europa. Per fortuna la trattativa per far aderire i turchi all’Unione europea è stata derubricata». (agg. di Silvana Palazzo)

REAZIONE SALVINI E TURCHIA, IL RETROSCENA

Sono sette in tutto le moschee chiuse in Austria, tra cui quattro a Vienna, due in Alta Austria e una in Carinzia. Una posizione certamente dura quella intrapresa dal governo viennese e che ha scatenato le prime reazioni, da Matteo Salvini alla Turchia, che ha definito la misura “razzista”. Come spiega Corriere.it, il provvedimento del governo austriaco è avallato dalla legge del 2015 che prevede anche l’impraticabilità delle comunità religiose di ricevere fondi dall’estero. Eppure, secondo i media austriaci, ci sarebbe un retroscena legato ad un’inchiesta relativa ad alcune foto spuntate lo scorso aprile in cui alcuni bambini sono vestiti da soldati ottomani mentre ricreavano la campagna di Gallipoli, una delle battaglie più emblematiche dell’impero ottomano. Le scene furono registrate proprio in una delle maggiori moschee di Vienna legate alla comunità turca ed erano state poi pubblicate da un giornale di centro-sinistra facendo molto scalpore. La moschea in questione è gestita dall’Unione islamico-turca d’Austria, e legata alla Direzione turca degli Affari religiosi (Diyanet) che all’epoca aveva preso le distanze dalla rievocazione storica. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

KALIN: “QUESTO È RAZZISMO”

Ha fatto in breve tempo il giro del mondo la notizia circa la decisione dell’Austria di chiudere 7 moschee e di espellere alcuni imam per attività illecite. Ovviamente sono giunte condanne dal mondo islamico, a cominciare dalla Turchia, la nazione che più di tutte si è fatta sentire in queste ultime ore, visto che gli imam in questione appartengono all’Atib, Unione turco-islamica per le collaborazione culturale e sociale in Austria. Ibrahim Kalin, il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha utilizzato il proprio profilo Twitter per condannare duramente la decisione della nazione a noi confinante, scrivendo tali parole: «Le scelte ideologiche del governo austriaco violano i principi della legalità internazionale, le politiche di integrazione sociale, i diritti delle minoranze e l’etica della coesistenza. I passi per normalizzare l’islamofobia e il razzismo vanno respinti in ogni circostanza». Sulla questione, come potete vedere più in basso, è intervenuto anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che invece ha voluto complimentarsi con l’Austria. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

TURCHIA VS VIENNA

Con un breve tweet il ministro degli Interni Matteo Salvini ha di fatto applaudito la scelta di Vienna di respingere con forza il presunto radicalismo islamista nei propri confini: «Credo nella libertà di culto, non nell’estremismo religioso. Chi usa la propria fede per mettere a rischio la sicurezza di un Paese va allontanato! Spero già la prossima settimana di incontrare collega ministro austriaco per confrontarci su linee d’azione», ha commentato il vicepremier e leader della Lega. Le reazioni internazionali, a poche ore dall’inizio del G7 in Canada, non si fanno attendere e la Turchia – appartenente alla Nato e soprattutto “vicina” agli imam cacciati da Vienna – replica direttamente con le parole del portavoce di Erdogan: «la chiusura delle moschee in Austria e l’espulsione degli imam è il frutto dell’ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista” nel Paese», spiega Ibrahim Kalin su Twitter, accusando ancora il governo austriaco di voler «trarre vantaggi politici colpendo le comunità musulmane». (agg. di Niccolò Magnani)

L’AUSTRIA CHIUDE 7 MOSCHEE

Austria chiude 7 moschee e espelle Imam vicini alla Turchia: Vienna usa il pugno duro. Il cancelliere Sebastian Kurz, esponente dell’Oevp, e il ministro degli Interni Herbert Kickl, membro del Fpoe, hanno annunciato che i capi religiosi dell’Unione turco-islamica per la collaborazione culturale e sociale in Austria (Atib) sono stati accusati di finanziamenti illeciti dall’estero e di violazione della legge nazionale sulla religione islamica. Per questo motivo Vienna ha optato per chiusura immediata di sette moschee, i luoghi di preghiera per i fedeli dell’islam, e per l’esplusione di alcuni imam. Sono in totale quaranta gli imam dell’Atib che rischiano di perdere il permesso di soggiorno in Austria: la sentenza è arrivata al culmine di una indagine lanciata dall’autorità per gli affari religiosi, sottolinea Il Fatto Quotidiana, con le autorità austriache che hanno scoperto delle immagini di bambini vestiti da soldati in un centro islamico di Vienna sostenuto dalla Turchia.

“NON C’E’ SPAZIO PER LA RADICALIZZAZIONE”

E’ stata l’emersione delle immagini con i bambini vestiti come soldati che ha spinto il governo austriaco ad optare per la linea dura. Le immagini, diffuse dal quotidiano Falter, mostrano un gruppo di ragazzi mentre mettono in scena la battaglia di Gallipoli: ci riferiamo alla Prima guerra mondiale, con l’Impero britannico e la Francia sconfitti dall’Impero ottomano, sostenuto dalla Germania. Come dicevamo, sono sette le moschee chiuse: quattro a Vienna, due in Alta Austria e una in Carizia. I sigilli sono stati messi dopo la pubblicazione del decreto della cancelleria competente: il decreto non è appellabile. “In Austria non c’è spazio per società parallele e radicalizzazioni”, le parole in conferenza stampa del cancelliere di Vienna Sebastian Kurz. Duro anche il giudizio del vice cancelliere: “Vienna non tollera predicatori di odio che agiscono in nome di una religione”, l’analisi di Heinz-Christian Strache, anch’egli membro del Fpoe.





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