Trump ‘scarica’ Israele: “pagherà caro prezzo per Gerusalemme capitale”/ Donald ‘pro’ Palestina: “loro turno”

- Niccolò Magnani

Trump a sorpresa "scarica" Israele: “pagherà caro prezzo per Gerusalemme capitale e per ambasciata Usa". Presidente Usa "crea il caso": ai palestinesi, "ora è il loro turno" 

donald_trump_gerusalemme_muro_pianto_lapresse_2017 Terza Guerra Mondiale, Trump e il caso Gerusalemme (LaPresse)

Il “gioco” cui stiamo assistendo in queste ore alla Casa Bianca e in particolare con il presidente Donald Trump, forse, ce lo ha insegnato Mourinho (oggi allenatore del Manchester United): quando ci sono delle difficoltà, anche grosse, si apre tutto un altro frangente, si apre una nuova polemica, investe tutte le energie in un qualcosa che per un po’ di tempo, almeno, “distrae” l’opinione pubblica permettendogli di agire e riparare, ove possibile, il primo danno. Ecco, qui finisce ovviamente il nostro (folle) paragone calcistico con la delicata situazione internazionale: eppure a ben vedere quanto avvenuto nelle ultime ore, la strategia dello “Special One” potrebbe essere applicata alle scelte comunicative di Donald Trump. Messo all’angolo da due storici ex collaboratori – Cohen e Manafort – il presidente Usa vede avvicinarsi il rischio dell’impeachment (qui tutti i dettagli, ndr) e allora si inventa il caso: intervenendo ad un comizio in West Virginia, il tycoon ha ‘sparato’ su Israele, spiegando che «pagherà un caro prezzo nei possibili negoziati di pace dopo la decisione Usa di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato ebraico», e di trasferirvi l’ambasciata americana.

BOLTON PERÒ DIFENDE ANCORA BIBI

Un vero fulmine a ciel sereno per chi, finora, era stato di fatto l’unico alleato sempre presente in prima linea a fianco di Bibi Netanyahu e dello Stato d’Israele contro i paesi arabi e l’intento di “eliminarlo dalla cartina geografica”, come hanno più volte minacciato Iran e Siria contro Gerusalemme. Questa volta però Trump “sposta gli equilibri” (ok basta con i paragoni calcistici, lo promettiamo..) e dichiara come «i palestinesi avranno qualcosa di molto buono, perché ora è il loro turno», senza però fornire indicazioni sul “cosa” e il “perché” di questa decisione. Trump, lo ha sempre detto, mira ad ottenere l’accordo di pace “più duro di tutti” – un po’ come voleva Obama al termine del suo doppio mandato nei confronti dell’Iran – tra Israele e Palestina e in questo modo cerca di dare qualche “contentino” a tutti in attesa di provare un ingombrante e difficilissimo piano strategico verso la pace in Medio Oriente. Però al momento sembra più un tentativo di “allontanare”, anche se per poco, i riflettori della ribalta sulla sua intricata vicenda in patria: quale sarà la verità, ce lo dirà il tempo, intanto però il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton non pare essere stato avvisato del “cambio di passo” di Trump. «Negli scorsi mesi ogni volta che l’Iran ha portato in Siria missili e altre armi pericolose, Israele ha colpito quegli obiettivi. Penso sia stato un atto di legittima difesa», confermando in pieno l’appoggio Usa ad Israele.





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