«In assenza di una seria analisi critica dei venti anni che ci stanno alle spalle e che sono all’origine della crisi profonda della sinistra, uno degli argomenti che tiene più banco nel dibattito interno è chi verrà imbarcato, chi deve stare fuori, chi non deve più nemmeno farsi vedere o sentire.
Io ho fatto un voto e a questo voglio attenermi: non polemizzare più con chi combatte contro i nazionalpopulisti della Lega e del M5Stelle.
Perciò voglio solo esprimere il mio pensiero.
Bersani come Prodi, Veltroni e D’Alema come Renzi fanno parte della storia della sinistra, delle sue grandezze e dei suoi errori, e hanno pieno diritto di dire la loro e di essere ascoltati.
Chi ha solide convinzioni e si sente forte e vuole essere leader non teme il confronto con chi li ha preceduti, né può pensare di cavarsela sbattendogli la porta in faccia, dicendogli di star fuori.
D’altra parte, chi ha già svolto un ruolo decisivo a livello nazionale, ricoprendo incarichi di primo piano, deve impegnarsi a favorire la nascita di un processo nuovo.
Una sinistra che non ritrovasse questa strada di un dialogo sereno con chi rappresenta comunque, piaccia o non piaccia, la propria storia, difficilmente potrà tornare a vincere.
È difficile, lo so, ma non ci sono altre soluzioni.
A meno che non si pensi che la storia della sinistra postcomunista, ma per altri aspetti anche socialista, debba essere cancellata una volta per tutte.
Si farebbe un altro errore. Legnini come Zedda, che hanno dimostrato di saper riunire le forze e resistere bene all’uragano leghista, vengono da quella storia.
Essa certo non è l’unica storia della ampia sinistra plurale del nostro Paese, ma senza essa la sinistra italiana non esiste».
Lo ha scritto su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.
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